Quanto conta l’impatto iniziale che si ha con una città? Secondo studi di psicologia e neuroscienze, le “prime impressioni” si formano in pochi secondi, ma finiscono per influenzare a lungo termine le idee che avremo su un luogo. Diciamolo: innamorarsi di Gent è facile, specie se si parte alla scoperta del suo centro storico dal Ponte di San Michele. Da lì si possono ammirare le tre torri medievali, sulle sponde del fiume Leie si scorgono le celebri case dalle facciate decorate e in lontananza si intravede il Castello dei Conti di Fiandra. Ma al di là dell’immagine da cartolina, il capoluogo delle Fiandre Orientali è una città proiettata verso il futuro, in tutti gli ambiti, compreso quello gastronomico.
In alcuni luoghi, il dualismo tra storia e innovazione è particolarmente evidente: a pochi metri dal municipio gotico rinascimentale, ad esempio, Werregarenstraat è una stradina che racchiude uno sgargiante concentrato di street art. Proprio qui, di recente, ha aperto una realtà che riattualizza la tradizione belga del cioccolato: The Chocolate Maker, il primo negozio “bean-to-bar” della città. Nel laboratorio a vista si svolge l’intero processo produttivo dalle fave di cacao al confezionamento delle barrette, nel rispetto dei principi di trasparenza e sostenibilità. Temi cari anche ai ragazzi di Holy Cow, altro atelier di cioccolato fondato da una giovane coppia: Ellen è belga, mentre Luca è un nostro connazionale e si prova un certo piacere a sentire la loro storia raccontata in italiano. Si sono conosciuti nel sud dell’India e, dopo 5 anni di vita lì, hanno lanciato un progetto “equo e solidale” per dare il giusto valore al lavoro dei coltivatori del Kerala. Grazie al loro impegno sono riusciti nell’impresa di ritagliare spazio nel mercato dello “specialty cacao” per un prodotto indiano.
Dopo il cioccolato, cosa c’è di meglio di un buon caffè? Da Way si ha l’imbarazzo della scelta tra miscele e monorigine. Vale la pena uscire dalla comfort zone dell’espresso e provare metodi di estrazione diversi: magari un cold brew, spillato a freddo con azoto come se fosse una stout. Restando sul tema della “tradizione” dal gusto moderno, un’esperienza gastronomica in terra fiamminga non può dirsi completa senza aver provato almeno uno dei tanti frituur, semplici locali conviviali specializzati in patatine (guai a chiamarle french fries, da queste parti) che servono però anche altri tipi di snack come le crocchette di indivia, belga ovviamente. Frituur Tartare si distingue per un concept più contemporaneo e una certa attenzione alla qualità degli ingredienti: la scelta di salse di accompagnamento è talmente ampia che viene voglia di provarle tutte.
A tal proposito, un’altra specialità di Gent è la salsa mostarda, che qui è più rustica e liquida rispetto alla senape a cui siamo abituati. Per chi volesse farne scorta il consiglio è di visitare il bel negozio di Tierenteyn-Verlent, gestito dalla stessa famiglia dal 1790. I vasetti di mostarda vengono ancora riempiti a mano, sotto gli occhi stupiti dei clienti, attraverso un caratteristico sistema “idraulico” che trasporta la salsa dal piano sottostante. Non distante, in un fiabesco edificio antico, c’è un’altra attività a conduzione familiare da generazioni. È la Confiserie Temmerman dove si vendono i cuberdon, caramelle dalla crosta sottile che racchiudono un cuore morbido e gelatinoso. Per l’assaggio sono richieste buona tolleranza nei confronti degli zuccheri e massima attenzione per non impiastricciarsi le mani.
Se la città affascina per la perfetta conservazione del patrimonio architettonico storico, a Gent non mancano esempi di riconversione di edifici e spazi urbani. Tra questi vi è il Wintercircus, originale costruzione risalente al 1885, un tempo destinata a ospitare spettacoli circensi. A seguito della ristrutturazione, terminata da poco, l’imponente immobile è diventato un contenitore di concerti ed eventi culturali, hub di uffici di start-up e food hall con diverse attività di ristorazione. Tra queste c’è Bakker Klaas, una moderna bakery artigianale dove, tra le tante creazioni sfornate durante l’arco della giornata, si può provare anche il tradizionalissimo mastel: una sorta di bagel al latte, aromatizzato alla cannella, che viene tagliato a metà per essere spalmato di burro e cosparso di zucchero di canna. La vera particolarità di questo dolce sta nel fatto che prima di essere servito viene letteralmente stirato con un ferro. Mentre all’ultimo piano del Wintercircus, il Rooftop Bar Bassie è il luogo dove “sentirsi trendsetter”, sorseggiando cocktail accompagnati da tapas dal sapore internazionale.
