Non è facile costruire un progetto che coinvolga una nazione e un popolo non tuoi: il rischio è di cadere agevolmente nella trappola dell’appropriazione culturale. Ci sono riusciti Roberto Artusio e Cristian Bugiada, proprietari de La Punta Expendio de Agave a Roma, che hanno messo insieme un documentario a puntate capace di raccontare oltre dieci anni di viaggi in Messico alla ricerca – e alla scoperta – di mezcal, tequila e spiriti d’agave.
Los Dos Italianos Perdidos En Mexico, lanciato sei mesi fa su YouTube, sta per approdare ora anche nelle sale cinematografiche, con un primo incontro questo 5 dicembre al cinema PostModernissimo di Perugia, alla cifra di 7 euro, comprensivi di degustazione e visione. Un’ora e mezza circa di proiezione sarà infatti intervallata da assaggi di 7 mezcal e tequila diversi, raccontati e spiegati da Artusio e Bugiada, che fanno da collante umano, vivo, alle immagini sullo schermo. I due sono stati i primi in Italia (e non solo) a parlare attivamente e profondamente degli spiriti messicani, a sfatare il mito che il mezcal fosse una bottiglia giallastra con tanto di verme sul fondo.
In questi quasi 11 anni di viaggi hanno visitato praticamente tutti gli stati del Messico, alla ricerca di nuovi sapori, mappando territori e cercando di capire e di immergersi nella cultura messicana di cui sono rimasti rapiti. Da Puebla alla ormai rinomato stato di Oaxaca, hanno viaggiato in lungo e in largo, trovandosi spesso in luoghi isolati ad assaggiare mezcal appena distillati, di maestri mezcaleros il cui artigianato racchiude decine di sottoinsiemi culturali ed eredità solide. Hanno scoperto metodi di distillazione ancestrali, sfumature di ogni tipo nel processo di produzione e, soprattutto, hanno capito in pieno come questa pianta, l’agave, sia capace di esprimere territori e profondità paragonabili ai migliori tra i vini.
«L’idea di questo documentario esiste da almeno cinque anni: sapevamo durante il percorso di ricerca che a un certo punto avremmo dovuto fissare dei punti, come un diario di viaggio – ci racconta Roberto Artusio –. Ne abbiamo parlato con la nostra agenzia, Unfollow, che ci ha supportati e abbiamo trovato Filippo Gasparini, ottimo video maker che gira il mondo e che si trovava a Roma proprio quando pensavamo a realizzare il documentario».
Cristian Bugiada aggiunge: «Ci piace dire che il documentario è stato fatto in freestyle, cogliendo quello che succedeva durante un viaggio in Messico come ne abbiamo fatti tanti. Vuole mostrare cosa facciamo, la nostra ricerca decennale, e vuole fare innamorare la gente di una terra di cui ci siamo innamorati noi per primi. Volevamo fare immergere gli altri dove ci siamo immersi anche noi, dare un legame vero con la vita quotidiana di queste persone, raccontare ciò che lega questi spirits alla terra. È un viaggio, un trasporto in quel Messico che ci ha fatto innamorare».
Quindi, tra mezcaleros che producono solo qualche litro per qualche mese l’anno sperduti tra le montagne, feste in maschera tradizionale in cui lo straniero è rappresentato – letteralmente – vestito da Mr. Bean e richiami a personaggi che si presentano a un appuntamento tramite il megafono nella piazza del paese, il documentario de La Punta Expendio de Agave fa due cose importanti: da una parte mostra con sincerità e dall’altra compie quello che, di solito, al mondo del bere non riesce tanto bene: fare cultura, pregna, distillata e reale. Indaga, si pone domande e le rilancia a chi guarda e ascolta, che così si permea e capisce, si interroga e approfondisce.
Quella di Perugia è la prima tappa, ma il sentore è che sia la prima di un vero tour di visione, degustazione e cultura alcolica, sociale, umana.