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Chianti Classico: nelle vigne di Pieve di Campoli

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Dal Chianti Classico al Duomo di Firenze: il Vin Santo di Pieve di Campoli

C'è il vino dolce usato nelle celebrazioni liturgiche più importanti di Santa Maria del Fiore, l'olio extravergine di oliva per il sacramento dell'unzione e non mancano i ramoscelli d’ulivo della Domenica delle Palme.

Si chiama vinsantificazione il processo di vinificazione naturale del Vin Santo Pieve di Campoli, prodotto solo nelle annate migliori e con le migliori uve selezionate, scelte accuratamente a mano e provenienti solo dagli storici vitigni di Cortine. Utilizzato dal Duomo di Firenze, viene messo in commercio solo dopo aver soddisfatto le esigenze liturgiche della Cattedrale. Di proprietà dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero di Firenze, questa realtà nasce nel 1985 dalla fusione di cinque aziende – all’epoca venivano gestite direttamente dai parroci – proprio per far tornare fertili alcuni terreni dell’ente ecclesiastico e per il sostegno economico dei sacerdoti. Se in origine erano conferitori di uva, oggi gli attori di questa attività che comprende più di 50 ettari vitati tra il Chianti e il Chianti Classico, e altri con 18mila ulivi – non a caso è una delle realtà olivicole più grandi dell’area fiorentina –, lavorano a due linee: Pieve di Campoli e Cortine.

A farsi garante di tutta produzione è l’enologo della cantina, Andrea Paoletti, ex direttore tecnico della famiglia Antinori e con 20 anni di consulenza presso Ornellaia, che ha contribuito anche al recupero del Pugnitello, vitigno autoctono di cui si erano perse le tracce e poi studiato dall’Università di Firenze e Pisa, una riscoperta significativa per Pieve di Campoli al fine di dare valore al suo stesso genius loci. Tanto raro che si pensava fosse estinto, oggi il Pugnitello è prodotto da pochissime aziende: l’Igt Pieve di Campoli 2021 è stato presentato in anteprima alla Chianti Classico Collection 2024, imbottigliato con un invecchiamento in barrique di 12 mesi. «Oltre a questa vinificazione in purezza della varietà autoctona toscana, abbiamo cercato di valorizzare uve locali come il Canaiolo – spiega Paoletti – che tra l’altro rientra nel mix del Chianti Classico e che è sempre stato un po’ abbandonato, e naturalmente il Vin Santo, il re indiscusso dell’azienda, prodotto in modo naturale a partire dalla vendemmia, che si svolge completamente a mano, e l’affinamento delle uve che spesso supera i cinque anni d’età, dove invecchia all’interno dei tradizionali caratelli di castagno o di rovere».

Due sono le etichette che vengono proposte al pubblico: il Vin Santo del Chianti Classico Pieve di Campoli Docg e il Vin Santo del Chianti Classico Cortine Docg, ovvero il solo Vin Santo selezionato dal Duomo di Firenze per le sue funzioni. Proprio accanto alla Cattedrale di Santa Maria del Fiore, lo scorso febbraio è stato inaugurato il primo negozio fiorentino di Pieve di Campoli, The Cathedral Wine Shop, che mette a scaffale le bottiglie della realtà chiantigiana insieme all’olio extravergine di oliva, un blend di Frantoio, Correggiolo, Moraiolo, Leccino e Pendolino, lo stesso utilizzato in alcune funzioni sacramentali, così come i ramoscelli di ulivo, distribuiti dopo la benedizione nel rito della Domenica delle Palme. Tra le referenze si trova poi il Prosecco Brut Rosè, una doc firmata Gueratella, azienda agricola trevigiana che ha collaborato con Pieve di Campoli, segnando un significativo incontro tra l’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero di Firenze e quello di Vittorio Veneto, a conferma dell’importanza di creare una rete agricola tra le diverse diocesi in Italia.

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