La riqualificazione urbana ha proiettato nel futuro – o quantomeno nel presente – anche l’area degli Oude Dokken. I tre moli più antichi del vecchio porto sono diventati un quartiere residenziale e commerciale dall’estetica post industriale. Uno dei padiglioni ospita Dok Brewing Co., brew pub che per dimensioni e offerta non sfigurerebbe negli Stati Uniti. Oltre ad autentici esperimenti brassicoli e stili che strizzano l’occhio alla scena craft d’oltreoceano, anche la proposta gastronomica risente dell’influenza americana, tra barbecue e hamburger. Per tornare immediatamente nella dimensione fiamminga, però, basta ordinare una Uitzet. Antico stile brassicolo andato perduto e un tempo tipico di Gent, viene replicato da Dok Brewing grazie al ritrovamento di un volume del 1798: una di quelle storie che da sole basterebbero per convincere un appassionato a prendere un aereo e venire ad assaggiare questa birra venuta dal passato.
Tornando in centro, Balls & Glory – piccola catena di ristoranti fondata dallo chef Wim Ballieu – ha fatto delle classiche polpette la sua bandiera gastronomica: nei cinque locali cittadini Ballieu propone versioni innovative, tra cui quelle vegetali con proteine derivanti dagli scarti di lavorazione della birra. Le carni sono quelle della macelleria di famiglia e provengono da piccoli allevamenti, dove gli animali vivono senza stress. Il suo motto? “Dalla stalla alla polpetta”. E se gli si chiede cosa ne pensa del consumo di carne in generale, non ha dubbi: presto sarà un cibo riservato alle occasioni speciali. Opinione originale per uno nella sua posizione.
Per alloggiare in città, rimanendo coerentemente in bilico tra passato e futuro, si può prenotare una stanza al Pillows Grand Boutique Hotel Reylof. L’edificio del diciottesimo secolo, un tempo residenza nobiliare, ha conservato l’architettura neoclassica ma all’interno non mancano diversi elementi dal design moderno. Oltre alla spa, la struttura vanta un caffè, un bar e un bistrot. La vera punta di diamante è però il raffinato LOF Restaurant, perfetto per un’esperienza di fine dining grazie ai menu firmati dallo chef Paul de Groote. L’albergo è a pochi passi dal Ponte di San Michele: una passeggiata notturna per le strade di Gent, splendidamente illuminata, sarà un’ulteriore conferma di quelle “prime impressioni” che fanno innamorare di questa città magica.
Ostenda e i tesori del mare fiammingo
Oltre al suo indiscusso fascino, Gent è anche una base perfetta per organizzare delle gite giornaliere alla scoperta delle bellezze delle Fiandre. La magica Bruges dista solo pochi chilometri; proseguendo invece verso la costa, in circa 40 minuti di treno si può raggiungere Ostenda. Città portuale che visse la sua età dell’oro nel periodo della Belle Époque e meta balneare tra le preferite dei belgi, Ostenda non vanta solo lunghe spiagge sabbiose, ma anche una vivace vita culturale. Tra i suoi più illustri cittadini del passato vi è il pittore James Ensor, la cui eredità è tuttora tangibile. All’inizio degli anni 80, in un periodo buio della sua vita, si rifugiò in questo angolo di Belgio il cantante Marvin Gaye, che qui scrisse uno dei suoi più grandi successi: Sexual Healing. Dal punto di vista gastronomico, Ostenda è famosa per le crocchette, preparate con un tipo di gamberetti che si trova in abbondanza nelle acque fredde del Mare del Nord. La pesca è praticata con tecniche tradizionali e sostenibili e, data la loro scarsa conservabilità, questi piccoli crostacei vengono cotti in acqua salata e odori (c’è ad esempio chi aggiunge polvere di caffè), già a bordo dei pescherecci. Ciascuna delle ormai pochissime famiglie di pescatori conserva gelosamente la propria ricetta per la bollitura dei gamberetti, così come ogni brasserie vanta la sua originale versione delle crocchette. Di base, dopo essere stati sgusciati pazientemente a mano, i gamberi vengono mescolati a una besciamella densa, arricchita con formaggio e aromi. Il composto viene raffreddato per poter essere poi modellato, impanato e infine fritto. Il risultato auspicabile è un cilindro croccante che racchiude un ripieno cremoso e fondente. Annualmente Ostenda, a inizio autunno, ospita il Garnaalkrokettenfestival, durante il quale i visitatori possono giudicare le crocchette di diverse brasserie della città ed eleggere la migliore.