Il terzo indirizzo fiorentino del progetto di Francesco Sanapo, che si spende da tempi non sospetti per divulgare in Italia la cultura dello specialty coffee e riabilitare il ruolo del caffè, ha aperto nel luglio 2021 in un luogo unico, all’interno di un antico monastero trecentesco, che ha richiesto quattro anni di restauro oculato per tornare alla luce. La caffetteria di via Carducci è stata disegnata dagli architetti Luca e Marco Baldini (studio Q-bic), che hanno congegnato un progetto rispettoso delle preesistenze storiche, però votato a uno stile moderno e internazionale, con richiami agli stilemi classici italiani. In questo spazio affascinante si dipana l’offerta della caffetteria, secondo la filosofia di Ditta Artigianale: una proposta gastronomica dolce e salata di ampio respiro. Vero protagonista è però il caffè (espresso, americano, V60, filtro, aeropress, cold brew), valorizzato anche da una scuola ricavata in uno dei suggestivi ambienti dell’ex monastero.
Francesco, che significa lavorare in uno spazio come questo?
Siamo in un luogo di una bellezza indescrivibile, mi piace dire che questa caffetteria abbiamo iniziato a costruirla nel Trecento, perché sono convinto che in Italia dovremmo prestare più attenzione al patrimonio che ci circonda. Spazi del genere devono essere valorizzati, con la volontà di farne rivivere l’anima, però con contenuti attuali.
All’interno avete inaugurato anche un’innovativa Scuola del Caffè. Gli obiettivi?
Diffondere la cultura del caffè nella sua forma più aggiornata. Rivolgendoci ai professionisti, perché è fondamentale che il reparto si evolva, ma anche ai coffee lover, che già nelle prime settimane ci hanno sommerso di richieste per partecipare ai corsi.
Qual è l’ostacolo più duro da superare?
Dobbiamo iniziare a capire che la parola caffè non indica indistintamente una bevanda sempre uguale a se stessa. In Italia è la più bevuta ma la meno conosciuta, tendiamo a darla per scontata.