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Madeira

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I tesori di Madeira

Tra alta ospitalità e gastronomia, itinerario alla scoperta dell’isola portoghese nell’Oceano Atlantico.

C’è chi chiude gli occhi durante la fase di atterraggio a Madeira (tra l’altro, da qualche tempo partendo da Roma si può raggiungere l’isola senza effettuare scali) e c’è invece chi con stupore cerca di capire l’ingegneria dietro la costruzione della pista di volo sospesa tra mare e roccia, sorretta da pilastri di cemento. Un arrivo che è già un biglietto da visita per l’isola portoghese da scoprire a tutta adrenalina. Il portale visitmadeira.com ha stilato un elenco di sentieri ufficiali per escursionisti incalliti, mentre gli antisportivi possono raggiungere l’apice dell’eccitazione scivolando per circa cinque minuti dal Monte Sledges fino a Livramento – zona a quattro chilometri dal centro di Funchal – a bordo di slittini in vimini guidati dai carreiros.

A unire il passato e l’avventura sono invece le levadas, oggi attrazione turistica grazie ai tremila chilometri di sentieri. Si tratta di una rete di canali artificiali progettata dai coloni portoghesi come sistema di irrigazione che tutt’ora convoglia l’acqua dalle montagne verso i campi, in un orizzonte di coltivazioni di canna da zucchero. Il cosiddetto “oro bianco” è una delle maggiori ricchezze di Madeira e ha un museo dedicato nella località costiera di Calheta (proprio come il calciatore Cristiano Ronaldo, celebre nativo dell’isola). La mission di questo luogo è ricreare la storia della sua produzione e comprendere l’intera filiera dalla raccolta al trasporto, dalla frantumazione alla fermentazione, dalla distillazione all’imbottigliamento. Si tratta di una delle tre fabbriche specializzate in questo dolcificante naturale (e non solo), insieme a Engenho Novo da Madeira ed Engenho do Norte: i visitatori possono anche apprendere le tecniche utilizzate per ottenere il famoso rum di Madeira, conosciuto come aguardente de cana, ovvero un proto-rum dal gusto più grezzo rispetto ai distillati moderni. È proprio questo uno degli ingredienti della poncha, tipica bevanda a base di limone e zucchero di canna, amata da autoctoni e visitatori durante momenti di relax o di socialità. Non a caso, viene anche condivisa al centro della tavola di Eugénia Piedade, carismatica cuoca casalinga e custode delle tradizioni isolane che a Santa do Porto, nella parte Nord-Ovest della costa, apre le porte della sua abitazione agli ospiti che prenotano un’esperienza farm to fork. Dopo un giro nell’orto con vista sull’Oceano Atlantico, mentre la padrona di casa raccoglie le verdure per il pranzo, si entra nella pittoresca dimora le cui pareti trasudano di ricordi, tra ceramiche letteralmente incollate al muro e fotografie d’epoca. Ad accompagnare tutte le pietanze preparate nel camino dall’altro capo della tavolata è il bolo do caco, pane di patate dolci da spalmare con burro all’aglio (a piacere, eh). Al momento dei saluti, Eugénia è solita distribuire delle shopper ancora calde per via del pane appena sfornato che contengono anche un sacchetto di couscous con tanto di ricetta (nulla di strano: in linea d’aria il Marocco è più vicino del Portogallo).

C’è la possibilità di prenotare da privati ma questa è anche una delle attività proposte a chi soggiorna presso il Reid’s Palace, l’hotel più antico dell’isola – 133 anni, il prossimo primo novembre, portati benissimo – abbarbicato su una scogliera dove, tra l’altro, si trovava l’originale reception con tanto di check-in pieds dans l’eau in concomitanza con l’attracco dell’imbarcazione al molo privato. Con un omaggio nel nome alla primissima proprietà scozzese, l’ingresso al cinque stelle, che da fine anni 90 è entrato nella famiglia Belmond, è stato poi spostato sulla sommità della parete rocciosa e di sera è segnalato da una nostalgica insegna al neon color blu sul tetto. È incredibile scoprire che sulla terrazza panoramica dell’albergo dal lusso controllato e deliziosamente fané si consumino ogni anno 23mila tazze di tè: un dato meno sorprendente, però, se si considera che il rituale dell’afternoon tea ha preso piede dai tempi in cui la compagnia di navigazione britannica Union Castle garantiva collegamenti regolari dall’Inghilterra, e che qui Winston Churchill era un habitué (c’è una suite presidenziale che oggi porta il suo nome e viene ricordato attraverso altri cimeli sparsi tra i corridoi, come uno scatto in bianco e nero insieme alla moglie). Si può dire che l’ex primo ministro inglese è stato per il Reid’s una sorta d’influencer ante litteram.

