Tutto si può dire di Josko Gravner (in foto), tranne che non creda ciecamente in quello che fa, sacrificandosi per realizzare le imprese che ha in mente. Quando era all’apice della fama, considerato all’unanimità uno dei più grandi produttori italiani di vini bianchi (valutazione affatto bislacca se si assaggiano, ancora oggi, i suoi vini risalenti agli anni Novanta), lui decide di cambiare tutto. Non solo il sistema di potatura, l’uso di una varietà piuttosto che un’altra o le dimensioni delle botti. Quella di Gravner, oggi affiancato dalla brillante figlia Mateja, è stata una delle più significative rivoluzioni che il vino italiano abbia mai conosciuto, capace di indicare una via nuova e generare emuli quasi mai all’altezza. L’azienda si trova in località Lenzuolo Bianco, Oslavia, nel Collio che diventa Brda a cavallo tra Italia e Slovenia. Un luogo di straordinaria bellezza ed energia, come spesso succede alle terre di confine. L’ispirazione arriva da qui e da una serie di viaggi illuminanti, tra cui quelli in California – dove Josko ha capito quello che non avrebbe dovuto fare – e in Georgia, meta che accende la miccia e da cui porta con sé le suggestioni di un vino primordiale, per certi versi nudo, e i grandi vasi in terracotta con cui veniva realizzato. È il 2001 quando Gravner comincia a utilizzare le anfore interrate, con metodi che prevedono, tra le altre cose, lunghissime macerazioni sulle bucce, solo lieviti indigeni e nessun controllo della temperatura. Un elenco di pratiche che potrebbe essere più lungo ma che poco aggiunge alla comprensione di vini che si palesano senza mediazioni, in maniera disarmante e inequivocabile. Tra questi, molti che hanno fatto storia non esistono più, o quasi. Uno straordinario pinot grigio ramato, frutto delle macerazioni sulle bucce, per dire. E poi il Breg, assemblaggio composito di chardonnay, sauvignon, pinot grigio e riesling italico. Un altro simbolo estirpato (ultima annata disponibile la 2012), per dare spazio esclusivo a due varietà simbolo della zona: ribolla gialla e pignolo. Fino alla prossima rivoluzione, ovviamente.