Da qualche tempo in Italia il Vermouth non è più “solamente” l’altro ingrediente del Martini, del Negroni o del Manhattan. Questa storica bevanda continua ad affermarsi nella più ampia categoria degli aperitivi e, coerentemente con l’etimologia di questa parola che deriva dal verbo latino aperire, nel senso di “aprire”, stimola appunto l’appetito prima del pasto. Quindi, in breve, questo vino aromatizzato e fortificato, infuso con varie erbe e spezie, sta vivendo la sua stagione migliore. Il 2024 è infatti iniziato con alcuni eventi a tema in Piemonte, sua patria elettiva: dal primo Salone del Vermouth che si è svolto a Torino, dove Antonio Benedetto Carpano perfezionò la propria ricetta nel 1786, alla Vermouth Week che si sta svolgendo in questi giorni sempre nel capoluogo piemontese, e ad aprile è stata pure la volta di Vérmut, evento ideato e coordinato dall’associazione Etnica di Biella.
Sebbene esista proprio un Consorzio del Vermouth, nato nel 2019 dai principali produttori e di cui Carpano – Fratelli Branca Distillerie è tra i maggiori associati, con tanto di decreto ministeriale e regolamento europeo che ne tutela la denominazione, la geografia e i marchi a esso collegati – il disciplinare del Vermouth di Torino prevede anche che la tipologia Vermouth Superiore si riferisca solo a prodotti con grado alcolico non inferiore a 17%, realizzati con almeno il 50% di vini piemontesi e aromatizzati con erbe coltivate o raccolte in Piemonte –, l’appeal e la produzione di questa bevanda non conosce confini.
Nasce così Vermù, il primo festival di vermut romagnoli che dà appuntamento, per la prima volta, sabato 29 giugno a Cesena per un programma ricco di chiacchiere, approfondimenti, degustazioni, cocktail e musica. Uno degli organizzatori è Ettore Sangiorgi, enologo da vent’anni che attualmente lavora con una cantina sociale in regione e che, come altri suoi colleghi, sta cercando di alzare l’asticella della qualità. «La nostra terra, insieme ad alcune zone della Puglia, sono l’ultimo anello dell’enologia italiana. Stiamo però tornando a bere romagnolo, e bene, anche al ristorante e, con il comparto spirits che fa da traino alla produzione, perché non iniziamo a dare un’alternativa territoriale anche nei cocktail, magari con un Americano a base di Sangiovese o di Negretto Longanesi?», spiega l’esperto che, insieme a Stella Palermo, barman affermata ed esperta di vino, la partecipazione di Brodino e Il Gelatino, e il patrocinio del Comune di Cesena, ha organizzato questo primo appuntamento che sui social viene raccontato in modo scanzonato da Francesca Mambelli.
Curiosa anche la scelta della location di Vermù: sarà la liuteria di Diego Suzzi nel centro romagnolo, già abituata ad aprire le sue porte per trasformarsi in un luogo di incontro per cantautori, musicisti e appassionati, a ospitare questa novità che vuole fare innamorare i consumatori dei vermut romagnoli. Perché proprio la Romagna però? Secondo Matteo Bonoli, romagnolo doc, che ha lavorato per il gruppo Terre di Cevico, importante cantina cooperativa della regione, e che oggi ricopre il ruolo di master herbalist per Branca dove è assai impegnato su questo fronte con il viaggio a tappe di “Antica Formula” dedicato ai Vermouth lover, il motivo di questo fermento può essere legato proprio al Trebbiano, il vitigno a bacca bianca più coltivato in Emilia Romagna: «Questo bianco, così come uve di simile acidità e neutralità, è particolarmente idoneo alla produzione di Vermouth. Quello che deve prevalere sono le erbe aromatiche, l’artemisia su tutte. Del resto in tedesco wermut, significa assenzio, altro non è che artemisia absinthium».
Per Ettore Sangiorgi sono una miriade le spezie, le radici, le cortecce, così come i fiori, le foglie e le bacche con cui un produttore di Vermouth può sbizzarrirsi. «Proprio perché questo prodotto nasce dal vino – afferma Sangiorgi–, i produttori o artigiani del Vermouth sono per lo più i vignaioli. Non è una bugia dire che in passato fare Vermut era anche un espediente per salvare da distillazione certi vini che in cantina non potevano avere mercato. Ma oggi ciò che spinge soprattutto i giovani vignaioli a inserire questo prodotto nella loro gamma è una scelta intelligente: offrire una nuova bevuta, elegante e spensierata, valorizzando i nostri vitigni locali, come Albana, Famoso e Trebbiano. Inoltre, unisce tutto ciò che troviamo a tavola, vino e condimento, per cui perché non utilizzare questo vino aromatizzato anche per accompagnare qualche piatto? Non c’è che dire, il Vermut da bevanda prettamente da miscelazione sta rivivendo una seconda vita».
L’evento di Vermù si apre alle ore 17 con il talk “Storie di vermut e artigiani di Romagna” condotto da Martina Liverani, con gli interventi del sommelier Gilles Coffi Degboe, del barman ed esperto di spiriti Gianluca Nicoli, più naturalmente la partecipazione dei 14 produttori presenti che portano in degustazione il loro prodotto: Baccagnano con “Autarchico” da Brisighella (RA); Calonga con “BV” da Castiglione (FC); De’ Stefenelli con “Rock & Roses” da Bertinoro (FC); Delle Selve con “Primo” da Santa Cristina (RN); DO’ con “anarchico monarchico” da Faenza (RA); Franco Galli con “Rendez-vous” da San Giovanni in Marignano (RN); Foce Spirits con “Letro f” da Forlì (FC); La Sabbiona con “Vermouth” da Oriolo dei Fichi (RA); Poggio della Dogana con “Beldemonio” da Castrocaro Terme e Terra del Sole (FC); Randi Vini con “Felicetto” da Fusignano e Alfonsine (RA); Tenuta Pennita con “Vermouth” da Terra del Sole (FC); Vigne dei Boschi con “Revermut” da Brisighella (RA); Villa Papiano (tra le nostre 50 cantine top del 2023) con “Tregenda” da Modigliana (FC); Roteglia 1848 con “Diverso” da Sassuolo (MO) unica presenza emiliano, che è anche la sede dove Sangiorgi produce il suo Vermouth, Letro. «Ho iniziato tre anni fa perché sono innamorato di questa bevanda. Mi entusiasma pensare di poter prendere un vitigno locale e aggiungere spezie dell’altra parte del mondo. È pura enogastronomia liquida».