«C’è un vino chiamato Campofiorin che è una cosa meravigliosa. Sull’etichetta c’è una frase latina che gli sta a pennello: Nectar Angelorum hominibus». È questo l’incipit dell’ode al “Nettare degli angeli per gli uomini” che Goffredo Parise volle dedicare a un’etichetta che la famiglia Boscaini ha presentato sul mercato per la prima volta nel 1967, facendone il primo “Supervenetian” di scuderia. Oggi – a sessant’anni dalla prima vendemmia, avvenuta nel 1964 – Masi Agricola ha voluto dare una rispolverata alla bottiglia che tanto piacque a Parise.
La storica cantina della Valpolicella, che ha da poco tagliato il traguardo delle 250 vendemmie, ha infatti presentato ai mercati internazionali l’annata 2020 del Campofiorin aggiornata nel packaging e nel contenuto. Si tratta in realtà di piccoli ritocchi per un’etichetta che rappresenta l’heritage del marchio, con uno sfondo grigio aggiunto a incorniciare il logo, lasciando invece inalterata la stampa settecentesca che l’ha caratterizzato fin dalla sua prima uscita (e che ha stupito l’autore dei “Sillabari”).
La bottiglia viene ora chiusa con capsula rossa in gommalacca. «Il nostro intervento ha riguardato tutti gli elementi del packaging – precisa Raffaele Boscaini, direttore marketing di Masi – per trasmettere un posizionamento ancora più premium». Moderato anche l’intervento enologico, giocato sulla ricerca di un vino ancora più armonico, rotondo e avvolgente, con una componente fruttata più integra e piacevole attraverso un’evoluzione stilistica dettata da un leggero ritardo nella vendemmia e un incremento nella percentuale di uve appassite. il vino rimane un blend di Corvina (solitamente intorno al 70%), Rondinella (25%) e Molinara (5%).
Il “nuovo” Campofiorin è stato presentato a livello internazionale in occasione del Vinitaly 2023 con una campagna di comunicazione che ne ha enfatizzato gli aspetti lifestyle e il posizionamento come “icona di stile italiano” attraverso citazioni dal mondo della moda e un’ambientazione veneziana, territorio valoriale e culturale di Masi. Per Sandro Boscaini, oggi presidente di Masi e tra gli artefici del successo dell’etichetta, quello compiuto quest’anno «è un ulteriore passo verso il futuro per questo vino emblematico, che quasi sessant’anni fa ha portato una ventata di innovazione, aprendo la strada a un successo travolgente».
Il patron dell’azienda con base a Gargagnago di Valpolicella ricorda infatti come il Campofiorin sia nato da un’intuizione «semplice e geniale al tempo stesso: rifermentare il miglior vino da uve veronesi sulle vinacce dell’Amarone, per ottenere un rosso ricco di aromi e struttura, che si posiziona tra la cordiale semplicità del Valpolicella e la complessità dell’Amarone. Fu l’origine del Ripasso e di una nuova categoria dei vini veronesi».
Ecco la peculiarità del Campofiorin: l’essere di fatto un vino strettamente tecnico, che ha tracciato un percorso divenuto perno per l’evoluzione del Ripasso – oggi la tipologia prodotta in Valpolicella in più rapida ascesa sui mercati internazionali. Nel tempo Masi ha rimosso la dicitura dal Campofiorin e il Gruppo Tecnico dell’azienda ha portato un’ulteriore innovazione legata alla “doppia fermentazione”, sostituendo alle vinacce le uve integre semi appassite.
Una scelta calibrata e ragionata di progetto tecnico-enologico, che il mercato ha premiato. In quasi 60 anni, questo vino ha creato una vera e propria categoria, quella dei vini “Supervenetian”, diventandone il leader e una bandiera del Made in Italy, oggi distribuito in oltre 140 Paesi nel mondo con una diffusione omnicanale: ristorazione, hôtellerie, enoteche specializzate, grande distribuzione, travel retail, online. E se Boscaini stesso volle spingere il Campofiorin come punto di riferimento iconico, oggi può accadere che alle tavole di qualche ristorante nel mondo venga scelto come etichetta Masi di riferimento pure scalzando l’Amarone.