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Local a Viterbo

Dieci indirizzi dove mangiare e bere bene a Viterbo

Tavole della tradizione, nuove enoteche con cucina, due cocktail bar di qualità, una gelateria dove fare anche colazione, il menu partenopeo che incontra il Centro Italia, il ristorante di mare, l'osteria con la carta dei vini esclusivamente laziale e la piadineria artigianale che sceglie fornitori locali.

Il pane di Santa Rosa e i biscotti dei facchini sono due dei dolci che racchiudono secoli di tradizione nella Tuscia, tra fede e folclore. Se la pagnottella dedicata alla patrona di Viterbo, a base di nocciole dei Monti Cimini, uvetta e cioccolato fondente, è famosa almeno quanto l’imponente macchina che sfila in processione ogni 3 settembre, le paste frolle decorate con glassa di zucchero sono dedicate agli uomini che trasportano a spalla tale struttura alta circa 28 metri per le vie del centro storico, un capolavoro di architettura che, dal 2013, è anche iscritto nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco.

Proprio i primi giorni di settembre Viterbo è in festa, almeno dal 1258 quando i cittadini organizzarono e parteciparono alla prima processione annuale che si è trasformata nello spettacolo di oggi, attirando turisti anche da fuori confine. Non uno ma più giorni di celebrazioni coinvolgono quindi la Città dei Papi e tutto il suo quartiere medievale (sapevate che è il più grande d’Europa?) e che culminano il 4 settembre. Da domani, infatti, molte delle attività commerciali e ristorative potrebbero prendersi un giorno di meritato riposo dopo i lunghi festeggiamenti.

Ecco allora 10 indirizzi da provare oggi o il prima possibile, tra ristoranti, pizzerie, gelaterie, street food, enoteche e cocktail bar.

1. Piazza – Ospitalità Locale

Al di là del nome bizzarro, piazza della Morte è una delle più belle di Viterbo e pre-Covid si faceva difficoltà ad attraversarla per la forte concentrazione di persone che la prendevano d’assalto. Proprio questo luogo rientra tra i motivi che hanno spinto il bartender Nico Sacco a tornare in città dopo un periodo di consulenza fuori regione, preceduto da esperienze di livello, da Cristina Bowerman per Romeo (da quarto bartender nel giro di un anno si è ritrovato a ricoprire il ruolo di bar manager) a Gianfranco Vissani per la gestione del bar estivo quando ancora il ristorante aveva le due stelle Michelin. Piazza, nomen omen, è l’insegna miscelata inaugurata dal bartender trentenne il 28 ottobre 2023 (il prossimo mese sarà già un anno) all’interno di una loggia del 1200 insieme al socio Andrea Ragonesi che, grazie alla sua esperienza presso lo storico salumificio viterbese Coccia-Sesto, è stato fondamentale per la scelta di salumi, e non solo. Nel loro tagliere della Tuscia non può mancare quindi la susianella, antico salame di fegato che oggi è anche Presidio Slow Food, così come artigianale è il loro würstel proposto nell’hot-dog. L’attuale drink list è ispirata agli spensierati anni Duemila e alla musica dance: i 12 signature (più due analcolici) messi a punto insieme al barman Francesco Cocco, presente nel team dallo scorso maggio, sono scritti su un cd e spaziano dal Supercafone a base di gin, Moscato al mango e cocco, fruttato, fresco e leggermente acido, all’Emergency 911, una sorta di Bellini che incontra le pesche al vino. Tra le novità autunnali, tutte le domeniche dietro al bancone sono previsti ospiti italiani e non, mentre da ottobre Piazza collaborerà con Orsini Soda per il nuovo disco club con dj set dalle 23:30 all’1:30 di notte, al fine di promuovere il tema del bere responsabilmente (e bene) tra i giovanissimi con i loro Gin Tonic serviti a 5 euro. Quasi fosse uno spin-off da bottega, da qualche mese esiste anche Piazza Alimentari ad Acquapendente, vicino paesino di cui è originario Nico e dove ha rilevato un alimentari in attività da 56 anni per aggiornare il format con uno street food all-day-long e annessa proposta di salumi e formaggi, panini di qualità, vendita a scaffale di eccellenze territoriali come la pasta di Monte Jugo, e poi solo bottiglie per il vino o bag in box con i calici freddi da prendere da sé direttamente in frigorifero. 

Piazza della Morte 15
facebook.com/piazzaospitalitalocale

2. Magnamagna Trattoria 

È partito dalla tradizione Filippo Palumbo per costruire il menu di Magnamagna, trattoria moderna aperta a inizio 2023 sempre in piazza della Morte (tra l’altro, l’imprenditore è nella stessa società del cocktail bar Piazza). Trasformando un vecchio locale famoso per vini e prosciutti, Palumbo ha dato una sferzata alla tradizione locale, personalizzando alcune ricette: il confortevole cannellone è quindi ripieno di carne bianca ma la besciamella è all’erborinato prodotto da Piccola Formaggeria Artigiana, il baccalà mantecato è proposto sulla bruschetta con la cicoria, mentre nei fegatini c’è la cipolla caramellata come piccola variante e la loro faraona ripiena è disossata e cotta a bassa temperatura per otto ore. Dolci super classici con tris di crostata di visciole, zuppa inglese e tiramisù, quest’ultimo anche nella versione senza glutine perché Magnamagna è amico dei celiaci, a cui propone anche un ottimo fritto, sempre gluten free.

