Fasi del lavoro sulle arnie

L’uomo che sussurrava alle api

Alessandro Iacono è il più giovane apicoltore di Ischia. Grato alla sua terra e alla natura, ne fa più una missione che un mestiere. E non a caso salva e adotta alveari.

«Oggi si vuole tutto e subito, soprattutto i più giovani che hanno poca attitudine al sacrificio». E di sacrifici ne sa qualcosa Alessandro Iacono (una maturità nell’esprimersi che va oltre l’età anagrafica, venticinque anni) che tanti ne ha fatti per inseguire la sua vocazione: essere un apicoltore. Essere e non fare, tiene a precisare. Una vita che vuol dire soprattutto assecondare il ritmo della natura (al contrario dell’atteggiamento generale che continua a prevalere) e grande spirito di abnegazione tra sveglie prima dell’alba, ore sotto al sole, meno tempo libero e vacanze dei coetanei. Ma ogni mattina che il sole si alza sulla baia della Pelara – piccola insenatura nel versante sudoccidentale di Ischia, tra le più conosciute Scannella e Sorgeto – dove si trovano i quaranta alveari, Alessandro inizia sempre con il sorriso la giornata tra le sue “ragazze” (come chiama le api delle sottospecie ligustica e buckfast) che gli rendono millefiori di macchia mediterranea e miele di ailanto (molto ricercato per il suo gusto fruttato, quasi di pesca) e melata. «Quest’ultima deriva dalla secrezione zuccherina – spiega – dei tronchi degli alberi. Le api la raccolgono, la elaborano con gli enzimi e formano un prodotto energetico e ricco di sali minerali. Viene molto apprezzata dai nostri clienti».

Questi sono proprio i mesi clou di produzione (da maggio a settembre) di Oro D’Ischia, con la sveglia che suona alle 5 di mattina per evitare il caldo reso ancora più insopportabile dalla tuta di protezione: «Mi prendo cura di queste creature quasi undici ore al giorno: le due minacce peggiori sono l’acaro Varroa destructor, che si nutre delle loro covate, e gli effetti dei cambiamenti climatici che anticipano sempre più le fioriture e provocano siccità». Negli anni tanti amici sono andati via da Ischia per mancanza di lavoro e anche nel suo caso la tentazione c’è stata: «Ma il richiamo della natura è stato più forte. L’isola è bella però, come dice il nome stesso, ti isola e allora bisogna essere bravi a cogliere le opportunità che ti può offrire». Fioriture di macchia mediterranea (elicriso, lavanda, acacia, euforbia, ginestra), tufo verde nel terreno che conferisce ai nettari sentori più fruttati, la vicinanza al mare: un insieme di elementi che influiscono positivamente sullo stile di vita delle api e di conseguenza sul loro prodotto finale. Su tutto questo Alessandro ha aperto gli occhi e capito che gli sarebbero valse grandi soddisfazioni. «Basti pensare solo agli effetti benefici dello iodio. Anche il sodio presente nella salsedine è importante perché questi insetti ne hanno bisogno nella loro dieta e qui riescono a raccoglierne piccole quantità trasportate dal vento», spiega l’apicoltore della Pelara. Tutta una serie di circostanze favorevoli alla produzione di questo “oro giallo” a cui si è aggiunta la scelta di adottare un’apicoltura minimale (in fase di conversione al biologico), a partire dalle arnie realizzate con legno di abete vergine e non trattato: «Le abbiamo costruite direttamente noi». E quando si rivolge a “noi” Alessandro parla dei suoi genitori, le sole altre quattro mani dietro Oro d’Ischia. «Nel mio caso sono stati madre e padre a seguire le orme del figlio e non il contrario. Ero all’università – ricorda – e mentre studiavo agraria nel 2018 ho deciso di realizzare questo sogno che avevo fin da bambino. È stato uno zio a ispirarmi, da lui ho ereditato i miei primi sette alveari».

Oro d’Ischia oggi resta volutamente una produzione di nicchia: «Arriviamo a una decina di quintali all’anno. Non ci interessa che la qualità e soddisfare la richiesta di chi per primo ha creduto in noi. Infatti al momento vendiamo solo sull’isola e dintorni però siamo ambiziosi e stiamo lanciando una piattaforma di e-commerce», precisa. E acquistare un barattolo di miele può essere anche l’occasione per vivere una giornata da apicoltore: la sua tenuta è infatti aperta alle visite, basta prenotare chiamando il numero sulla pagina Facebook Miele Oro d’Ischia. «Sono particolarmente contento quando ci vengono a trovare i bambini: cerco di sensibilizzarli all’apicoltura perché vuol dire rispetto della natura, per me fondamentale. E infatti ci tengo a precisare che con la nostra attività alle api non togliamo nulla. Le portiamo a una produzione maggiore di miele, curandole ogni giorno, in modo che abbiano sempre le loro scorte. Tutto ciò che si trova al di sopra del melario è un di più». Ma la cultura già sta cambiando: «In questa fase di produzione capita che gli alveari si sdoppino andando a crescere nei posti più improbabili e se prima le persone li distruggevano o gli davano fuoco, oggi mi chiamano per salvarli. Le api le rassicuro, ci parlo, tra di noi c’è una sintonia speciale: capiscono che mi sto per prendere cura di loro. Questo è un lavoro davvero bellissimo, peccato solo che lo Stato aiuti poco noi giovani apicoltori che siamo ancora considerati un settore marginale».

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Foto di copertina: fasi del lavoro sulle arnie

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