Fratelli Aloe ph. Bruno Gallizzi

Innovazione nel Cibo: Berberè

Chi sono Matteo e Salvatore Aloe, founder della catena italiana di pizzerie, la cui inedita innovazione imprenditoriale è accompagnata da una cultura aziendale basata su ricerca, trasparenza, condivisione, formazione continua e rivoluzionaria gentilezza. Premio assegnato in collaborazione con Cantina Tollo.

C’è l’innovazione tecnica, che si basa sull’uso intelligente delle più moderne tecnologie per migliorare prodotti e processi, razionalizzare il lavoro e, nei casi più eclatanti, modificare (in meglio) le abitudini di consumo. Ma c’è anche un’innovazione “di pensiero”, che può – e dovrebbe – guidare e abbracciare gli aspetti precedenti plasmandoli in maniera ancor più fattiva, facendosi strumento per allargare lo sguardo al futuro e cercare soluzioni che sappiano andare anche oltre i confini aziendali. Un approccio illuminato e non poi così comune, soprattutto nel settore della ristorazione, che si ritrova nel gruppo fondato a Castel Maggiore (Bologna) dai fratelli calabresi Matteo e Salvatore Aloe nel 2010 con l’obiettivo di offrire a tutti una pizza di qualità, realizzata con ingredienti ottimi e sani e perfettamente digeribile, ma senza troppi fronzoli. Un’idea che in questi 14 anni è cresciuta nei numeri – oggi sono 20 i locali in tutta Italia più tre a Londra e la società, il cui sviluppo dal 2023 è supportato dal fondo di investimento di Hyle Capital Partners, conta circa 350 dipendenti di oltre 40 nazionalità diverse con un’età media inferiore ai trent’anni – e non solo. Guidata da un approccio manageriale contemporaneo, aperto anche ai più disparati stimoli esterni (dalla gastronomia internazionale alla musica, dalla street art al cinema) e incentrato su un radicato e autentico spirito di etica, inclusività, empatia e gentilezza, oltre che sul rigoroso rispetto delle regole, oggi Berberè rappresenta un modello virtuoso in cui il successo economico non è mai a discapito della bontà del prodotto e del benessere di chi vi lavora. Un percorso culminato, nella primavera 2024, con l’apertura di Casa Madre a Bologna: un vero e proprio polo della pizza dove, oltre agli uffici centrali e ai locali della quarta pizzeria cittadina, è ospitato anche il Centro di formazione del brand. Un tassello fondamentale per garantire una qualità costante in tutti gli indirizzi – uno dei felici marchi di fabbrica di Berberè – pur mantenendo in toto l’artigianalità del processo produttivo, ma anche per supportare la crescita professionale e umana di chi lavora nel gruppo. Tra i corsi, infatti, ci sono anche quelli dedicati alla storia della pizza, a una giusta leadership e quello incentrato sul riconoscere e fronteggiare discriminazione e molestie nei luoghi di lavoro. Mentre, insieme alla Fondazione Libellula, il gruppo ha introdotto in azienda la policy Safe at work, con cui si impegna attivamente a creare un ambiente di lavoro rispettoso e inclusivo, libero da discriminazioni o intimidazioni. «Innovazione è una parola importante e comprende tutta la filiera, ma soprattutto va perseguita tutti i giorni con grande impegno, per far sì che il cibo possa essere qualcosa di buono, sano e sostenibile. Si può fare solo con la formazione continua dei nostri ragazzi e ragazze», commenta Ylenia Esposto, operations manager del gruppo, che è salita sul palco del Cinema Barberini a ritirare il premio.

Cantina Tollo

In oltre 60 anni di storia, Cantina Tollo è riuscita a imporsi con la propria filosofia vinicola sia in Italia che all’estero, dove è presente in oltre 46 Paesi. Il mercato internazionale rappresenta circa il 48% del fatturato complessivo della cantina cooperativa che, con i suoi 2.500 ettari vitati e la complicità di altre due tenute, Feudo Antico e Auramadre, si estende dall’Abruzzo fino al Molise e alla Puglia. La viticoltura predilige le varietà autoctone come il Montepulciano d’Abruzzo e il Trebbiano, senza tralasciare vitigni internazionali tra cui Merlot e Cabernet Sauvignon. Da sempre attenta alle tematiche di sostenibilità, dal 2020 Cantina Tollo ha lanciato una nuova linea di vini biologici, grazie all’impegno dell’enologo Riccardo Brighigna e di un team di esperti che lavora per garantire costantemente standard di qualità eccellenti. Una filosofia virtuosa che ha permesso all’azienda abruzzese di ricevere nel 2022 la certificazione Equalitas – uno standard che definisce i tre pilastri della sostenibilità ambientale, sociale ed economica nel mondo del vino – a cui si aggiunge il Codice Etico adottato nel 2023.
cantinatollo.it

Maggiori informazioni

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Foto di Martino Dini

 

 

 

 

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