Via San Lorenzo 89/91/93

3. Osteria del Vecchio Orologio

Questo posto esiste da sessantasei anni e nel tempo si sono susseguite varie gestioni, fino al 2004, quando a rilevare l’attività è stato Paolo Bianchini che, con il tempo, ha conquistato la fiducia dei viterbesi al punto da convincerli a rinunciare a bere internazionale a favore della riscoperta dei vitigni locali. Una scommessa coraggiosa: erano i gloriosi anni del Gewürztraminer. Nel 2008, infatti, cambiò la wine list selezionando esclusivamente etichette della Tuscia e oggi, grazie alla collaborazione con la Fivi, le referenze sono state ampliate a qualche altra chicca laziale. La cucina no, quella è rimasta fedelissima al territorio e contraddistinta da lunghe cotture, quindi lavorazione di quinto quarto, stracotti come la pignattaccia, e zuppe. L’altra grande rivoluzione che ha segnato la storia di questo locale è la progressiva scomparsa della pizzeria dopo la pandemia.

Via Orologio Vecchio 25 – 33
alvecchioorologio.it

4. O’ Sarracino 

Come si può facilmente intuire dal nome, i proprietari di questa insegna sono campani. Rosita De Prisco e Mario Di Dato sono originari dell’entroterra della Costiera Amalfitana e si sono conosciuti nel 1999, anno che ha suggerito anche il nome di Riserva 1999, la loro più recente attività in forze dallo scorso ottobre qualche vetrina più avanti: si tratta di un bistrot specializzato in vini (hanno superato le 800 etichette) con cucina espressa, specialmente di crudi e crostacei, che valorizza il loro trascorso nel mondo della pesce. Prima di arrivare a Viterbo, infatti, sono stati a Roma dove hanno avuto ben tre pescherie. Il mare si ritrova naturalmente in molte delle preparazioni presenti nella carta di O’ Sarracino che strizzano l’occhio alla tradizione partenopea anche di terra (non mancano il ragù napoletano o la genovese) con incursioni della Tuscia, e del Lazio in generale, nella scelta della materia prima. Molto apprezzata è la loro pizza, anche questa in stile campano con un impasto moderno, le cui farine provengono dal Molino Fagioli della vicina Umbria. Se la loro tonda signature è una fusion tra Campania e Italia Centrale con fior di latte di Agerola e pancetta umbra del Salumificio Tiburzio, da provare è la Quattro Fontane come omaggio alla Capitale: arriva al tavolo già spicchiata in quattro e ogni parte è condita con una diversa ricetta romana.

Via Camillo Benso Conte di Cavour 39
facebook.com/osarracinoviterbo

5. Local

Nel giro delle enoteche con cucina, dallo scorso maggio c’è anche Local, attività aperta da cinque soci del posto. Un luogo conviviale che ha trovato casa in un ex negozio di antiquariato e che oggi accoglie 60 coperti: i commensali ogni volta che assaggiano un vino escono da qui con qualche curiosità in più rispetto alla storia della cantina che hanno provato nel bicchiere. L’offerta della cucina è smart, senza divisione tra portate e con la possibilità di ordinare piatti anche un po’ più elaborati, come faraona in umido o il coniglio leprino, più le pinse con 96 ore di lievitazione da accompagnare anche con formaggi e salumi di diverse aziende locali, tra cui Fratelli Stefanoni, Monte Jugo e Radichino.

Via S. Pellegrino 3

6. Lolla gelato

Vale la pena uscire dal centro storico di Viterbo passando per Porta Romana e camminare dieci minuti a piedi fino alla zona di Murialdo. Qui il 29 settembre 2023 Lolla ha avviato il suo secondo punto vendita, più grande del primo di Bolsena, con un laboratorio in cui ha centralizzato la produzione e uno spazio adibito a bar e pasticceria con tavoli dentro e nel dehors. Oltre all’ottimo gelato preparato da Lorenza Bernini, si può fare colazione alla siciliana con brioscia e granita sempre home made, un altro must è il caffè shakerato selezione Corsini, mentre la maggior parte dei dolci è senza glutine. 

