Un ristorante dedicato ai ravioli cinesi nella capitale della pasta ripiena: questa è stata la sfida di Lingfen Hu, nata in Cina e arrivata in Italia giovanissima. La sua decisione è maturata durante la pandemia: «Mi sono resa conto che il mio lavoro precedente di commerciale estero per le aziende italiane non mi rendeva felice; la mia passione è la cucina – racconta – e così ho deciso di studiare alla Food Genius Academy di Milano con il progetto ambizioso di aprire il mio locale, piccolo e accogliente, e proporre piatti “migranti” ovvero senza etichette, che nascono dalle esperienze e dai viaggi».
Come i ravioli Sardegna nel Cuore, di cui ci regala la ricetta, ispirati alla terra che da 19 anni ospita i genitori della cuoca e che lei ama e visita più volte l’anno. Dopo un’esperienza in un ristorante bolognese, Ling ha iniziato nel 2021 con i ravioli perché «sono per me un comfort food con un altissimo valore affettivo: in casa tutta la famiglia è sempre stata coinvolta nella preparazione, era un momento di grande festa e ho scoperto con piacere che non era così diverso da quello che succedeva nelle altre famiglie bolognesi quando si preparano i tortellini!». La linea gastronomica di Ling’s Ravioleria Migrante parte dalla Cina, in particolare dalle montagne dello Zhejiang, e si arricchisce delle esperienze della chef, che ama viaggiare soprattutto in Asia, dove visita i mercati rionali, assaggia e partecipa ai corsi di cucina locale. Oltre ai ravioli preparati con materie prime locali come il Furmai (formaggio) di Vacca Bianca Modenese o il guanciale stagionato di Mora Romagnola, nel menu ci sono anche piatti occidentali che strizzano l’occhio all’Emilia Romagna (o alla Sardegna) e dolci francesi come la tarte Tatin con le mele o con le pesche, ormai un classico della ravioleria.
Ma il piatto che meglio rappresenta le radici della cuoca è la frittata di gamberetti: «Quando ero piccola mangiavo i gamberi solo a Capodanno, era per me motivo di festa. Oggi preparo una frittata con cipollotto e zenzero, e la servo con una salsa teriyaki preparata da noi». Ling si dedica con cura anche all’essiccazione di verdure ed erbe, come le ha insegnato la nonna contadina, che non aveva alternative se voleva conservare i frutti del suo orto esaltandone gusto e consistenza. Bologna ha accolto la cucina di Ling a braccia aperte; nella città delle tradizioni la cucina cinese sta avendo sempre più successo e i clienti sono interessati a scoprire nuovipiatti, ma anche curiosi di imparare a cucinarli: «Quando abbiamo inaugurato, i clienti pensavano facessi le raviole bolognesi», spiega sorridendo Lingfen riferendosi ai tipici dolcetti di pastafrolla con un cuore di mostarda alla frutta. «Ma dopo più di tre anni di attività, vengono proprio per mangiare i nostri ravioli, fatti sì con farina bolognese, ma dall’animo cinese».
Anche i workshop sono sempre affollati: Ling’s Ravioleria Migrante infatti è un ristorante, ma anche una scuola di cucina. «Amo cucinare con i miei clienti, ma anche condividere la degustazione di tè cinesi e giapponesi in abbinamento ai ravioli», confessa la cuoca che è anche sommelier del tè. E aggiunge soddisfatta: «Non possiamo ancora affermare che la cucina cinese sia ben conosciuta, ma sono lontani i tempi in cui si pensava si trattasse solo di riso cantonese e pollo in agrodolce. Oggi è finalmente considerata una cucina eccezionale, che può vantare tipicità regionali molto diverse».