Non solo vinacce, come nella grappa, ma sono gli acini nella loro interezza – fermentati e distillati sotto vuoto a bassa temperatura – a dare una personalità peculiare all’acquavite d’uva. E Prime Uve è forse il distillato che più di ogni altro rappresenta la casa di distillatori veneti Bonaventura Maschio.
Nata nel 1987, trae dalla distillazione del frutto della vite tutte le sfumature aromatiche, per un risultato morbido che condivide con la grappa alcune caratteristiche aromatiche. E come per le grappe, ce ne sono due versioni: la giovane Prime Uve Bianche e l’invecchiata Prime Uve Nere, che trascorre almeno 24 mesi in barrique maturando un profilo più evoluto e speziato. Come la grappa, anche l’acquavite vive una spinta evolutiva che porta i distillatori a subire la fascinazione della mixology, superando un taboo che per decenni ha visto solo l’assaggio in purezza come legittimo.
Prime Uve, la miscelazione non è un taboo
Sebbene qualche purista possa storcere il naso, la miscelazione è un ambito in forte fermento da cui gli spiriti vengono attratti e – quando è consapevole e ben sviluppata – possono essere valorizzati. Nelle mani di un abile bartender, infatti, i distillati provenienti da uve e vinacce possono veder esaltati i propri tratti distintivi e raggiungere anche un pubblico più giovane. Un mezzo per far scoprire il prodotto con una nuova veste, spogliandolo – soprattutto nel caso della grappa – della troppo ricorrente immagine di “bevanda dei nonni”.
Sull’immagine giovanile e l’utilizzo in mixology di Prime Uve, Bonaventura Maschio lavora da tempo. Soltanto un anno fa è stato lanciato un restyling della veste grafica del prodotto, che ha interessato tanto l’etichetta quanto la bottiglia. La precedente versione, più classica e in linea con l’idea del distillato da fine pasto, è stata sostituita con una bottiglia più imponente, decorata con texture che strizza l’occhio alle bottiglie di tequila e mezcal. L’etichetta è invece caratterizzata da un gusto vintage, con scritte dorate e simboli che ricordano l’azienda. Uno stile, insomma, che si allontana dall’ambito del digestivo per avvicinarsi nettamente al bancone.
Largo ai bartender, arriva la Prime Uve Cup
In linea con questa virata, il 2024 della distilleria Bonaventura Maschio si è aperto con una novità, pensata proprio per promuovere il celebre distillato d’uva come ingrediente in mixology. La Prime Uve Cup è una competition per bartender interamente dedicata al distillato e organizzata dall’azienda in collaborazione con Spirito Autoctono e Blue Blazer.
Dopo un periodo di raccolta e selezione delle ricette inviate dai bartender di tutta Italia, la giuria tecnica ha dato il via a una sfida che ha coinvolto 36 bartender in tre giornate di semifinali presso la sede della distilleria a Gaiarine (Treviso), per culminare con una finalissima ospitata a Venezia dal cocktail bar Il Mercante.
L’obiettivo? decretare la miglior ricetta originale in grado di esaltare gli aromi e il carattere del distillato, unendo prodotti territoriali e un’attenzione alla sostenibilità della preparazione.
Dietro il bancone si sono sfidati a colpi di jigger Tommaso Bulegato e Matteo Cassan, entrambi veneti e freelance, Marco Favretto, campione di casa proprio dal bancone de Il Mercante, Leonardo Iuga di Casa Cipriani Milano, Valeria Ramos dello Splendido Belmond Hotel di Portofino e Pierluigi Soccodato del Blind Pig di Roma. E oltre a ricreare ciascuno il proprio signature drink a base di Prime Uve, hanno dovuto cimentarsi anche con l’improvvisazione abbinando “a vista” due prodotti Bonaventura Maschio.
La vittoria attribuita dalla giuria tecnica al veneziano Matteo Cassan, per il quale il premio «valorizza il legame che c’è con la mia terra e che cerco di far conoscere anche attraverso i miei cocktail», e la segnalazione dalla giuria giornalistica per i drink di Pierluigi Soccodato non sono l’unico risultato di questo progetto. Perché quello che emerge con chiarezza è l’effettiva versatilità dell’acquavite Prime Uve rispetto all’utilizzo in miscelazione, capace di reggere (con una caratterizzazione più o meno spinta) il gioco di bilanciamenti e sbilanciamenti con gli altri ingredienti. L’apporto di aromi e la spinta alcolica ne fanno un protagonista fascinoso per cocktail cuciti su misura, ma anche un partner sensibile per twist sulle più classiche ricette della mixology contemporanea.
«Quello che mi ha sorpreso è stato il livello altissimo di tutti i cocktail in gara – afferma Anna Maschio – e questo vuole essere un grande complimento a tutti i partecipanti e anche una spinta per il loro futuro». E in fondo anche un gran complimento al distillato protagonista della prima competition.