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L'apicoltore e l'alveare

Le vie sentimentali del dolcificante naturale per eccellenza

Da oltre 20 anni l'associazione Le Città del Miele promuove il mondo dell'apicoltura lavorando in sinergia con i territori. Dal calendario degli eventi a tema alla primo itinerario che nelle Marche si apre all’apiturismo.

L’Italia è l’unico Paese al mondo ad avere oltre 60 tipologie di miele, eppure il suo consumo pro capitale da parte degli italiani agli inizio degli anni Duemila si attesta intorno ai 200 grammi contro i 1.200 grammi mangiati dai tedeschi. Lo ricorda Serenella Mortani coordinatrice nazionale de Le Città del miele, associazione nata nel 2001 nel segno di un’apicoltura di territorio.

«A distanza di vent’anni stiamo superando i 600 grammi – afferma con soddisfazione la dottoressa Mortani – e c’è anche una maggiore consapevolezza sulle varietà di miele. Abbiamo investito molto sulla comunicazione del prodotto. È come per il vino: non basta dire bianco o rosso. Un miele toscano è diverso da quello che si produce in Veneto. La nostra più grande sfida è stata riuscire a modificare la narrazione che c’è intorno perché in ogni vasetto si concentrano la storia e la biodiversità dei paesaggio, tra api, apicoltori e ambiente». Dopo anni trascorsi a lavorare nel campo enologico, Mortani ha fortemente creduto nella possibilità di fare rete a livello nazionale ed è con queste finalità che in apertura dell’attuale millennio ha creato un dialogo sul tema tra due comuni italiani, Lazise e Montalcino, invitando altri otto sindaci a partecipare al progetto Le Città del Miele.

«Abbiamo iniziato con dieci località e oggi abbiamo superato le cinquanta – racconta sempre la coordinatrice –. Tutto è nato da un gesto di coraggio che voleva unire questa comunicazione per contribuire a determinare l’origine e l’identità dei mieli italiani, promuovendo la storia, la cultura e i valori ambientali dei loro territori d’origine». Diventare uno degli associati è semplice: basta fare domanda di iscrizione: «Al momento mancano all’appello il Molise e il Trentino, mentre tra gli ultimi ingressi c’è Ponte Lambro, in Brianza, con cui finalmente abbiamo un po’ di Lombardia».

È partito invece da Melendugno, in provincia di Lecce, il calendario degli appuntamenti dell’Associazione che da luglio (la Puglia ha debuttato proprio lo scorso weekend) a dicembre anima queste destinazioni con gli eventi di “Andar per Miele”, ovvero feste sparse in più di dieci regioni che permettono di assaggiare tipi diversi di miele e altri prodotti del’”alveare. I prossimi incontri estivi si concentrano invece in Sardegna. A inizio agosto torna la Sagra del Miele Amaro in Gallura, in concomitanza con quella del Vermentino, in cui spicca il miele di corbezzolo molto amato dagli intenditori, nonché il più costoso d’Europa, del quale la Sardegna è un produttore significativo a livello globale. La più antica Sagra del Miele isolana è ospitata però da Guspini nel Medio Campidano dal 31 agosto al primo settembre e coincide con l’annuale “premio qualità” dedicato ai migliori mieli regionali.

Se una delle primissime manifestazioni di apicoltori marchigiani (si svolge da oltre quaranta edizioni) è Apimarche in occasione della quale, tra l’altro, due anni fa è stata presentata una inedita ricerca nazionale sul rapporto “Gli italiani e l’apiturismo”, sempre da qui arriva l’ultima novità che riguarda il grande patrimonio apistico delle Marche che può vantare anche il primo marchio regionale di miele: Marche di miele. Nasce infatti a Macerata, la Strada del Miele di Macerata, il primo itinerario organizzato per una vacanza sostenibile a tema apiturismo che comprende cinque comuni marchigiani – Matelica, Monte Cavallo, Montelupone, Urbisaglia e Valfornace – membri dell’associazione Le Città del Miele, integrando varie soluzioni di itinerario. Dalle visite agli apiari per assistere alla smielatura del miele e partecipare alle degustazioni, fino ai benefici dell’apiterapia e della cosmesi naturale, e c’è poi un elenco degli apiari olistici, le “casette delle api”, per un’esperienza multisensoriale.

«Io sono fermamente convinta che il futuro del nostro miele sia legato ai territori: ormai non basta più dire miele italiano», conclude Serenella Mortani che già due anni fa incentiva l’apiturismo per «proporre una forma di vacanza in luoghi che meritano di essere scoperti o  riscoperti, guardandoli con la cultura che il miele porta con sé: dolcezza, naturalità, familiarità, quotidianità, genuinità, rispetto per l’ambiente, cordialità sociale, condivisione di un patrimonio storico, culturale e di tradizioni tramandate, in grado di affascinare non solo gli adulti, ma anche la generazione Z». Del resto, il miele è tra gli alimenti che ha caratteristiche sentimentali molto profonde: «Ogni volta che ne parliamo ci viene in mente la famiglia. Nessun prodotto prodotto della tavola ha questi valori intrinsechi e atavici».

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