Se il viaggio è muoversi e vivere un altro luogo, quello all’insegna dell’enoturismo implica che il cultore sperimenti l’ambiente visitato attraverso i suoni, gli odori, le sensazioni tattili e i sapori con maggior vigore e che, spesso e volentieri, dia l’avvio a una serie di reazioni stimolanti. Come affermano precisamente alcuni esperti del settore, occorre però rimettere in discussione l’offerta esperienziale, poiché l’effetto “wow” dell’uscita in vigna e in cantina sta svanendo e i wine lovers si aspettano qualcosa in più dallo stesso punto di vista emozionale.
Belle Vite è una fresca Destination Management Company, creata da quattro celebri produttori di vino toscani, nonché grandi amici, Le Pupille, Tua Rita, Petrolo, Tolaini, che vuole smarcarsi da queste possibili minacce e giocare tutte le sue carte sull’autenticità, proponendo dunque un’opportunità esclusiva a chi vuole scoprire la Toscana e, soprattutto, vedere e vivere territori che mantengono la propria vocazione agricola. “Belle vite” non risulta affatto un’espressione scelta per caso, come illustra Elisabetta Geppetti, iconica proprietaria di Fattoria Le Pupille, ma vuol essere «un nome italiano che evoca un immaginario collettivo fatto di suggestioni storiche, ambientali e cinematografiche ben precise; anche perché quando si parla di Toscana, bellezza, storia, natura, paesaggio e vino diventano elementi inscindibili». Già, un’idea di benessere connesso con l’ambiente accompagnata dalla genuinità di una tradizione culinaria eccelsa che trae linfa dalla natura e dalle sue principali colture: il grano, l’olivo e ovviamente la vite.
Dalla Maremma a Suvereto, dal Valdarno al Chianti (Classico), queste tenute sfruttano generazioni di esperienza e un profondo legame con i loro distinti terroir. In particolare, Le Pupille possiede il merito di aver dato al mondo un Super Tuscan di riferimento, Saffredi, un’etichetta che ha raccolto oltre tre decenni di continui riconoscimenti e premi. Il Merlot Redigaffi di Tua Rita è stato acclamato come un vero e proprio capolavoro, ottenendo tuttora grandi riconoscimenti dalle principali pubblicazioni internazionali di settore. Galatrona, pregiata creatura di Lucia Bazzocchi Sanjust e di suo figlio Luca (Petrolo), è un nettare ricercato dai collezionisti di tutto il mondo, che continua a porsi come uno dei rossi di riferimento della Toscana (e non solo). Infine, il Cabernet Sauvignon di Tolaini ha ottenuto numerose inclusioni nelle più prestigiose liste dei vini, attestando l’esperienza dell’azienda vinicola nelle varietà, diciamo così, meno indigene.
La proposta, poi ancora, di vivere svariate e non certo ordinarie esperienze (gite in barca, avventure equestri, yoga, concerti, trattamenti termali, musei e degustazioni private, degustazioni di verticali non disponibili sul mercato) e di soggiornare in eleganti ed esclusive dimore, non è solo un modo per rivalutare una convivialità che si è andata perdendo nel tempo, ma anche e soprattutto un sistema per dare lustro all’unicità e alla franchezza delle differenti ambientazioni. Del resto, queste case vinicole, nel loro “piccolo”, hanno sempre accompagnato nel corso degli anni la loro storia enologica con una visione del sistema turistico ingegnosa e penetrante, capace quindi di conciliare da una parte globalità, differenziazione e specificità locale, dall’altra progresso e conservazione. In altre parole, hanno cercato di enfatizzare con serietà ed entusiasmo l’oggetto (il vino) con il contesto (il turismo), in modo tale che il riferimento al territorio di produzione assumesse una valenza strategica, dove il termine “territorio” va inteso come l’insieme di tutti gli elementi che connotano l’ottica di vita di una comunità originaria, che a sua volta viene a coincidere con il contesto stesso di vacanza, oppure, nello specifico, di relax gourmet.
