ScottoJonno – ieri café chantant, oggi contenitore culturale e gastronomico che ospita anche il ristorante Sustanza – è ciò che Napoli, tutta, dovrebbe essere oggi: un progetto di recupero filologico del passato su cui innestare il seme della contemporaneità, della lungimiranza e della longevità. Temi particolarmente cari a Luca Iannuzzi, patron e mentore di ScottoJonno, nonché autore e promotore di altre titaniche imprese di “recupero e riattamento” nel mondo della ristorazione partenopea: vere e proprie operazioni culturali dentro cui far muovere la più assoluta modernità, sullo sfondo di preziose sete della Manifattura di San Leucio e di arredi originari recuperati o ridisegnati con minuziosa fedeltà.
Alla luce della portata sia imprenditoriale che culturale del progetto, che significato e che valore ha un riconoscimento all’interior design?
Essere premiato per l’aspetto legato al design mi rende felice, anche perché non è il primo intervento e non sarà l’ultimo. Il design come caratterizzazione identitaria di un progetto è sempre stato un elemento determinante nel mio lavoro e vederlo riconosciuto conferisce ulteriore valore alle mie scelte.
Chi si è occupato del concept e del progetto di ScottoJonno?
Dietro ScottoJonno c’è Eugenio Tibaldi, designer e artista concettuale con cui collaboro da tempo e sono in grande sintonia. Lui è l’interprete dei miei progetti, si lancia con me in imprese che riguardano realtà strutturate, emergenziali, piene di vincoli e spesso inattive da tempo e che si delineano di volta in volta come vere e proprie sfide.
È stato difficile far convivere in un contenitore recuperato con attenzione filologica, concept e filosofie contemporanee?
Sarebbe stato semplice portare “in pulito” la struttura e arredarla in maniera minimal, ma ho scelto di complicare il complicato utilizzando arredi e concetti dell’epoca e cercando un contrasto molto forte, volutamente stridente, con i servizi e l’offerta. Per questo la scelta è caduta su Dom Carella come consulente per il bar e Marco Ambrosino per la cucina del ristorante, a cui ho dato carta bianca sapendo che avrebbero realizzato progetti ultracontemporanei.
Cantina Puiatti
puiatti.com
Semplicità. È questo il mantra che detta la filosofia di Cantina Puiatti – parte del gruppo Angelini Wines & Estates –, storica realtà a Romans d’Isonzo, in Friuli-Venezia Giulia. Un territorio particolarmente vocato per la vite, grazie al suolo ghiaioso e al microclima mediterraneo dove i venti freschi orientali sono mitigati dalla brezza dell’Adriatico e creano le condizioni ideali per uno stile di vinificazione identitario e puro. Il tratto distintivo della cantina? La maturazione rigorosamente in acciaio e l’affinamento direttamente in bottiglia, per sfruttare l’immediatezza dei toni varietali e delineare le variabilità del terroir, al fine di mantenere intatte la fragranza, la freschezza e l’autenticità dei bianchi. Anche l’architettura dell’head quarter riflette l’essenzialità della produzione con spazi funzionali e ambienti accoglienti.