Un’azienda solida, quella di Cinzia Merli: colonna portante, oltre che modello stilistico, per l’intero territorio di Bolgheri. Lei, infatti, ha saputo perpetuare l’opera del marito Eugenio con lungimiranza e acume, caratteristiche che si ritrovano scolpite anche sul suo viso minuto, appuntito, caratterizzato da uno sguardo penetrante sulle cose del vino e della vita tutta. Il vino? A Le Macchiole la migliore annata è sempre quella che deve ancora arrivare: una tensione costante verso la perfezione o, quantomeno, verso la miglior rappresentazione possibile di se stessa che, come la linea dell’orizzonte, si sposta in avanti ogni volta che sembra d’averla raggiunta. E difatti, benché ciascuno dei suoi vini (eccezion fatta per il Bolgheri Rosso) sia figlio di un unico vitigno, l’azienda si è imposta all’attenzione della critica e del pubblico come il regno delle combinazioni e, pertanto, delle possibilità. L’arbitrio, insomma, che garantisce all’uomo uno spazio di libertà pressoché infinito all’interno delle maglie finite e fisse del canovaccio di tre etichette — Messorio, Scrio, e Paleo — per tre vitigni, rispettivamente merlot, syrah e cabernet franc. Responsabile di questa complessità è non solo il territorio — nove sono i diversi appezzamenti dove i vitigni in questione sono quasi sempre compresenti — ma anche uno stile, che altrove chiamerebbero gôut maison, che proviene dalla scelta dei micro-a²namenti e delle rispettive vinificazioni all’interno di contenitori anche molto diversi tra loro, tra botti, barrique, anfore o tini di cemento: il pane quotidiano dell’enologo Luca Rettondini, profondo esperto di tonnellerie. A lui ogni anno è demandato il compito di comprare i legni, sempre nuovi, depositari delle combinazioni dei blend che daranno vita, poi, a ciascun vino. Un livello di complessità altissimo, pur nel monovitigno, la cui e²cacia compensa nel tempo il basso profilo sposato dalla cantina di Cinzia Merli, che si esprime mediante vini così eloquenti, leggibili e riconoscibili da averle valso non solo una rete strettissima di assegnazioni in patria ma che anche all’estero, tanto che l’export assorbe il 40% di tutta la produzione. Il segreto di questo successo? Oltre alla già citata facilità di lettura, una complessità e una longevità davvero fuori dal comune.
Le Macchiole
- 29 Novembre 2022
- Redazione