Ovunque nel mondo, la qualità del vino non può prescindere dalla sua personalità: un’espressione autentica di un territorio, della qualità delle sue uve e, non ultimo, dei suoi interpreti. Questo principio fondamentale ben si sposa con la prima edizione di Vinacria – Ortigia Wine Fest, che si terrà dal 14 al 16 dicembre. Un evento che, con ogni probabilità, consacrerà la Sicilia al centro del panorama vinicolo globale, almeno per la fine dell’anno in corso. È un’ambizione eccessiva? Assolutamente no. Al contrario, si tratta di una visione concreta e stimolante, che sottolinea come la cultura del vino e del bere consapevole rimanga un’autentica peculiarità italiana, capace di raccontare idee, persone e territori.
Perché il vino è innanzitutto un viaggio nel gusto, che non si limita a sollecitare un senso, ma aspira a essere una guida. È attraverso il bello e il semplice che le storie dei luoghi emergono, trasformandosi in attrazioni capaci di stimolare nuove frequentazioni. Questo percorso promuove un rapporto rinnovato con gli spazi, invitando alla scoperta delle espressioni più profonde della realtà locale. Inoltre, è un’occasione per riscoprire i principi di un’agricoltura consapevole, sostenibile e informata, che valorizza il ruolo imprescindibile della terra.
Sarà l’Antico Mercato di Ortigia a ospitare 60 cantine di prestigio – tra cui Marco de Bartoli, Frank Cornelissen, Feudo Montoni e Federico Graziani – che si riuniscono per un confronto serio e congiunto sulle sfide future di uno dei settori più dinamici dell’economia italiana. Una riflessione quanto mai necessaria, che coinvolge produttori di vino, enologi, giornalisti, critici, sommelier e ricercatori, uniti dall’obiettivo di condividere conoscenze e idee su temi cruciali come la produzione, il commercio, l’enoturismo e la comunicazione.
L’intento è ambizioso: conquistare, nell’immaginario del consumatore contemporaneo, spazi distintivi ed esclusivi. La scaletta dell’evento lo dimostra chiaramente, ponendo al centro del dibattito questioni che saranno decisive per il futuro del settore. Tra degustazioni raffinate e incontri culturali, spiccano ospiti illustri come l’enologo e Master of Wine Pietro Russo e Marco Reitano, head sommelier del ristorante tristellato La Pergola di Roma.
«Siamo entusiasti di presentare la prima edizione di Vinacria, un evento unico che celebra la straordinaria ricchezza del vino siciliano e della cultura enologica – dichiarano Giada Capriotti e Silvano Serenari dell’Associazione Culturale Godot –. Con Vinacria vogliamo offrire un’esperienza immersiva, che permetta non solo di degustare i vini più rappresentativi della nostra isola, ma anche di conoscere le storie, le tradizioni e le persone che si celano dietro ogni calice».
Fino a qualche tempo fa, per assecondare il cosiddetto gusto internazionale, molti produttori italiani si sono lasciati tentare da un’inevitabile omologazione, cercando di competere sullo scenario globale utilizzando le stesse armi dei francesi, dei californiani o degli australiani. Poi, fortunatamente, è maturata una riflessione fondamentale: si possono creare grandi vini valorizzando i vitigni autoctoni, quelli che la storia ampelografica ha consacrato alla tradizione. È grazie a questi che l’Italia, da secoli celebrata come “Enotria tellus” – Terra del vino – ha saputo distinguersi nel panorama enologico mondiale con una voce autentica e profondamente soggettiva.
Questo cambio di prospettiva è il cuore pulsante che si percepirà tra i banchi di Vinacria – Ortigia Wine Fest. La Sicilia, infatti, incarna perfettamente questa filosofia, rispondendo con la sua straordinaria varietà a curiosità, stili di consumo e palati tra loro diversissimi. Questa grande isola, sintesi vivente della civiltà mediterranea, è da sempre terra d’elezione per prodotti provenienti da ogni angolo del mondo. Qui essi hanno trovato un ambiente unico, capace di trasformarli in espressioni irripetibili di forme, colori e sapori, impossibili da replicare altrove.
L’evento siracusano desidera dunque garantire la storia, la cultura e le tradizioni di questo piccolo grande “continente”. È come se in questo viaggio virtuale tra luoghi e territori siciliani, il tempo si voglia fermare, affinché il binomio vino-vitigno non intraprenda l’evoluzione, seguendo i suoi consueti e naturali ritmi del cambiamento, ma viva appieno la sua intrinseca – e italiana – sensibilità. «Un’occasione anche per lanciare, in anteprima, il riconoscimento della Sicilia quale Regione europea dell’enogastronomia 2025 – sottolinea, infine, Giusi Mistretta, commissaria dell’IRVO – nonché un’opportunità per mettere in risalto le eccellenze siciliane nell’ambito della viticoltura e dell’olivicoltura».