«Un microcosmo di tempo, storia, natura e arte. Il suo è un ambito contenuto e intimo. Qui nulla è monumentale, nulla è grandioso o esagerato, non c’è niente che non si fonda armoniosamente con il paesaggio. Tutto è caratterizzato da un senso di contenimento, equilibrio e tranquillità». Le parole di Philip
Larratt-Smith (curatore fino al 2021) chiariscono il senso del progetto artistico – più un organico che schematico – di Castello di Ama, l’azienda di Lorenza Sebasti e Marco Pallanti a Gaiole in Chianti che, dal 2000, con la prima installazione affidata a Michelangelo Pistoletto “L’albero di Ama: moltiplicazione e divisione dello specchio” ha avviato il più fecondo dei dialoghi tra vino e arte contemporanea. Un progetto che, anno dopo anno, si arricchisce di nuove opere create in situ da alcuni dei più grandi artisti – da Daniel Buren con “Sulle vigne: punti di vista”, a Giorgio Andreotta Calò con “Tana” – e che ha trasformato la cantina toscana in una destinazione internazionale. «Come il vino è frutto del nostro particolare terroir, anche le opere d’arte nascono in questo luogo e non altrove», spiega Sebasti. Per vivere appieno questa esperienza immersiva, ad Ama si può dormire in una delle raffinate suite di Villa Ricucci, la settecentesca dimora padronale. E, volendo, anche organizzare una cena privata con lo chef del Ristoro, bravo a cucinare piatti comfort del territorio. I percorsi di visita e degustazione partono dall’Arca, un salotto moderno per l’accoglienza che si integra perfettamente nel contesto storico e guarda al futuro perché custodisce al piano interrato un patrimonio di circa 80mila bottiglie e 10mila grandi formati di annate storiche, messe da parte nel corso dei decenni. Un luogo che riceve i visitatori e che serve a ricordare, casomai ce ne fosse bisogno, che è anche grazie ad Ama – e alla sua valorizzazione dei singoli vigneti come Bellavista, La Casuccia e San Lorenzo – se oggi il Chianti Classico è una denominazione sulla mappa delle eccellenze mondiali.
Da provare
Un tour guidato della collezione di arte contemporanea e una visita dell’Arca, l’edificio che custodisce al piano interrato un patrimonio di circa 80mila bottiglie e 10mila grandi formati di annate storiche.
Da portare a casa
Chianti Classico Riserva Docg Montebuoni
Austero ma di grande bevibilità, questa Riserva – nata con l’annata 2018 – rappresenta tutta l’eleganza del Sangiovese coltivato ad Ama. I profumi intensi di frutti rossi anticipano un sorso suadente, armonico, dalla lunga persistenza.