La preparazione di un cocktail inizia sempre con una storia. E alcune ci fanno sentire già un po’ in vacanza. Plasmati dalle mani di esperti bartender, i drink che qui raccontiamo in un tour multisensioriale tra città (quella di Milano) e lago (quello di Como) rappresentano una nuova ondata di creatività e sperimentazione al pari di quella che gli chef mettono in scena ai fornelli dei ristoranti lombardi da oltre un decennio.
Questi cocktail hanno blocchi di ghiaccio puri come cristalli e schiume morbide come velluto, al naso rilasciano aromi che rievocano i profumi polinesiani e hanno ingredienti degni di menù stellati: granelli di sale nero dell’Himalaya, fiori d’ibisco di terre tropicali, un cucchiaio di sorbetto ai limoni di Sorrento, una punta di meringa montata a neve. Si sorseggiano, alcuni con uno stelo di lemongrass al posto della cannuccia, a bordo piscina su un rooftop meneghino in cui trovare refrigerio nelle bollenti notti ferragostane. Oppure a pochi passi dal capoluogo, con i pieds dans l’eau e la vista su bucolici scorci del Lago di Como, territorio di ancestrale bellezza che per secoli ha ispirato poeti e registi e oggi i nuovi viaggiatori che, a volte, qui scelgono di restare.
«Il coinvolgimento dei sensi è fondamentale. E non ci si limita solo alla ricetta. È così che si reinterpretano cocktail storici in una nuova “classic revolution” capace di stimolare vista e papille gustative», racconta Luca Angeli, bar manager del Four Seasons Hotel Milano mentre prepara un Peach&Honey, un twist sull’Old Fashioned con pesca, miele e salvia. La nuova drink list racconta di cocktail a basso impatto ambientale che sposano il concetto di sostenibilità e zero waste. «Lavoriamo con prodotti locali, alcuni drink sono realizzati con parti che troppo spesso si scartano, valorizziamo cocktail alcohol free e serviamo signature “alla spina” o in bottiglie da stappare e condividere come fosse vino». D’altra parte nessuno dubita del fatto che la mixology stia vivendo una nuova era. Lo conferma Guglielmo Miriello, ai comandi di quel bancone che si affaccia su due piscine con vista a 360 gradi sullo skyline milanese, il Ceresio 7: «Quest’anno abbiamo studiato un menù “sartoriale”. Come un abile sarto crea i suoi abiti su misura, noi realizziamo drink che prendono vita in un gioco di texture e colori». La scelta, dopo una nuotata in piscina, è ardua: dal Cotton Club, che mescola tequila e mezcal a tamarindo e bergamotto, allo Smoking, che vuole Rye whisky, vermouth e sciroppo a Le Vieux Carré, fino al Purple Velvet che celebra il Negroni con un velluto di Chianti.
Dietro al bancone del nuovo Carlo al Naviglio, l’oasi urbana di Carlo Cracco, si trova invece una giovane barmaid, Yasmine Montesano, che aggiunge alla miscelazione classica ingredienti e tecniche di cottura dell’alta cucina. Da provare, tra i tanti, All eyes on me, elegante mix di gin, cordiale al tè alla pesca e aloe vera, sciroppo al ginseng, soda allo zenzero e rosmarino e liquore alle foglie di guanabana. La scena ora cambia, si vola in Polinesia: carta da parati floreale, pappagalli, piante tropicali che scendono dal soffitto e camicie coloratissime. Spinoff dello storico Rita&Cocktails, il Rita’s Tiki Room evoca le atmosfere americane dagli anni Trenta al Dopoguerra, tra California e Hawaii. La Tiki mania, dopo essersi assopita per qualche decennio, si riprende ora tutta la scena. E pure i 15 metri del bancone di questo luogo magico, in cui il rum, protagonista indiscusso, si declina nei mitici Daiquiri, nei nuovi Aperi-Tiki e nei drink che hanno scritto le memorie dell’era Tiki, dal Mai Tai, che nella lingua haitiana significa “buonissimo!”, al Saturn, il primo Tiki base gin della storia.
In treno o in auto (si guida meno di un’ora) e poi, perché no, con i piedi a penzoloni dalla prua di una barca, l’escapismo urbano conduce su “quel ramo del lago di Como” dove si celebra il ritorno alla Dolce Vita.
