capracotta Benessere Molisano

Benessere Molisano. Prodotti, tradizione e luoghi

Capracotta. Il Paese del Benessere nell'alto Molise.

Provate a focalizzare l’idea di benessere: oggi, uno stile di vita che punti a raggiungere l’obiettivo non può che passare da un approccio sostenibile al vivere sul (e in sinergia con il) territorio. Su queste basi, il piccolo borgo di Capracotta, neppure mille abitanti in provincia di Isernia, aspira a diventare Paese del Benessere.

A certificare la bontà dell’operazione – sostenuta con orgoglio dall’amministrazione comunale di un centro che ha saputo ripartire dopo la devastazione della Seconda Guerra Mondiale, ricostruendo da zero l’abitato distrutto dai bombardamenti – sono i ricercatori dell’Università del Molise e del CNR di Napoli, che da qualche tempo conducono nell’area un ambizioso laboratorio di sostenibilità ambientale.

Cuore del progetto è il Giardino della Flora Appenninica, orto botanico tra i più alti d’Italia, a quota 1525 metri d’altitudine, centro dedicato alla conservazione e valorizzazione della biodiversità montana. Ora è anche hub di ricerca e formazione sulle qualità – da tutelare e proteggere – che identificano il territorio di Capracotta come modello di benessere. In primis, il legame con la tradizione della transumanza, che ha preservato pascoli incontaminati e genera da secoli pratiche agroalimentari antichissime, oggi risorsa economica, culturale e ambientale per l’Alto Molise che vuole assurgere a esempio di rigenerazione e rilancio delle aree interne d’Italia.

In quanto aspirante Paese del Benessere, Capracotta è impegnata quindi in un processo di certificazione della qualità di suolo e aria, da cui discenderà presto il lavoro di tracciamento delle specialità gastronomiche locali, a partire dai formaggi, per accertarne le virtù nutrizionali e la sostenibilità ambientale, e dimostrare come la tutela delle lavorazioni artigianali e il conseguimento della sicurezza alimentare possano coesistere.—LIVIA MONTAGNOLI

 

Rigacuore, ultima nata de La Molisana

Quanti sono i formati di pasta esistenti? Probabilmente nessuno lo sa con certezza e a rendere difficile tenerne il conto ci sono anche le novità che i pastifici nostrani continuano a proporre, applicando il food design al carboidrato per eccellenza.

La Molisana – azienda fiore all’occhiello dell’industria agroalimentare regionale e italiana, nata nel 1910 come Molino a Campobasso e ancora oggi guidata dalla famiglia Ferro, che vanta il presidio dell’intera filiera di produzione, dal chicco di grano alla tavola – ha da poco introdotto il nuovo formato Rigacuore, la cui scelta del nome è stata affidata agli stessi consumatori.

Realizzato con grano 100% italiano alto-proteico (fino al 17%) proveniente da Molise, Puglia, Marche, Lazio e Abruzzo, acqua del Parco del Matese e trafilatura in bronzo, e caratterizzato dall’alto indice proteico e da una doppia piega che garantiscono corposità, masticabilità e porosità, il Rigacuore è una sorta di rigatone con la sezione a forma di cuore, che si presta ad accogliere ogni tipo di sugo e condimento.

A rendere particolare il nuovo prodotto è anche il packaging, con una confezione riciclabile nella carta al 100%, grazie all’utilizzo di colle a base di acqua e inchiostri che non contengono solventi. 

 

San Martino in Pensilis, buoi e maiali

Un colle circondato da olivi e campi di grano, a sud del corso del fiume Biferno, ospita sulla sua sommità l’antico borgo fortificato di San Martino in Pensilis con il suo imponente palazzo baronale.

Il paese è ancora oggi famoso (non senza qualche polemica di stampo animalista) per la Carrese, la tradizionale corsa dei carri trainati dai buoi che rievoca il ritrovamento fortuito e il trasporto delle reliquie di San Leo, monaco benedettino morto intorno all’anno Mille divenuto Santo Patrono della città.

Se la gara che si svolge ogni anno il 30 aprile accende la competizione tra le squadre (i Giovani, i Giovanotti e i Giovanissimi), riappacifica gli animi la specialità gastronomica locale: la pampanella. Si tratta di una preparazione a base di vari tagli di carne di maiale generosamente conditi con una mistura di peperone dolce essiccato, aglio triturato e peperoncino, cotti lentamente al forno e poi conditi con sale e aceto. Per conservarla, si utilizzavano un tempo le foglie di vite, o pampini, da cui prende il nome. Nel centro del paese ci sono ancora un paio di negozi specializzati che la sfornano ogni giorno.—LUCIANA SQUADRILLI

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