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Chiaretto di Bardolino, assaggi senza pregiudizi

Fabio Rizzari racconta il vino veneto in occasione dell’Anteprima del Chiaretto di Bardolino dell’annata 2020, tra facilità di beva e abbinamenti versatili

Uno dei ricorrenti mantra dell’enosnob ossequia il parametro della cosiddetta “complessità”: più un vino è complesso, nel senso di ricco di note aromatiche e gustative, più è buono. A parte il fatto che una simile equazione non è valida in senso assoluto, non è detto che un bevitore abbia sempre e comunque voglia di impegnarsi in un corpo a corpo ermeneutico nel decodificare ogni singola sfumatura del “grande vino”. Magari ha semplicemente il desiderio di bere un bicchiere franco, immediato, facile da mandar giù.

In questo senso il Bardolino Chiaretto è una tipologia perfetta: in media scarico, evanescente nel colore, ha aromi molto delicati e un gusto altrettanto sottile, spesso unidimensionale ma privo di note amare o aspre; anzi, nella media piuttosto morbido in chiusura, sebbene una vena salina più marcata riesca molto spesso a dargli sostegno e slancio. Di Bardolino Chiaretto non so nulla: una condizione perfetta per poter assaggiare senza pregiudizi stratificati negli anni. L’occasione arriva dall’Anteprima del Chiaretto di Bardolino relativa all’annata 2020. Un originale libriccino, di pochi centimetri di grandezza, offerto dal Consorzio Tutela Chiaretto e Bardolino (nonché da vari altri soggetti ed enti regionali), si incarica di introdurre il profano ai vari aspetti storici produttivi del vino.

Il Chiaretto nasce nei pressi della sponda orientale del Lago di Garda, quindi in territorio veneto (provincia di Verona). Qui, in tempi non proprio recenti, gli antichi romani avevano in uso di torchiare ma non macerare le uve, ciò che genera ovviamente un mosto chiaro, scarico di colore. Pare che il Chiaretto fosse già noto e apprezzato a Verona ai primi dell’800. Tra i primi a ottenere la Doc (1968) in Italia, si è chiamato fino alla vendemmia 2020 Bardolino Chiaretto. Con una svolta imprevista ed epocale, dalla raccolta 2021 si è pensato bene di cambiargli il nome in Chiaretto di Bardolino. Le vigne sono collinari, su terreni di origine morenica, molto complessi nella tessitura compositiva (66 tipi di terreno diversi), e si spingono fino a un’altitudine di 350 metri sul mare. I vitigni di base sono la corvina veronese e la rondinella, con presenza minoritaria di molinara; tutte uve poco dotate di antociani, le sostanze coloranti nei vini.

Ho compiuto l’assaggio dei campioni dell’annata 2020 tramite l’originale e per me efficacissima tecnica delle bottigliette con tappo stelvin (cioè a vite) contenenti pochi centilitri di vino, arrivate a casa in due pratiche scatole di cartone. Quello che sembra sulle prime un ripiego dovuto all’orrida pandemia si rivela nei fatti una strada originale e di particolare comodità, almeno dal punto di vista del degustatore. Dopo oltre trent’anni di sollevamento pesi e stappatura annuale di migliaia di bottiglie “normali”, il semplice gesto di aprire il tappo a vite e versarsi vino da un flaconcino leggerissimo ha quasi del miracoloso. Speriamo che – costi e difficoltà logistiche a parte – sia una soluzione sempre più utilizzata in futuro.

La degustazione mi ha restituito l’immagine di un vino nella media pericolosamente facile da bere. In apparenza senza peso, ha in realtà risorse gustative convincenti. La scarna struttura estrattiva non ne fa un vino piatto o vuoto: le etichette migliori sanno infatti offrire un profilo tonico, vibrante, innervato da una corrente di sapidità imprevedibile al solo esame visivo.
Certo, rimane un vino molto leggero. Il che è un pregio indubitabile, soprattutto a tavola. L’abbinamento con piatti molto grassi e concentrati non sarà forse felicissimo; in compenso un Chiaretto andrà perfettamente con la pizza, con il pescato (non nascosto da salse coprenti), con la pasta ai sughi vegetali.

Di seguito una selezione degli assaggi più interessanti.

Aldo Adami
Chiarissimo, quasi evanescente al colore, profumi delicati e puliti, sapore in linea, discreta diffusione al palato, netto in chiusura.

