Il mondo del vino è estremamente complesso: più ne approfondiamo la conoscenza, più ci rendiamo conto di quanto ancora ci resta da imparare. Ed è quello che capita spesso quando si trascorre del tempo “vinicolo in Alto Adige“, una terra dove convivono colori e sfumature ineguagliabili e dove la pluralità dei dettagli rende davvero stimolante ogni approfondimento territoriale.
Il Consorzio Vini Alto Adige ha organizzato di recente un approfondimento dedicato ai suoi “Icon Wines” che rappresentano l’eccellenza enologica del territorio e incarnano in modo inimitabile le sue sfaccettature: «Vini rari, leggendari, storici e autoctoni, sia bianchi che rossi. Vini che rappresentano al meglio l’alto livello enologico raggiunto dall’Alto Adige e profondamente connessi alla storia e alla filosofia produttiva dei loro produttori», spiega, infatti, il direttore Eduard Bernhart.
Nello specifico, gli ingredienti dell’eccellenza vinicola dell’Alto Adige sono il mix di fattori climatici, geologici e geografici, ideali per vendemmiare uve mature e ricche di aromaticità: una catena alpina che scherma efficacemente i venti settentrionali; un’orografia meridionale che apre accogliendo gli influssi benefici del Mediterraneo; una forte escursione termica fra il giorno e la notte; una viticoltura praticata a quote variabili (dai 200 ai 1.000 metri di quota) con microclimi assai eterogenei.
La cosa importante da sottolineare è infatti questa costante ricerca dei vari tipi di suolo che sta alla base del miglioramento qualitativo della viticoltura altoatesina. Ecco perché i vari viticultori sanno che, per esempio, il Lagrein predilige un “suolo caldo” composto da ghiaia e sabbia, che dai terreni di porfido rosso a Terlano nascono bianchi atti all’invecchiamento, oppure ancora che il Gewürztraminer coltivato nella zona di Termeno ama in particolar modo un terreno ricco di calcare e argilla. Non soltanto allora carattere e peculiarità, ma potremmo aggiungere anche coerenza, costanza e consistenza come fattori che hanno generato (e generano tuttora) valore per la denominazione in un fazzoletto di terra caratterizzato da una molteplicità di imprese alquanto parcellizzate: un sistema apparentemente debole, ma che grazie all’aggregazione e alla condivisione ha saputo rispondere in modo eccellente e adeguato alle sollecitazioni del mercato. In questo contesto, segnato da una storicità e una fedeltà quasi maniacale alla propria vocazione, i concetti di vigna e capitale umano diventano autentici e schietti, affermandosi in maniera forte e condivisa tra gli stessi produttori.
In sostanza, la tensione positiva che la storia vitivinicola riconosce di fatto all’Alto Adige è legata fortemente alla capacità delle varie aziende (siano esse piccole realtà o cantine cooperative) di saper cogliere e interpretare i tanti segnali che arrivano dal consumatore, per poi trasformarli in assoluta qualità. Figure vinicole quindi tenaci e lungimiranti si palesano dietro ai loro grandi vini alpini, sia rossi che bianchi, perché come ci ricordano in loco “il terreno è molto di più che una superficie produttiva: è la nostra identità e il nostro orgoglio”.
Le etichette storiche e/o leggendarie sono ad oggi una ventina e intimamente legate alla storia dei produttori. L’incontro con questi produttori ha rivelato infatti la filosofia che li ha guidati nella creazione di questi preziosi gioielli enologici, (neanche a dirlo) dall’elevato e garantito standard qualitativo garantito. Qui, i blend o le purezze amano le sfide del tempo, offrendo un’originalità e una ricchezza di profumi di incredibile lunghezza.
Vini eleganti, fini, capaci di essere giovani e tesi, ricchi di spigoli e sapori salini, ma allo stesso tempo profondi e soavi. Attorniati da una sontuosa ricchezza di frutti, sono gustosi ed energici, propensi all’evoluzione e in grado di durare nel tempo. Questione di microclima, di suoli, di selezione attenta dei vitigni e, soprattutto, di serietà e dedizione al lavoro.
