Che si sorseggi un cocktail sulla rinnovata terrazza al settimo piano dell’albergo – grazie ai lavori che ne hanno ingrandito la superficie inglobando una parte degli spazi esterni di una delle suites – o ci si voglia concedere un pranzo dal gusto internazionale scegliendo tra club sandwich e hamburger (ma ci sono anche le pinse), il Salone Eva dell’Hotel Hassler si conferma un indirizzo senza tempo nel panorama gastronomico capitolino. Se all’ultimo piano dell’hotel di proprietà della famiglia Wirth va in scena la cucina stellata di Imàgo guidata dall’executive chef Andrea Antonini, l’offerta ristorativa più casual è interpretata dal veterano Marcello Romano, cuoco campano nella squadra dal 1996.
Sono proprio i quasi trent’anni di onorato servizio che gli hanno permesso di conoscere pregi e difetti degli ospiti, di intercettare le loro preferenze a tavola e di tradurre poi nei piatti la sua pluriennale esperienza, con una proposta culinaria che si divide principalmente in tre spazi: oltre ai già citati Salone Eva e alla terrazza – dove i drink sono stati pensati dal bar manager Alessio Giovannesi, con un menu che omaggia i personaggi famosi che nel corso del tempo hanno varcato la soglia dell’Hassler –, c’è anche Palm Court, il giardino interno dell’Hotel. Ai fornelli Marcello Romano punta sui sapori della tradizione italiana, privilegiando sempre delle ricette che non eccedano nell’apporto calorico. «Per esempio la mia Amatriciana è frutto di un assemblaggio di ingredienti – spiega lo chef –. Dopo aver cotto il guanciale scolo il grasso e manteco al momento con pomodori freschi e Pecorino, così da avere una salsa ricca di gusto e cremosità».
Tra gli altri piatti, ci sono le Capesante impanante al pane nero su battuto di patate viola e salsa alla mela e bergamotto, un ottimo e fresco inizio, così come il Risotto ai tre pomodori (ciliegino, pachino e datterino), esaltato dalla sapidità della salsa al provolone affumicato e dall’intensità aromatica del basilico, così come saporito è il Filetto di vitello alla Milanese con spinaci e melanzane. «È la mia versione della cotoletta meneghina: faccio cuocere per tante ore la carne prima di panarla e friggerla. Voglio ottenere una consistenza morbida e un morso confortevole».
Per il dolce entra in gioco la pastry chef Martina Emili, anche lei nelle cucine dell’Hotel Hassler da tempo. «Per me un dessert non deve essere eccessivamente dolce – sottolinea la pasticcera – ma esaltare il gusto dei suoi ingredienti senza che niente prevarichi. Sicuramente di grande importanza è anche il giusto rapporto tra cremosità e croccantezza. In una monoporzione moderna è fondamentale. Cerco sempre di renderli innovativi ed eleganti senza però scordare la tradizione». Un esempio? La Meringa con ganache di mango, gelée di ananas e cocco, fresca e piacevole anche alla vista.