Avete mai sentito parlare del “Menfishire”? Se ancora no, vi consigliamo di informarvi. Come ha fatto con lungimiranza The Guardian, che di recente ha inserito questa soleggiata area del sud-ovest siciliano tra le sei mete italiane più interessanti da visitare “off the beaten track”. Quaranta chilometri di spiagge dorate e ancora piuttosto intonse, capolavori caseari come Tuma e Vastedda di pecora, i resti ben conservati delle antiche colonie greche di Agrigento e Selinunte e le piccole trattorie che servono pescato vista mare non sono però gli unici elementi che calamitano l’attenzione dall’estero sul variegato territorio che circonda la città di Menfi (AG). A premiare le sue eccellenze vinicole ha pensato Decanter — la prestigiosa testata leader mondiale nella comunicazione enologica — che lo scorso giugno ha incluso il locale Fiano Terre Siciliane 2021 Bio tra le cinquanta etichette Best in Show, oltre a insignirlo di una medaglia di platino per la valutazione di 97/100 e collocarlo così ai primi posti di una classifica che ha vagliato 18.224 vini da tutto il mondo.
Un riconoscimento come pochi altri sul piano globale che premia l’attività di Mandrarossa, il marchio della cooperativa “Cantine Settesoli” dedicato ai prodotti di fascia alta provenienti dall’apice della produzione dei 6mila ettari vitati e 2mila viticoltori protagonisti. Dopo oltre vent’anni di studi ampelografici, dal 1999 la cantina opera qui con la missione di esprimere in modo autentico tutta la biodiversità dell’isola. Sono numerose le ricerche condotte su cinque diversi campi sperimentali in cui si monitora l’evoluzione di differenti varietà, seguite da intense attività di micro vinificazione per riuscire a introdurre la gamma di vini innovativi che sta tracciando il profilo di una “Sicilia che non ti aspetti”. E se le sorprese che si rivelano nel bicchiere — come il Larcéra Vermentino Terre Siciliane IGT Bio 2021 lanciato da pochi mesi, che con le sue note fruttate e marcatamente saline dimostra come questa varietà, in aggiunta a quelle sarde, liguri e toscane, possa scrivere una nuova storia tutta siciliana — sono capaci di conquistare blasoni così importanti, allora la scommessa può dirsi senz’altro vinta.
Sola azienda isolana a ottenere uno degli otto riconoscimenti Best in Show assegnati quest’anno all’Italia nel concorso Decanter, Mandrarossa ha riscosso il favore unanime degli operatori stranieri con il Fiano, punta di diamante della linea Monovarietali: vini freschi da uve autoctone o internazionali che hanno trovato nella zona di Menfi le condizioni ideali per una perfetta maturazione. Una storia antica e un accento prevalentemente campano, quello del vitigno a bacca bianca apprezzato fin dal XIII secolo (in una nota vergata da Federico II nel 1240, l’imperatore ordinava di acquistarne in abbondanti quantità, insieme a generose dosi di Greco), che nella sua espressione avellinese ha ottenuto la Doc nel 1978 e la Docg nel 2002. La parentesi buia sotto il flagello della fillossera, che più che altrove ne ha messo a repentaglio la sopravvivenza, non ha impedito il grande rilancio che tra gli anni 70 e 80 ha premiato il profilo aromatico unico e la predisposizione alla longevità. L’equilibrio acido, la freschezza e gli intensi sentori di agrumi che contraddistinguono i prodotti dei terreni vulcanici irpini si arricchiscono sui bianchi suoli calcarei siciliani di insolite sfumature di fiori freschi e torrone, che fanno del Fiano Mandrarossa un vino giovane, esuberante ed energico. E con l’apprezzabile rapporto qualità-prezzo che ha convinto Decanter ad attribuirgli l’ulteriore menzione Value Best in Show.
Di ragioni per recarsi a Menfi e assaggiare questo e gli altri vini della tenuta esattamente tra le colline e il mare che li vedono nascere, come detto, ce ne sono in abbondanza. Ma tenete presente anche quest’altro, buonissimo, motivo: nella nuova sede ipogea della cantina, perfettamente incastonata nel paesaggio e interamente ecosostenibile, nel fine settimana è al lavoro la Brigata di cucina Mandrarossa, un gruppo ben affiatato di signore di qui, che accolgono i visitatori con festosi convivi a base di ricette tradizionali dal patrimonio familiare, per accompagnare la degustazione con una proposta gastronomica senza rivali.
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