I profili aguzzi delle vette più alte – dal massiccio della Marmolada, che con la cima di Punta Penia, a 3.342 metri slm raggiunge la quota più alta dell’intero, fino all’inconfondibile monte Pelmo che, con i suoi 3.168 metri e il suo valon centrale, sorta di anfiteatro di origine glaciale, si è meritato il soprannome di el Caregón de ‘l Pareterno, “il Trono del Padreterno” – non fanno certo pensare alle Dolomiti Bellunesi come a una destinazione romantica.
Qui la parola d’ordine, tra pareti impervie, 150 impianti di risalita all’avanguardia – ma spesso con una lunga storia alle spalle – e oltre 450 chilometri di piste sembrerebbe essere “adrenalina”, soprattutto nei mesi invernali. Se poi ci si aggiunge un passato doloroso, segnato da alcune delle pagine più tristi della storia bellica italiana e da sventure naturali che hanno spesso toccato queste terre – dal disastro del Vajont alla grande alluvione de 1966 fino alla tempesta Vaia, che nel 2018 ha spazzato via boschi e montagne di tutto il Nordest – il quadro potrebbe sembrare poco allettante. Invece tutto il territorio bellunese, che racchiude i bellissimi scenari montanti del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo e abbraccia oltre il 70% della catena montuosa dichiarata Patrimonio dell’Umanità Unesco – il resto ricade in Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia – è ricco di sorprese che spesso prendono sfumature romantiche, come racconta la nuova guida Lonely Planet dedicata al territorio, scaricabile gratuitamente online; e pure gourmet.
Noi siamo andati in perlustrazione – usando ogni mezzo montano, dalle funivie al gatto delle nevi – per raccontarvi gli indirizzi da scoprire. In coppia, da soli o anche in compagnia numerosa.
Nona Giò, Fornesighe
Nel piccolo – e romanticissimo, soprattutto di notte quando il silenzio riempie viuzze e scale lastricate sotto al cielo stellato – borgo di Fornesighe, in Val di Zoldo, la luce delle candele indica l’ingresso di questo delizioso ristorantino, un tempo la cucina della nonna Giovanna, guidato dai proprietari dell’adiacente Dormì & Disnà (locanda con appartamenti e camere in stile montano). Arredi originali in legno e ferro battuto, belle fotografie e quadri a intarsio di legno, un tavolo comune e qualche tavolino a scomparsa per chi preferisce più privacy e le panche attorno alla bellissima versione moderna e di design del fogher, il focolare acceso. Il menu è insolito, con materie prime locali affiancate da spezie e tecniche moderne per piatti creativi ma non iper elaborati: cubotti di lingua arrostiti, tataki di cervo e arance, tagliatelle fatte in casa al ragù, guancia di manzo bio all’anice stellato, petto d’anatra cotto sotto vuoto e arrostito, biscottini al burro.
Ütia La Tambra, Arabba
Immersa nel paesaggio dolomitico del circuito sciistico Sellaronda, a 1.875 m., con le grandi vetrate affacciate sugli impianti di risalita di Passo Campolongo, La Tambra è un ampio e moderno rifugio (ütia, in ladino) in stile sudtirolese, realizzato nel 2016 utilizzando per gli interni legnami di recupero provenienti da maghe e rifugi altoatesini. Il menu propone piatti tipici di queste montagne tra Veneto e Alto Adige (canederli, zuppa d’orzo, gnocchi di patate con formaggi, polenta), ricette mediterranee (code di gamberi al brandy, spaghetti al pomodoro, pollo ruspante al limone) e numerose varianti di Pizzapan, focaccia bianca alta e leggera condita con prodotti locali e non: dal pastin (impasto di carne di manzo e maiale tritata al coltello e condita con sale, olio e spezie) alla porchetta di Ariccia con rucola e caciocavallo.
InAlto, Col Margherita
A 2.514 metri d’altitudine, in cima al Col Margherita – che si raggiunge con una salita sull’omonima funivia, in partenza dal passo San Pellegrino che collega Val di Fassa e Falcade, appena oltre il confine trentino – ha aperto da pochissimo il rifugio InAlto. L’atmosfera è sempre montanara ma con un riuscitissimo twist moderno oltre che con un panorama da sogno. Basso impatto – è stata recuperata una struttura preesistente – e design in sintonia con l’ambiente circostante sono state le parole d’ordine del progetto, che ha portato alla realizzazione di questo bel rifugio dalle linee squadrate ed essenziali ma reso caldo e accogliente dall’uso di legno e dettagli di stile, per non parlare delle scenografiche vetrate affacciate sulla valle e sulle cime circostanti. Aperto dal mattino fino alla chiusura degli impianti, propone eccellenti salumi e formaggi locali, zuppe, tagliatelle fatte in casa con ragù di selvaggina e ribes rosso, spare ribs con patate rustiche, costoletta d’agnello con polenta di storo e pera al pino mugo o il classico “uova, patate e speck”. Bonus romantico (o sportivo): da qui parte la pista degli Innamorati, la più lunga della Ski Area San Pellegrino che in 11 km arriva fino a Falcade.
