Tutto è ancora lì, dopo oltre 100 anni, in quello splendido maso del 1500 a Cornaiano, costruito su un labirinto di corridoi, dove si conserva lo spirito dei 24 pionieri del vino che, esattamente nel 1923, hanno fondato tale florida cooperativa altoatesina. Oggi gli eredi di quella piccola schiera di esploratori sono circa 200, guidati tuttora da un’accoppiata vincente del calibro di Oscar Lorandi e Gerhard Kofler, rispettivamente presidente e kellermeister (capo enologo), i quali, in pochi anni sono riusciti a trasformare un‘azienda un po’ sonnecchiante in una delle realtà produttive più stimolanti e in crescita della provincia di Bolzano. In questo secolo, soprattutto a partire dal 2010 quando un’ampia ristrutturazione è stata capace di inserire i metodi di una tecnologia enologica all’avanguardia in un ambiente storico, Girlan ha saputo, infatti, ritagliarsi uno spazio proprio e ben riconoscibile; ottima credibilità grazie a selettive scelte varietali decise e coerenti con i terroir (a cui tuttora attinge); diffondere una mentalità vincente, tanto che i soci conferitori perseguono tale modello “per ottenere uve pregiate, autunno dopo autunno”.
«Per creare un’identità forte, occorreva uscire un po’ dal concetto e contesto di cooperativa che produceva tutto», spiega la svolta Oscar, come a dire che da “bella addormentata nel bosco”, lo smarcamento può avvenire solo se ci si concentra sui punti di forza. «Siamo sempre stati in continuo mutamento, senza mai perdere il rispetto con il territorio e la tradizione. Investimento e sperimentazione, ma in particolare, dedizione e motivazione: questi, sono in sostanza, i capisaldi della cantina Girlan». Prosegue per l’appunto il presidente, facendo trasparire un intento ben preciso: da un lato rivalutare i vitigni da tempo coltivati in Alto Adige (Pinot Bianco, Pinot Nero e Vernatsch), valorizzando specifiche sottozone e dall’altro focalizzare l’impegno al fine di creare vini di carattere con varietà, diciamo così, più alloctone (Sauvignon e Chardonnay),nell’osservanza dei tempi dettati da una natura sempre più capricciosa.
Infatti, mantenere uno stretto rapporto personale con i vignaioli, fornendo loro la propria consulenza durante il periodo vegetativo, non è certo un problema per Gerhard, con tutta probabilità uno degli enologi più preparati in Italia. Ed è da questo proficuo scambio di esperienze che nascono le basi per puntare a prodotti di eccellenza: «Chi ha poco terreno gestisce il vigneto per hobby, quindi con maggior cura», afferma sorridendo l’enologo, mettendo in evidenza la realtà locale dei piccoli appezzamenti che, non a caso, il più delle volte, possiedono una marcia in più: «Inoltre, le uve sono accettate da noi secondo un preciso calendario di raccolta e lavorate con delicatezza in base alla loro qualità, varietà e provenienza».
È risaputo che la parola ambizione contiene in sé un “duplice” significato: da una parte c’è il desiderio esasperato che talvolta raggiunge forme ossessive, e dunque bramosia di dominio o di potere; mentre dall’altra si può trovare un’accezione più elegante e delicata, o meglio, più sobria e puntuale di proposito, di intento o al limite di aspirazione. Ed è molto probabile che il secondo contenuto si addica bene ai vini cult di Girlan, ovvero Pinot Nero Riserva Vigna Ganger e Vernatsch Gschleier Alte Reben. Attraverso il loro approccio basato su rese ridotte, su una viticoltura sostenibile e sull’importanza del marketing, i due manager hanno contribuito di fatto e in maniera esemplare a rendere questi nettari delle autentiche opere d’arte.
In entrambi casi, la modalità verticale ha mostrato tutta la sua forza ed eleganza: una degustazione che ha permesso, a tutti gli effetti e senza esagerati voli pindarici, di leggere con precisione le varie sfaccettature di tale nettare, delle persone che l’anno prodotto e delle loro scelte compiute sia in vigna che in cantina. Nello specifico, sublimi le annate 2021, 2019, 2017, 2016, 2014 e 2012 del Pinot Nero in questione, per interpretazione, eleganza e personalità; grandiose la 2022, 2016, 2010 e persino la 1976 della Vernatsch per integrità di frutto, complessità e verticalità.
Buone pratiche in vigna e rispetto della biodiversità continuano così imperterrite a rappresentare le parti fondamentali del progetto e ora, dulcis in fundo, a partire dal2024, l’attenzione della cantina si è spostata anche verso le bottiglie dal formato più leggero: «Una decisione sofferta ma che ci inorgoglisce molto – chiosa Oscar – poiché significa una diminuzione di 228,07 tonnellate di CO2 equivalenti, ovvero la stessa quantità di anidride carbonica immagazzinata in quasi 0,6 ettari di foresta o di quella emessa da un’auto dopo 1,37 milioni di chilometri percorsi».