Due stanze vuote dalle pareti decorate a fiorami. Motivi vegetali che accompagnano fluidamente le modanature, in uno spazio che parla il linguaggio sinuoso dell’Art Nouveau dei primi del Novecento. Chi vi accede lo fa in punta di piedi, in solitudine e probabilmente silenzio, predisponendosi all’immersione in uno stato d’animo più che alla ricerca di un oggetto tangibile. Nella stanza, infatti, non c’è nulla al di fuori di un vecchio calorifero e un quadro vermiglio. Il risultato di una manipolazione quasi alchemica che ha trasformato il vino in colore e materia. Mancano del tutto i manufatti, ma non viene meno la tensione poetica che si sente premere da fuori, da quella Val d’Orcia la cui docilità e generosità non smette, da secoli, di regalare bellezza. Un refolo di vento, timido e sottile, scompone le tende alle finestre e dà la misura della presenza tangibile della natura e della sua energia vibrante. Tanto è bastato a Gian Maria Tosatti (Roma, 1980) per interpretare un genius loci prezioso, e vincere con l’installazione ambientale Cattività l’edizione 2020 del premio Artisti per Frescobaldi.
Un racconto che ha trovato spazio al MAXXI di Roma, dove venerdì 28 gennaio è stata presentata la quinta edizione dell’iniziativa voluta da Tiziana Frescobaldi, Direttore Artistico e Presidente Compagnia de’ Frescobaldi, con la curatela di Ludovico Pratesi. Un progetto dedicato ai giovani artisti internazionali che riaccende una traiettoria di sostegno partecipato all’arte e alla cultura lunga secoli. Quella dei Frescobaldi è oggi la trentesima generazione di una genealogia che, sin dal Rinascimento, ha coinvolto i più grandi artisti italiani nelle proprie vicende. Se Brunelleschi, Donatello, Artemisia Gentileschi — per scomodarne solo alcuni — hanno prodotto una parte dei capolavori che conosciamo, lo si deve anche alla munificenza e visione dei loro antenati. Il vino che la famiglia produce da oltre settecento anni, dunque, è un prodotto culturale che si è distinto e mantenuto nel tempo per arrivare ai nostri giorni. Molti secoli dopo, Frescobaldi è una tra le principali aziende vitivinicole italiane, con otto tenute disseminate sul territorio toscano, che ne incarnano plasticamente la diversità.
Il programma artistico trova dimora a CastelGiocondo: 815 ettari, di cui 235 vitati, sovrastati da un castello e da un piccolo borgo medievale nel comune di Montalcino (Siena). Difficile pensare a un contesto più favorevole alla concentrazione e alla creatività e difficile pensare a un solo artista che non accoglierebbe con entusiasmo l’invito a trascorrere qui un periodo di studio e lavoro. Così, si svolge ogni edizione del premio, che ogni due anni — a partire dal 2013 — vede tre artisti impegnati nell’ideazione di un’opera site-specific e un bozzetto per l’etichetta di un’edizione limitata. Di volta in volta un italiano insieme a due provenienti da una nazione straniera sempre diversa, il cui operato è valutato da una giuria di direttori museali. Oltre al già citato Tosatti, artista pluri-blasonato e designato per rappresentare l’Italia alla prossima Biennale di Venezia, sono stati coinvolti i nord-americani Erica Mahinay (USA, 1986) e Andrew Dadson (Canada, 1980). Mentre la prima ha ragionato sui principi dell’agricoltura biodinamica di Rudolf Steiner e realizzato una tela dipinta con migliaia di impronte digitali colorate — attuando una pittura di contatto, dove ogni tocco è un atto di cura e attenzione — il secondo si è concentrato sulle piante che compongono il paesaggio intorno alla tenuta. Sono state le varietà botaniche più umili e scontate a meritare la sua attenzione, verniciate con colori biodegradabili e squillanti, poi fotografate e stampate in grande formato per rendere omaggio alla resistenza del mondo vegetale.
Tre ricerche che muovono da presupposti diversi, ma che convergono su un pensiero legato al genius loci come risultato dell’interazione tra un luogo e la sua identità storica, sociale e culturale. Non è inopportuno quindi pensare al terroir come a quella combinazione fertile di elementi che permettono a un vino di assumere un valore specifico, così come agli artisti di nutrirsi delle energie di un territorio e restituirne una lettura poetica. Un luogo privilegiato, come CastelGiocondo di Frescobaldi, in cui — per dirla con l’antropologo Marc Augé — si compie con forza l’incontro tra natura, cultura e, è il caso di dirlo, ‘coltura’.