Da Aurelio, passo Giau
Al passo Giau – tra i più spettacolari dell’area dolomitica, a 2.236 m. fra la val Boite e la val Cordevole, poco prima di Cortina – ci si arriva comodamente in auto. Vale la pena, però, prendersi una mezz’ora di anticipo per godersi una passeggiata per lasciarsi abbracciare dal bianco candido della neve invernale o dal verde acceso delle praterie montane, nella bella stagione. La vista idilliaca, comunque, continua anche dalle sale di questo elegante ristorante. Nato come semplice rifugio nel 1969 per opera del signor Aurelio Dariz, è stato trasformato in un raffinato ristorante – senza però perdere lo spirito montanaro – dal figlio Luigi, chef e grande conoscitore di erbe spontanee che trasforma in polveri, pesti, oli, infusi e altre preparazioni (in estate organizza anche uscite di raccolta e laboratori di cucina). Tra i piatti del menu – che cambia con le stagioni – troviamo la testina di vitello all’aceto, la crema di carote e zenzero con cappuccio viola fermentato, gli gnocchi di rapa rossa con crema di broccoli e ricotta affumicata, il baccalà in tre modi (alla veneta, in oliocottura, il gelato), la rollatina di faraona ripiena di castagne. E poi il piatto signature: i sedanini Verrigni al pesto di montagna (con crescione, erba cipollina, aglio orsino e altre erbe) ragù di vitello e stracciatella e uno strudel indimenticabile. Ci sono anche camere per la notte, per un risveglio da sogno.
Col Drusciè 1778, Cortina d’Ampezzo
Una scenografica salita sulla prima tratta della Freccia nel Cielo (la funivia che da Cortina arriva sulla cima della Tofana di Mezzo) porta al Col Drusciè – a quota 1.778 m – e all’omonimo, storico rifugio costruito nel 1967 (ma c’era già una precedente struttura all’epoca delle olimpiadi del 1956) e completamente rinnovato nel 2003. Una bella terrazza esterna da cui ammirare il panorama sulla conca ampezzana e le rustiche sale interne sono la cornice ai piatti serviti al rifugio, che alternano proposte di stampo mediterraneo o internazionale a tipicità locali: taglieri di salumi e formaggi, insalata di carciofi e grana, polenta con salsiccia, radicchio e fonduta di formaggio, hamburger tradizionali e vegani, frittelle di mele. Nelle vicinanze, l’osservatorio astronomico: si organizzano anche feste après ski con DJ set e serate “astrogastronomiche” con cena e visita guidata. Mentre dal 2018 c’è anche il Masi Wine Bar, della nota azienda vinicola veneta, dove anche in inverno ogni venerdì sera c’è l’aperitivo (e la funivia allunga le corse).
Rifugio Mietres, Cortina d’Ampezzo
Se la mondanità di Cortina non fa per voi, e l’idea di una salita – e discesa – in motoslitta non vi spaventa, salite a quota 1.710 m per godervi un panorama straordinario e l’accoglienza autentica e sorridente della famiglia Menardi che da qualche anno gestisce questo grazioso rifugio in posizione dominante sulla conca (soprattutto in estate, ci si arriva facilmente anche a piedi con una bella passeggiata dal Col Tondo). Il menu del ristorante annovera piatti come fonduta di formaggio Dobbiaco con polentina morbida, tartare di cervo con salsa di mirtillo rosso, casunziei di rape rosse con semi di papavero, burro fuso e grana, tagliate di manzo o di cervo, filetto di maiale con i crauti, patate all’ampezzana fatte rosolare in padella con le erbe. Ma tra i motivi per salire fin qui ci sono anche la sauna finlandese nel bosco retrostante con tanto di finestra panoramica, frutta secca e tisane, e la spettacolare tinozza in larice sulla terrazza solarium. Sfidate il freddo esterno e immergetevi nell’acqua calda per ammirare il romantico tramonto sulle Tofane accompagnato da un calice di bollicine e un tagliere di salumi e formaggi (su prenotazione e a pagamento).
Malga Maraia, Auronzo di Cadore
Nei boschi della Val d’Ansiei, poco distante dal lago di Misurina con le cime di Lavaredo sullo sfondo, ci si arrampica a 1.696 m con un piccolo gatto delle nevi (oppure con gli sci, le ciaspole o a piedi, MBT o eBike in estate) fino a raggiungere uno dei luoghi più incantevoli di tutte le Dolomiti. Associato alla cooperativa agricola Auronzo, l’agriturismo accoglie gli ospiti in un bel casale in pietra immerso in uno scenario meraviglioso tanto in inverno quanto in estate, circondato da pascoli e colline ai piedi dei Cadini di Misurina e con una vista unica sulle cime dolomitiche delle Marmarole. Il panorama da solo vale la visita, ma aggiungeteci pure gli ottimi salumi e formaggi della Cooperativa e i piatti tipici della gastronomia cadorina, tutti a base di prodotti locali, come il rotolo di patate alla pancetta e ricotta affumicata con burro fuso, il tris di canederli, la salsiccia con polenta e fagioli in salsa, il cotechino di montagna con purè di patate, lo strudel di mele e le crostate della casa. Il tutto da mangiare davanti alle grandi vetrate con una vista capace di sciogliere anche i cuori più duri.
foto di Luciana Squadrilli
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