Benati I Gadi
Colore meno pallido della media, aromi di buona nitidezza, qualche sfumatura salina, bocca coerente, sapida, lineare.

Benazzoli Tecia
Buona pulizia olfattiva, buona presa gustativa, accenna una corrente tannica, finale di buon succo.

Cantina Caorsa
Accenna una varietà maggiore di aromi rispetto ad altri campioni: alga marina e gesso, su note di arancia; bocca intrigante, di buona articolazione, finale che marca una punta di evoluzione (mela renetta).

Cavalchina
Pulito, semplice, diretto, elementare nello sviluppo gustativo, senza “buchi” nell’erogazione, composto nel finale.

Corte Gardoni Nichesole
Saporito, andamento gustativo quasi da pinot grigio, discreto grip tannico, finale di buon ritmo.

Costadoro Pink Diamond
In riduzione all’apertura, poi via via meno velato; punta di leggera volatile; gusto fresco e appena acidulo, buona scorrevolezza.

Gentili
Colore quasi bianco trasparente; quadro aromatico e gustativo in linea con la media, quindi leggero, pulito, di media succosità, composto in chiusura.

Gorgo Bio
Da subito pulito, lieve nel tocco al palato, peso piuma come la maggior parte degli altri, piacevole e non amaro nel finale.

Guerrieri Rizzardi Keya
Buon colore, buccia di cipolla, delicato; una nota amilica (di smalto) ne frena l’apertura olfattiva; palato sapido, qualche traccia tannica, finale di media lunghezza.

Il Pignetto Le Morandine
Netto e chiaro sia nell’aspetto visivo che in quello olfattivo, ha sapore e progressione più incisivi rispetto ad altri campioni, con finale dalla buona presa gustativa.

Le Morette
Molto aereo, “soffiato”, senza peso, eppure di buona presa al palato, con finale tenuemente salino.

Le Muraglie Birò
Mela fresca, litchi, mandarino: uno spettro aromatico non intenso ma piacevole; bocca più anonima, ben proporzionata ma un po’ sfuggente.

Lenotti
Qui c’è più materia e più articolazione della media, il colore mostra toni più sul rosato brillante che sul buccia di cipolla; discreto slancio, finale abbastanza persistente.

Lenotti Decus
Classico color cipria, naso di tendenza morbida, con qualche inflessione dolce, palato coerente, medio peso, finale tenero.

Monte del Frà
Molto scarico nella tinta, pulito, note di limone e cipria, tendenza morbida; buona dinamica, semplice, discreto succo.

Lorenzo Morando
In leggera riduzione, poco aperto; palato più comunicativo, immediato, punta più tenera in chiusura.

Albino Piona
Rosa pallidissimo, ben a fuoco all’olfatto e abbastanza profilato al gusto, buona sapidità, valida persistenza .

Poggio delle Grazie Bio
Un po’ velato al naso, rustico; punta di carbonica che svanisce in fretta; tatto rugoso, buon passo gustativo, finale composto.

Enzo Righetti
Colore rosato più deciso della media, profumi fruttati e teneri, in un quadro di ottima pulizia; sapore morbido, di buona diffusione, conferma la tendenza alla rotondità più che alla spinta acida e/o salina.

Giovanna Tantini
Non perfettamente pulito, velato, poi via via più aperto; buona grinta al palato, sapido più che fruttato; tatto un po’ rugoso, ma tende a “spingere”.

Seiterre El Salgar
Buon colore, intrigante apertura aromatica su note di muschio, gesso e – appena accennate – spezie orientali; gusto fresco, deciso, un po’ tagliente ma reattivo.

Valetti
Colore e quadro olfattivo tipici: cipria e mandarino; gusto piacevole, ritmato, scorrevole, finale di buona impronta.

Villa Medici
Semplice, franco, di buon equilibrio complessivo, finale fresco e in piccola parte zuccherino.

Zenato
Nella media in ogni aspetto, pulito, aperto, tenero e avvolgente al palato, senza rilievo.

Zeni 1870 Vigne Alte
Molto in linea con la media della tipologia, netto e invitante, semplice; ottimo bilanciamento delle parti, delicato, succoso, facile da bere.

Vigneti Villabella
Media pulizia, gusto sapido, unidimensionale, poco incisivo ma equilibrato.

Vitevis Cantina del Garda
Profilo olfattivo di tendenza dolce e morbida, gusto di più incisiva freschezza acida, in un contesto comunque equilibrato.

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