Via Carlo Cattaneo 46/O
lollagelato.it

7. Contrasto

Quando Tiziano Li Volti aprì il suo ristorante non poteva sapere che nel giro di tre mesi l’Italia sarebbe entrata in pieno lockdown. Era metà dicembre 2019 quando scoprì l’insegna di Contrasto, portando un po’ di mare in una provincia circondata da monti, e al massimo da laghi, con la freschezza di crudi imperiali e tartare, acciughe del Cantabrico servite con burro leggermente salato, scorza di limone candita e pane bruscato e mazzancolle in tempura con salsa agrodolce per l’aperitivo. Tra i primi viene consigliato il risotto con bisque di crostacei, crudo di gamberi, limone candito e spuma di burrata per proseguire con una fritturina di calamaretti e maionese al limone servita a parte, per chiudere il percorso con Terre di Sicilia, dessert presente in carta praticamente dall’apertura e che ricorda la dolce isola mediterranea con ricotta aromatizzata alle mandorle, arancia e crumble di cioccolato. In crescita anche la cantina che punta su grandi nomi del panorama enologico. Chi volesse fermarsi una notte in città, Contrasto gestisce anche i soggiorni in un appartamento in pieno centro storico.

Via Cardinal Pietro La Fontaine 21
facebook.com/contrasto.viterbo

8. Buongusto Piadineria artigianale e Stuzzicheria

Dopo un’esperienza lavorativa ai Caraibi, Elisabetta e Matteo capirono fin da subito che tornare a Roma per aprire un’attività tutta loro sarebbe stato difficile in termini di vivibilità. Una dimensione a misura d’uomo come Viterbo poteva invece fare al caso loro. E così è stato. Unendo forze e risorse, tra lui che ha sempre lavorato nella ristorazione come chef e lei che ha studiato Economia, insieme hanno deciso di aprire una piadineria che, a distanza di dieci anni, è ancora l’unica artigianale in città. In breve tempo, dal primo negozio di appena 26 metri quadri lungo Corso Italia, sono passati a una location più grande presso piazza del Plebiscito dove hanno ottenuto anche la licenza per la somministrazione. Dal loro menu è possibile scegliere tre tipi di impasti da farcire con materie prime soprattutto locali grazie alla scelta di fornitori visitati personalmente. La ricetta rispecchia la tradizione anche perché le origini di Matteo, da parte materna, sono marchigiane e a casa sua la piadina andava via come il pane: ma cosa dire di fronte a uno strutto di qualità come quello dell’azienda agricola Stefanoni? Il punto di forza del locale resta la preparazione sotto gli occhi del cliente. Le piadine sono stagionali tanto quanto i piatti da prendere in alternativa allo street food, come zuppe e vellutate in inverno e insalatone d’estate. Chi mangia sul posto può anche prendere una buona birra viterbese di Turan o bibite italianissime come Tomarchio per la linea gassata e Achillea per i succhi di frutta biologici. La coppia di imprenditori under 40 sta per aprire anche una pinseria artigianale: si chiamerà sempre Buongusto. Stay tuned.

Piazza del Plebiscito 17
buongustopiadineria.it/piadineria_buongusto

9. Al SettantaSette 

Nei suoi video amatoriali sui social, Manfredi Samperi parla della giusta misura di un drink (l’alcol nel bicchiere non può superare le tre once), consiglia come sostituire l’albume d’uovo con lo Stillabunt, un insieme di proteine, estratti vegetali e glicerina (vegana), con un sapore meno sbilanciato dell’acquafaba o spiega come funziona il metal pour che ha fatto scuola nell’american bar. Lui è il proprietario di Al SettantaSette, cocktail bar che a Viterbo è apprezzato per la creatività della proposta, già a partire dai nomi usati. L’attuale menu si chiama Don’t Panic e, ispirandosi al cyberpunk e alla fantascienza, nelle ricette richiama film e romanzi. Soffiate sulla bolla di fumo al gusto menta prima di sorseggiare Replicante, dedicato alla pellicola di Blade Runner, e scegliete tra Pillola Rossa o Pillola Blu per citare Matrix: solo così potrete conoscere il colore del vostro cocktail. Date un’occhiata anche alla sezione “Speciali” che annovera drink che sono stati portati in gare e competizioni di settore. Oltre la mixology, l’offerta comprende più di 50 birre artigianali in bottiglie e lattina, più alcune spine.

Via S. Pellegrino 24/24a
alsettantasette.it

10. Gur.me

Sembra che con Gur.me Stefania Mancini abbia trovato la sua dimensione, mettendo a frutto le precedenti aperture di Angoletto della Luce, Viterbere ed Enotria che oggi sono racchiuse sotto un’unica insegna. Cresciuta tra fornelli e sala nel ristorante di famiglia, Ada, la cui proprietaria è scomparsa due anni fa, Stefania ha scelto di investire su una crescita professionale individuale, tra un ristorantino di proprietà che si aprì sempre a Viterbo e altre consulenze per nuove aperture. Dal 2021 lavora a quattro mani con lo chef Emanuele Aquilanti mixando terra e mare, anche con sushi all’italiana di carpacci di Chianina, panini e pizze gourmet. Una storia di famiglia destinata a ripetersi (questa volta fuori dalla cucina) con Marco Rappuoli, figlio di Stefania, che lavora in sala curando anche la cantina con un debole per la Francia.

Via Valle Piatta 5
ristogur.me

Maggiori informazioni

Foto di copertina: Local

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