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Famiglia Tedeschi

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La prova scientifica che definisce l’aromaticità dei vini Tedeschi

Dopo uno studio lungo sette anni, la storica famiglia della Valpolicella ha pubblicato un libro in cui illustra le quattro caratteristiche olfattive che definiscono “i rossi” della denominazione veneta.

Spulciando tra gli archivi di vecchi documenti dell’epoca si scopre come la famiglia Tedeschi, grande interprete dei vini della Valpolicella, è presente nei territori dell’omonima denominazione dal 1630, mentre le prime tracce storiche che ne testimoniano l’attività vitivinicola risalgono al 1824. Quattro generazioni che hanno portato all’odierna formazione in azienda, composta da Antonietta (amministrazione e mercato Italia), Sabrina (marketing ed export) e Riccardo Tedeschi (enologo), i quali hanno raccolto l’esperienza acquisita e tramandata dal “mentore” Lorenzo Tedeschi per incentivare e migliorare la produzione enoica della famiglia cominciato secoli fa.

Un lavoro che la realtà veneta ha voluto premiare con uno studio scientifico che rilevasse le peculiarità dei vitigni della Valpolicella, condotto con il contributo del prof. Maurizio Ugliano – docente di Tecnologie e processi enologici e Wine identity and typicality presso il Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona – il quale ha evidenziato le quattro grandi dimensioni olfattive del Corvina e Corvinone, le uve simbolo della denominazione.

«Con la mia famiglia – spiega Riccardo Tedeschi – ci siamo sempre impegnati nel sostenere e promuovere progetti che approfondissero la conoscenza del nostro territorio, per poterlo esaltare in vigna e in cantina e per poterlo valorizzare presso i consumatori. La collaborazione con il prof. Ugliano è cominciata nel 2017, con una ricerca sulla caratterizzazione aromatica delle varietà d’uva della Valpolicella, i cui risultati sono stati presentati nel 2021. Con questo nuovo step viene descritta scientificamente la “firma aromatica” dei nostri Cru».

Il libro dal titolo “Il senso del luogo di un vino e la firma aromatica dei cru Tedeschi”  illustra sette anni di ricerche e studi dove sono emersi i quattro profili sensoriali dei vini della Valpolicella: fruttato, balsamico, speziato-pepato e speziato-dolce. «A raccontare questa storia ci ha aiutato con una prefazione sul libro e in conferenza Jamie Goode, con la sua competenza e le sue doti di comunicatore», chiosa Riccardo Tedeschi, ringraziando così per il prezioso contributo dato dal famoso scrittore e giornalista di vino anglosassone, entusiasta per il progetto. «Diamo grande valore al concetto di terroir, come insieme di terreno, clima, fattore umano perché percepiamo le differenze tra i vini durante l’assaggio, ma non c’era ancora una spiegazione scientifica che ne chiarisse il meccanismo – commenta Goode –. Ora finalmente iniziamo ad avere risposte scientifiche, che a loro volta sollevano una serie di nuove domande, che premiano la famiglia Tedeschi e invitano a proseguire questo studio».

Una prima analisi fondamentale condotta nella ricerca è stata quella di definire “a priori” le caratteristiche olfattive dei vini ottenute dalle due tipologie di uvaggi. Se dalle bottiglie ottenute da Corvina in purezza è emersa una maggiore presenza di note floreali e di frutti rossi, negli assemblaggi di Corvinone sono state rilevate sensazioni vegetali e per lo più speziate. «Si tratta quindi di due profili alquanto complementari nella costruzione stilistica dei vini della Valpolicella, nei quali accanto alle note fruttate, caratteristiche dei vini rossi, sono presenti aromi floreali, di spezie dolci, pepe e tabacco – spiega Ugliano –. L’approccio sperimentale adottato si è basato sulla combinazione di una strategia di vinificazione altamente riproducibile e su una serie di analisi chimiche avanzate, che hanno permesso di dimostrare, su vini di cinque diversi vigneti Tedeschi nel corso di tre annate consecutive, l’esistenza di quello che abbiamo chiamato “il senso del luogo di un vino”, vale a dire la sua capacità di trasmettere una gamma unica di sensazioni olfattive e stimoli che, nel loro insieme, sono altamente rappresentativi dell’ambiente in cui le uve vengono coltivate».

Uno studio che rappresenta un unicum nel mondo enologico e speriamo possa essere solo il primo passo verso ulteriori progetti avanguardistici in tale direzione.

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