Le cantine più lungimiranti e i loro Icon Wines
Cantina Colterenzio – Lafóa (Cabernet Sauvignon) e LR (Chardonnay, Pinot Bianco e Sauvignon Blanc)
Lafóa è il vigneto pilota che segna l’introduzione di nuovi standard di qualità che ancora oggi vengono seguiti rigorosamente in vigna e cantina. LR sono invece le iniziali di Luis Raifer, grande ispiratore di questo superbo vino, nonché uno dei pionieri della rivoluzione qualitativa in Alto Adige.
Cantina San Paolo – Sanctissimus (Pinot Bianco)
Una raffinata riserva che “esiste da più di un secolo”, da vigne di circa 120 anni.
Pfannenstielhof – Der Pfannestiel (Schiava e Lagrein)
Il Santa Maddalena portato alla perfezione, nonché suo degno ambasciatore.
Tiefenbrunner – Feldmarschall von Fenner (Müller-Thurgau)
Superlativo nettare dalle spiccate note minerali e aromatiche, che cresce a 1.000 metri di quota.
Cantina San Michele Appiano – Appius (Chardonnay, Pinot Bianco, Pinot Grigio, Sauvignon Blanc)
L’ultimo eccezionale progetto di Hans Terzer, il meglio che si possa ottenere “delle nostre uve, delle nostre viti e dei nostri terroir”.
Cantina Tramin – Epokale (Gewürztraminer)
Geniale e ispirata espressione di vendemmia tardiva, con ben sette anni di affinamento, nella suggestiva miniera di Ridanna Monteneve.
Gump Hof – Markus Prackwieser – Renessaince (Sauvignon Blanc) e Renessaince (Pinot Bianco)
Le vendemmie solo eccellenti, i vecchi vigneti e l’ottima capacità di invecchiamento sono solo alcune caratteristiche di queste due icone.
Tenuta J. Hofstätter – Roccolo (Pinot Nero) e Sant’Urbano (Pinot Nero)
Roccolo è, semplicemente, il più antico vigneto di Pinot Nero in Alto Adige. Sant’Urbano, a Mazon dal 1962, è sinonimo per eccellenza, sempre di tale vitigno e sempre nella provincia di Bolzano.
Tenuta Alois Lageder – Löwengang (Chardonnay) e Cor Römigberg (Cabernet Sauvignon)
Dai migliori appezzamenti dell’omonima tenuta a Malgrè con viti di circa 145 anni, Löwengang è il primo bianco italiano a posizionarsi con successo sui mercati internazionali. Cor Römigberg proviene dall’appezzamento nominato ‘Cor’ (dal latino cuore), nel 1986, dove emerge appieno il concetto di azienda agricola come organismo vivente a ciclo chiuso.
Cantina Girlan – Gschleier Alte Reben (Vernatsch) e Vigna Ganger (Pinot Nero)
Da una delle zone più rinomate, con vigne tra gli 80 e 110 anni, Gschleier è sicuramente un capolavoro della viticoltura altotesina. Vigna Ganger è invece un vigneto monopole particolarmente vocato alla produzione di Pinot nero che evidenzia la ricerca spassionata di un “Cru”.
Cantina Terlano – Terlaner I Primo Grande Cuvée (Pinot Bianco, Chardonnay, e Sauvignon Blanc) e Rarity (Pinot Bianco e/o Chardonnay e/o Sauvignon Blanc e/o Terlaner)
Terlaner I Grande Cuvée rappresenta l’essenza più intima della cantina ed incarna la tradizione secolare attraverso una selezione maniacale dei vigneti. Rarity personifica il metodo di bottiglie speciali di vini bianchi invecchiati, maturati per almeno dieci anni all’interno di cisterne d’acciaio in pressione.
Nals Margreid – Sirmian (Pinot Bianco) e Nama (Chardonnay, Pinot Bianco, Sauvignon)
Sirmian è il monovarietale che descrive splendidamente le potenzialità del terroir altotesino. Nama delinea, invece, la cuvée dell’eccellenza che rivela le origini della cantina con le prime due lettere dei paesi Nals e Margreid.
Franz Haas – Schweizer (Pinot Nero) e Ponkler (Pinot Nero)
Schweizer è il gioiello enologico della cantina prodotto solo nelle migliori annate, dai vigneti più alti di Egna, Montagna e Aldino, a bassissima resa. Ponkler, ovvero “il Pinot Nero con l’anima”, è una perla che nasce da una promessa fatta a Francesco Arrigoni, colpito dalla bellezza di tale cru nel comune di Aldino.