Approdati in città ci si siede al bancone dell’Infinity Bar del Vista Palazzo, 5 stelle lusso ospitato in un palazzo del 1800 in stile veneziano. «La drink list è un giro del mondo in una dozzina di cocktail che diventano trait d’union tra culture che passano di qui», racconta il bar manager Alessandro Rabolini. «Ma con un’attenzione sempre crescente verso i prodotti made in Italy e la sostenibilità». Bandite infatti le cannucce di plastica, i drink si sorseggiano dal bicchiere. Come il Last tango in Paris, twist sul French 75 o il London Calling che “chiama” a rapporto il Tom Collins fino al Delicious Uncle Sam, un tributo all’immortale Old Fashioned.
Poco più in là, ai piedi della Cattedrale comasca, ecco il Ristorante Da Pietro. Un luogo di contaminazioni, tanto in cucina come dietro al bancone, dove la miscelazione del bar manager Mirko Giuliani ha il ritmo dello shaker che si agita prima di versare un Calaveras, perfetto bilanciamento tra tequila, sciroppo di mango, lime, sale affumicato e spicy bitter (se passate di qui provate a chiedere la versione con il mezcal, sorprendente).
Lasciandosi alle spalle la città murata, si scivola dolcemente verso le sponde del lago. Prima tappa, un design hotel firmato Patricia Urquiola: Il Sereno. Al bancone un giovane di impeccabile eleganza, Vidura Nilaksha, pronto a raccontare di long drink preparati con gin del Lago di Como, ad esempio l’Ennergo con Rivo Gin, Strega Alberti, frutti di bosco, lime ed earl grey kombucha, e miscelazioni che rievocano ricordi della sua terra natia, lo Sri Lanka. Sarà un onore, quindi, assaggiare un Jaipur: Rum Hampden, chutney di mango, bitter all’arancia e lime.
A pochi metri (d’acqua) da lì, ecco poi il Mandarin Oriental, Lago di Como dove il bar manager Luca De Filippis detiene lo scettro del Best cocktail del Lago di Como decretato in occasione della Como Lake Cocktail Week 2021. Il drink da ordinare al bancone del suo CO.MO Bar & Bistrot è dunque il 4ever Rose in cui il nuovo tequila Volcán de mi Tierra si sposa a Italicus, Rosolio di Bergamotto, un cordiale alla rosa rugosa e lemongrass, la rosa 4ever (fiore simbolo del Lago di Como), un aroma di rosa damascena e un top di acqua Perrier. Ma la drink list (sostenibile) è tutta da scoprire…
Navigando verso la punta del Triangolo Lariano, il pit stop d’obbligo è alla Terrazza Darsena del Grand Hotel Villa Serbelloni, dove il suggerimento è di lasciarsi trasportare dall’estro creativo del bar manager, Alessandro Buonadonna, e dallo chef stellato Ettore Bocchia per una degustazione di cocktail (in ogni caso provate il Vivienne, signature con Gin Serbelloni, Disaronno, succo d’arancia, succo di limone, tintura di mandarino e cedro vaporizzato) e food pairing da mille e una notte.
E infine, l’ultimo approdo. Al pontile dismesso dello Scalo Craft Drinks By The Lake, a Cremia. Dietro al bancone, Andrea Paci prepara cocktail che nascono da esperienze professionali e personali, raccontano di viaggi e di profumi del lago miscelando spirits, frutta, erbe coltivate in loco. È qui che si conclude questo long tour, magari sorseggiando un Negroni da Meditazione, il classico drink tripartico con l’aggiunta di vaniglia del Madagascar e del Barolo Chinato, pensato per onorare un momento con se stessi (dopo la foto social di rito), magari spegnendo finalmente il cellulare.
Four Seasons Hotel Milan
Via Gesù, 6-8 – Milano
Ceresio 7 Pools&Restaurant
Via Ceresio, 7 – Milano
Carlo al Naviglio
Via Lodovico Il Moro, 117 – Milano
Rita’s Tiki Room
Ripa di Porta Ticinese, 69 – Milano
Vista Palazzo
P.zza Camillo Benso di Cavour, 24 – Como
Ristorante Da Pietro
Piazza del Duomo, 16 – Como
Hotel Il Sereno
Via Torrazza, 10 – Como
Mandarin Oriental, Lago di Como
Via Caronti, 69 – Blevio (CO)
mandarinoriental.it/lake-como/blevio
Grand Hotel Villa Serbelloni
Via Roma, 1 – Bellagio (CO)
Lo Scalo Craft Drinks By the Lake
Frazione San Vito, 9 – Cremia (CO)