Colline Teramane

Colline Teramane, la nicchia che spinge l’Abruzzo del vino

La piccola Docg della provincia di Teramo ha vissuto una netta accelerazione negli ultimi due anni (+50%) e può fare da leva per la valorizzazione enoica della regione.

L’uva Montepulciano è complicata. Se in vigna tende a offrire grandi rese, ma raggiunge con fatica la piena maturità, in cantina fermenta come un’anima ribelle che deve esser tenuta sotto stretta osservazione, perché rischia di scappare via e assorbire odori (anche sgradevoli) dall’ambiente. Questo vitigno faticoso è però ambasciatore dell’Abruzzo, perché i robusti vini rossi abruzzesi che fanno perno sul Montepulciano hanno invaso nei decenni i mercati internazionali. Eppure non tutti i vini sono equiparabili e non tutti i Montepulciano sono uguali. Da vent’anni una Docg creata proprio per dare conto delle peculiarità di un’area specifica: le Colline Teramane. Inizia infatti nel 2003 il lavoro di un manipolo di cantine fondatrici, orientato a valorizzare la produzione di questo Montepulciano che ha le spalle tra il Gran Sasso e i Monti della Laga, ma i piedi sul bagnasciuga dell’Adriatico.
«Fino a pochi anni fa c’erano il Montepulciano d’Abruzzo e il Trebbiano d’Abruzzo, punto – osserva il presidente del Consorzio Enrico Cerulli Irelli –; eppure la nostra è una terra che parla al plurale. Durante il periodo angioino, gli Abruzzi erano sdoppiati tra l’aquilano e il teramano e questo nome plurale ci è rimasto addosso, aiutando a raccontare una regione enologicamente sfaccettata. La scelta di dare riconoscibilità alle Colline Teramane permette di comprendere un’eccellenza enologica legata al territorio».

Accelerazione post-Covid

Fin qui è storia. Qual è oggi lo stato dell’arte in questo areale di 33 comuni nella provincia di Teramo? Per andare dritti al punto, si può dire che la Docg Colline Teramane sembra in ottima salute. Lo dicono i numeri, innanzitutto. Oggi le 42 aziende che producono nella Docg (7 su 10 in biologico) portano sul mercato oltre 600mila bottiglie, con una netta accelerazione nel post-Covid. È un dato positivo in termini assoluti, perché una crescita del 50% negli ultimi due anni è un ottimo segnale, ma tutto sommato si tratta di numeri piccoli (si partiva da quota 400mila bottiglie). Risulta però più interessante considerare il trend: se infatti lo slancio dell’online e la crescita di consapevolezza di molti winelover nel periodo pandemico hanno portato a una “premiumizzazione” dei consumi, l’affermazione di una nicchia qual è il Colline Teramane irrobustisce il progetto.

«In questi vent’anni abbiamo affermato l’esistenza del luogo – rimarca Cerulli Irelli – conferendogli quella importanza che hanno alcune zone vinicole nelle rispettive regioni (penso alla Valpolicella per il Veneto, alla Franciacorta per la Lombardia). Grazie al lavoro dei viticoltori si è delineato nell’immaginario collettivo degli abitanti e dei visitatori il confine geografico e produttivo delle Colline Teramane, con la nascita della pasta delle Colline Teramane o del miele delle Colline Teramane. Abbiamo cioè dato importanza a un’area e un valore ai suoi prodotti e al territorio». Certo, rispetto ad altre zone emergenti – si possono citare l’Etna o il Derthona – la Docg abruzzese è maturata più lentamente. «Si tratta allora di insistere – incita il presidente – facendo in modo che i viticoltori credano sempre di più nel Colline Teramane, aumentando i volumi di produzione del proprio vino di punta perché emerga sempre di più con forza, trovando il suo posizionamento nella grande ristorazione italiana e sul mercato internazionale». Un processo di qualificazione che sicuramente può portare beneficio anche ai vini d’Abruzzo nel complesso, perché nel vino le eccellenze hanno la funzione peculiare di trainare i territori.

Selezione d’assaggi

Va fatta una premessa. Di tutti i vini assaggiati in anteprima a Teramo, quasi nessuno è risultato “sbagliato” per scompostezza drastica o per difetti tecnici evidenti. Anzi, soprattutto in considerazione del fatto che si tratta di Montepulciano abruzzese e dunque da giovane sconta l’esuberanza del vitigno, emerge una buona qualità di prodotto. Più complessi gli assaggi delle prove di vasca e di botte, decisamente segnate dall’essere en primeur, e sicuramente destinate a un riassaggio dopo aver incontrato la bottiglia.

Tra i Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg più convincenti spiccano il Gruè 2020 e il Cortalto 2019 di Cerulli Spinozzi, vini dritti e capaci di una classe che racconta esattamente la direzione verso cui si muove questa denominazione, ma anche il Fonte Cupa di Montori che si staglia con un’eleganza netta. Sono vini capaci di dare un’espressione contemporanea al Montepulciano di questo territorio.  Interessante anche Le Murate 2021 di Fattoria Nicodemi – ben delineato, pur se troppo giovane per esprimersi – mentre tra le prove di vasca lasciano trapelare sfumature interessanti il Collesale 2020 di Barone di Valforte e il 2021 di Abbazia di Propezzano.

Più complessa la faccenda per i Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg Riserva, perché l’utilizzo più spinto di legni (anche nuovi) appesantisce molte referenze e l’auspicio è che il tempo possa smussare gli aromi terziari. Tra le Riserve che risuonano meglio, ad oggi, si segnalano il Castellum Vetus 2018 di Centorame, Zanna 2018 di Illuminati, il Nostradamus 2019 di Ausonia e il Fantini 2016 (che, pur spingendo sul legno, viene equilibrato da un tannino vivo).

Maggiori informazioni

collineteramane.com/it/anteprima-2023

Foto di apertura: i campioni in degustazione di Anteprima Colline Teramane

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