Apprezzato per le sue tre piscine, di cui due riscaldate e una che si riempie con l’acqua del mare, e per i suoi quattro ettari di giardini subtropicali dove passeggiare, allestire picnic sotto le palme e divertirsi a individuare le 300 specie di piante presenti, come l’iconica vite di giada color turchese, il Reid’s è diventato un punto di riferimento per la ristorazione grazie a una straordinaria e contemporanea lettura gastronomica di questa terra. Il merito è del giovane chef José Diogo Costa che segue tutti i format culinari della struttura e guida il ristorante William, uno dei tre stellati di Madeira. Costa racconta l’isola attraverso i produttori che sceglie personalmente, e quando può visita. Sulle coltivazioni locali, ad esempio, si basa il percorso degustazione interamente vegetale. Così, Quinta da Palmeira è la sua azienda agricola del cuore per gli ortaggi, i peperoncini sono quelli coltivati dalla signora Eugénia, mentre a Seixal ha trovato il miglior allevamento di trote, un pesce d’acqua dolce che può sembrare insolito per una destinazione che ha sempre vissuto di pesca in mare aperto, entrato persino tra i signature in menu, accompagnato con cetriolo fermentato e alchechengi. Proverrà da Quinta da Moscadinha una novità che vedrà la luce il prossimo novembre, quando il sidro di mele firmato dallo chef ‒, dalla varietà tradizionale Barral alla più esotica Reineta ‒, avrà completato la sua fermentazione in bottiglia: è molto popolare e ogni anno in diverse località si svolgono festival ed eventi per promuovere il Sidra da Madeira.

Non si può dire di essere stati a Madeira senza aver provato l’omonimo vino fortificato che nasce proprio qui: la centralissima Blandy’s Wine Lodge è una tappa strategica per una visita guidata con tanto di degustazione nella Max Römer Room, con murales del famoso artista tedesco. Per le annate vintage (invecchiamento minimo 20 anni) c’è la Frasqueira room dove l’esperienza è quasi mistica. Questa è la cattedrale dei vini più antichi e rari di Blandy, come il Bual 1920, che ha riposato in botti di rovere americano quasi 100 anni: al mondo ne esistono solo 1.199 bottiglie, tutte numerate. Sempre a tema enoico, più folkloristica è la presenza di José pequeno, Joe il piccolo (per la sua statura), come gli abitanti di Porto da Cruz chiamano l’arzillo settantenne che ha costruito la propria cantina sotto una farmacia. Il vino che produce l’artigiano è noto come vinho seco e la principale differenza con il Madeira sta nelle uve: allungandosi di pochi metri si raggiunge lo Snack Bar Fragateira dove ordinare pesce essiccato sotto sale e sentirsi molto local. Per il proprio battesimo dell’isola, lo chef Costa consiglia ai novelli esploratori un giro al Mercado dos Lavradores nel quale si resta ipnotizzati dalla gestualità degli uomini che sfilettano il pesce sciabola con precisione chirurgica: le sue carni dal sapore delicato e con poche lische sicuramente sono più convenienti della coloratissima quanto preziosa (è il caso di dire) frutta esotica esposta sui banchi.

Un G7 gastronomico

Sette stelle Michelin, quattro astri nascenti della cucina e cinque chef del Reid’s: anche quest’anno il Belmond Hotel di Madeira ha radunato il meglio della ristorazione mediterranea in occasione di The Art of Flavours, festival culinario ideato dal general manager Campus Ciriaco, sardo naturalizzato madeirense. L’altro (e unico) italiano protagonista di questa kermesse culinaria dal sapore internazionale, giunta alla sua quinta edizione, è stato Valentino Cassanelli di Lux Lucis a Forte dei Marmi che ha portato due suoi signature: il Risotto al tom yum, ricci di mare affumicati e tartufo nero che esprime la sua passione per i viaggi attraverso la contaminazione, servito durante la cena di gala, e la Ricciola cruda (al posto della triglia) con un olio di foglie di fico, impiattata a vista in occasione del pool party. Gran chiusura con la magia dei fuochi d’artificio dell’annuale concorso per eleggere il vincitore che illuminerà la notte del prossimo 31 dicembre: lo spettacolo ha tenuto tutti gli ospiti con gli occhi alzati al cielo mentre stringevano tra le mani una tazza fumante di tè, of course.

Maggiori informazioni

In apertura: Il vertiginoso belvedere di Cabo Girão (ph. Ricardo Faria Paulino – Turismo da Madeira).

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