Il tesoro di Disisa

Tra monti e campi del corleonese, nella valle dello Jato, nascono oli (e vini) che raccontano la Sicilia, portandoli in tutto il mondo. E straordinarie ricette di casa.

Vigne, olivi, alberi da frutto, invasi d’acqua e antichi bagli, masserie e chiese di cui oggi restano a volte solo i ruderi. E poi i borghi di San Giuseppe Jato e San Cipirello, accoccolati sulle alture dei monti di Palermo che disegnano un paesaggio del tutto inatteso a mezz’ora dal centro del capoluogo siciliano. Qui sorge Disisa, dall’arabo aziz, la splendida: antico feudo donato nel XII secolo dal Re di Sicilia Guglielmo II, detto il buono, all’Arcivescovo di Monreale per ricavare dalla sua fertile terra fondi da destinare alla costruzione del magnifico Duomo di Monreale, fu poi proprietà dei Principi di Cassaro fino a quando, nel 1867, fu acquistato dall’arciprete Nicolò Di Lorenzo.

Qui è la storia a fornire la base per un perfetto storytelling aziendale, unita alla leggenda che però qualche base di verità ce la deve pure avere: la bellezza e ricchezza di questa terra non sono solo confermate dai risultati dei prodotti che qui nascono ma hanno importanti attestazioni: spesso citata da studiosi ed etnologi come Giuseppe Pitrè e Salvatore Salomone Marino, la narrazione popolare de “Lu Bancu di Disisa” – mitologico tesoro che si troverebbe in una grotta del feudo di Disisa, per “sbancare” il quale erano necessari ingegno, fortuna e un complesso rituale – è stata ripresa anche dal popolare cantautore siracusano Mario Venuti ne Il Banco di Disisa. Ma più che monete d’oro e d’argento, il vero tesoro qui sta appunto nella terra fertile e ricca d’acqua, e in terreni straordinariamente vocati come i cru Vuarìa (dove nasce l’omonimo Nero d’Avola della Doc Sicilia) e Terra delle Fate, miracolosamente risparmiato dalle grandinate, dalle cui uve di Fiano si ottiene un sorprendente e profumato bianco della Doc Sicilia.

Ancora oggi è la famiglia Di Lorenzo a guidare quella che nel frattempo è diventata una moderna azienda agricola, Feudo Disisa, che in quattrocento ettari di proprietà – quel che resta dei settecento antecedenti alla Riforma Agraria – produce vini delle Doc Monreale, Alcamo e Sicilia e oli extravergine. Fu Mario Di Lorenzo, negli anni Trenta, a impiantare 150 ettari di vigne e 70 di uliveti, e a costruire la cantina dove si produceva vino da taglio. Al figlio Renato si deve l’approccio “sperimentale”, che negli anni Ottanta porta a impiantare – in collaborazione con l’Istituto Regionale della Vite e del Vino – filari di Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah: nel 1987 quella della famiglia Di Lorenzo è la prima azienda registrata a piantare una vigna di Chardonnay in Sicilia, facendo da apriprista per molte altre. Nel 2004 una nuova svolta, con la creazione di una cantina all’avanguardia e di un marchio – Feudo Disisa, appunto – con cui i vini vengono imbottigliati e presentati sul mercato.

Come pure l’olio extravergine: un tempo lavorato in un frantoio esterno e venduto sfuso, e dal 2005 trasformato e imbottigliato in proprio, oggi rappresenta una parte non residuale della produzione aziendale seguita con uguale passione e interesse da Mario Di Lorenzo, il figlio di Renato – sempre presente e vigile sugli aspetti produttivi –, che oggi guida Feudo Disisa affiancato oltre che dal padre dalla sorella Laura e dalla madre Maria Paola: quest’ultima, in particolare, è l’assaggiatrice esperta che si occupa della creazione dei blend, della valutazione dei prodotti e, non ultimo, del loro utilizzo in splendide ricette che rendono valido omaggio alla grande tradizione della cucina di casa siciliana, non senza mettere a frutto spunti e suggerimenti “moderni” raccolti da tutta la famiglia visitando i ristoranti del mondo.

La varietà principale qui è la Cerasuola – con molte piante quasi centenarie risalenti agli impianti tradizionali degli anni Trenta, spesso affiancati da vigne, e altre più giovani – che dà oli monovarietali piacevoli e molto equilibrati, versatili per l’utilizzo in cucina grazie alle note di erbe, fiori e un accenno di pomodoro, e una pungenza finale ampia e avvolgente ma non eccessiva. Ci sono anche alberi di Biancolilla e Nocellara del Belice, varietà impollinatrici essenziali per la nascita delle olive cerasuole che aggiungono profumi e delicatezza. Insieme, compongono il blend aziendale chiamato Tesoro, che rimanda di nuovo alla leggenda, perfetto per impreziosire zuppe di verdure e legumi, insalate molto ricche e pesci grassi o in cotture saporite; poi ci sono anche i condimenti aromatizzati, in cui l’olio si arricchisce degli aromi di piante e frutti coltivati in azienda: dal sorprendente e freschissimo basilico a quelli di agrumi.

Così, dopo aver visitato gli oliveti e assaggiato gli oli, e dopo un sontuoso antipasto con panelle fritte, formaggi e olive, ci siamo seduti a tavola con la famiglia per apprezzarne l’uso sulle ricette della signora Maria Paola, accompagnate anche dai vini di Feudo Disisa: dalla pasta con ceci, crema di zucca, noci e pancetta croccante, ideale con un filo di Cerasuola e con il Catarratto Monreale Doc Lu Bancu, al monumentale brociolone alla siciliana (sorta di rollé di carne con verdura e formaggio e una ricca salsa) su cui aggiungere qualche goccia del Tesoro, accompagnato da cavoliceddi (broccoli in foglia) e caponata e da un calice del Perricone Monreale Doc Granmassenti. Per finire con il soffice Pan d’arancio (qui trovate la ricetta), realizzato aggiungendo all’impasto l’olio all’arancia e servito con una deliziosa crema di succo e scorze d’arancia e Krysos, vendemmia tardiva di Grillo dalle note aromatiche e avvolgenti ma non stucchevoli che è perfetto anche nel bicchiere.

Maggiori informazioni

Feudo Disisa
C.da Disisa, Grisì, Monreale (PA)

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