Tra feste ed eventi, la Venezia della Mostra del Cinema si trasforma in una città da red carpet. Eppure i giorni della Biennale d’Arte Cinematografica sono anche un’occasione per (ri)scoprire una destinazione meno scontata e tutto sommato vivibile nonostante il turismo spesso invadente. Tra fine dining e bacari tradizionali, tra osterie e vigne in laguna, fino a rooftop e cocktail bar, il respiro della città e delle sue isole richiama il visitatore curioso e l’ospite che non si accontenta. E la 79ma Mostra del Cinema fornisce un’ottima occasione.
Tra bacari e osterie
Conoscitori delle calli e stranieri da mezzo mondo subiscono il fascino che le osterie e le vinerie tradizionali – e i famosi bacari – esercitano con naturalezza. L’ombra di vino e i cicheti sono irresistibili, tanto più se si tratta di spezzare il ritmo degli itinerari tra ponti e calli negli ultimi scorci d’estate. A Cannaregio tra i must ci sono l’osteria Alla Vedova in zona Strada Nova, con le polpette che da generazioni conquistano ogni tipo di clientela, e Al Timon su Fondamenta della Misericordia, che in una città dominata dal pesce gioca di piatti di carne. Poco distante, merita una visita la Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia, oggi spazio espositivo eppure fino al 1976 utilizzata come palazzetto dello sport (con i canestri installati tra gli affreschi). Se in zona Rialto il Bancogiro alle Mercerie è un buon incrocio tra ristorante e bacaro, muovendosi verso San Marco si trova un’ampia scelta di cicheti (tra fritti e tapas) al Bacarando in Corte dell’Orso, dove la cantina permette di scoprire qualche etichetta meno banale e la bottigliera propone una selezione molto ampia di gin, rum e whisky. In zona Accademia i veneziani non disdegnano una sosta (solo in piedi) all’Enoteca Schiavi, dove oltre ai crostini col baccalà mantecato una delizia speciale è il panino con l’aringa sottolio, e al bacaro Da Fiore in una calle laterale di Campo Santo Stefano per un fritto o un piatto di spaghetti alle vongole.
Spunti “artigiani” per winelover
Non è facile né scontato bere bene a Venezia, perché troppo spesso il turismo induce enoteche e ristoranti a scelte ovvie. Se dunque si cerca uno stimolo per conoscere nuove etichette, ci si può orientare verso locali che puntano sui vini ‘naturali’, come il Decanter in Strada Nuova (di recentissima apertura), che abbina piatti sfiziosi di carne e pesce, e l’ormai consolidato Vino Vero in Fondamenta della Misericordia. Entrambi giocano sulla proposta di vini “artigiani”, anche dal territorio, ed è prevista a breve la riapertura di uno spazio in città per lo storico “enoitecaro” Mauro Lorenzon. Per i winelover più arditi, anche Venezia offre l’opportunità di degustare tra i filari di vigne produttive. Se accanto alla stazione Santa Lucia i carmelitani scalzi coltivano la vite nel “giardino mistico” del convento, sull’isola di Sant’Erasmo nasce Orto di Venezia, un vino frutto di una scommessa nata a Parigi e che ora si trova in carta in città, per un piccolo numero di magnum anche con affinamento nelle acque della laguna. Poco distante, a Mazzorbo, il ristorante Venissa (Stella Michelin + Stella Verde Michelin 2022) promette esperienze gastronomiche eccellenti. Gli chef Chiara Pavan e Francesco Brutto propongono una cucina che mette al centro il vegetale e temi come il recupero, la stagionalità e l’autoproduzione, utilizzando il raccolto degli orti locali. Attorno al resort, le vigne “murate” di dorona (vitigno autoctono recuperato) portano alla produzione di tre vini dal carattere peculiare.
Fine dining (e non solo) in laguna
Oltre a Venissa, non mancano (e non hanno bisogno di presentazioni) gli stellati in Venezia, tra i quali merita una visita Zanze XVI, osteria elegante dal piglio giovane. Muovendosi tra il Lido e il centro storico, vale però la pena di raggiungere l’isola La Certosa per un Gin Tonic o per un boccone alla Hostaria che i fratelli Alajmo hanno voluto aprire come proposta lagunare rilassata, diversificata rispetto alle atmosfere più sofisticate del Caffè Quadri, in piazza San Marco. In città i veneziani suggeriscono di provare Il Refettorio vicino a San Rocco, nel sestiere di San Polo, il secondo ristorante del gruppo Majer, che fa del rispetto della materia prima un manifesto. Da Antiche Carampane si vive un’esperienza spazio-gustativa peculiare: il locale è piccolissimo, i tavoli sono molto stretti, ma gastronomicamente è un grand godimento. Intrigante anche la proposta di cicheti giapponesi e piatti di cucina katei ryori all’osteria Giorgione da Masa, dove lo chef lavora un’ottima materia prima accostando le tradizioni nipponica e veneta. Cambiando registro, l’osteria La Zucca in zona San Giacomo dall’Orio – una delle comunità più vive e vere del centro storico – è conosciuta per gli sfiziosi piatti vegetariani. Più facile da raggiungere dal Lido e decisamente autentica, la trattoria Al ponte di Borgo è un angolo di pura venezianità nascosto tra le calli di Malamocco, a pochi passi dai “murazzi” che proteggono il litorale dalle mareggiate e offrono uno scorcio incantevole su una spiaggia più naif.
Mixology oltre lo spritz
Per chi resiste alle sirene dell’universalmente noto Spritz, Venezia offre opportunità intriganti per sperimentare cocktail e distillati. Il Mercante, dirimpetto alla basilica dei Frari, è una tappa da non perdere per scoprire un vero viaggio tra spiriti internazionali e locali, miscelazione raffinata e preparazioni artigianali curate direttamente dal bar manager Alessandro Zampieri. Ai cocktail si possono abbinare sapori veneziani. Al bar dell’hotel Metropole, a due passi da San Marco, si trovano in bottigliera spiriti italiani e i clienti più esigenti possono assaggiare ottimi classici e twist in un’atmosfera d’antan. Si cambia hotel, ma il carico di storia è altrettanto affascinante – inevitabile a Venezia. Il rooftop del Hilton Molino Stucky Venice, sull’isola della Giudecca, permette di spaziare sulla città con lo sguardo mentre al bancone vengono serviti cocktail signature da scegliere nella lunga lista del menu.