L’acqua che scorre placida sul Canal Grande, affollato di vaporetti, motoscafi e gondole, è dello stesso mare che un quarto di secolo fa lo ha portato in Italia: l’Adriatico. «Non avrei mai immaginato di poter sedere, un giorno, su una terrazza di questa meravigliosa città e ammirare questo spettacolo» afferma Eugen Gjokaj, meglio conosciuto come Gheni, panificatore e imprenditore di successo, proprietario di un panificio a Mirano, del bàcaro Gheni Pan e Vin e ora anche di un ristorante, il Gheni Restaurant, a Venezia.
In Veneto è arrivato nel 2005 dalla Puglia per lavorare in un panificio: è lì che è nata la sua passione per il pane e cresciuta la consapevolezza che quello sarebbe stato il suo mezzo per esprimersi e abbattere barriere. In vent’anni Gheni, originario di Rrëshen Mirditë in Albania e con doppia cittadinanza italo-albanese, brucia le tappe: nel 2011, dopo sei anni di gavetta passati a esplorare e fare proprio il mondo del pane, apre il suo primo panificio a Mira, per poi trasferirsi nel 2016 a Mirano in un nuovo negozio dove, alla produzione del pane, aggiunge presto anche la pasticceria e un servizio di bar-caffetteria. Un’idea che lo trasforma subito in un luogo d’incontro e di appuntamento per molti abitanti del quartiere: la gente passa per comprare il pane e poi si ferma per un caffè e un pasticcino, si siede a uno dei suoi tavoli a sfogliare i giornali, lavora al computer, chiacchiera con gli altri avventori, socializza e si confronta. “Ci vediamo da Gheni” senti ormai dire in questa cittadina di circa 30mila abitanti alle porte di Venezia.
«I negozi di quartiere sono contenitori sociali. Se vai a comprare il pane al supermercato nessuno ti chiede come stai. Ho insegnato al personale a essere sempre gentile e sorridente con chi passa in negozio. Diamo valore alle persone che non sono un numero. Ognuno entra con la sua storia, i suoi pensieri e merita attenzione e rispetto», puntualizza Gheni, aggiungendo: «Per me è come condividere parte della giornata con i clienti che ci scelgono. La responsabilità di un panificatore consiste proprio nel preparare prodotti buoni e leggeri che si uniscono a gesti d’affetto e di amore. Mi emoziona pensare a una mamma che prepara il pane con la marmellata per la colazione di suo figlio, oppure alla nonna che lo porta in tavola per condividerlo con la famiglia e i nipoti, all’anziano che alla sera conclude la serata con una tazza di latte accompagnato da un tozzo di pane». Gesti semplici, emozioni e sapori che tornano spesso nel racconto della sua vita e che sono alla base di tutte le sue attività imprenditoriali legate al mondo della cucina e della gastronomia.
«In queste diverse realtà è racchiusa la mia passione, la mia vita, tanti sacrifici e la volontà di far star bene le persone attraverso la materia prima di qualità e un servizio ineccepibile». Se gli chiedi come sia riuscito a realizzare tutto ciò in pochi anni lui risponde: «Il mio business plan è l’impegno, il sacrificio, il lavoro, la pazienza, la lealtà verso il pubblico e verso i clienti. Lavoro dalle 14 alle 15 ore al giorno, da quando avevo 15 anni, sette giorni su sette, e sono contento soltanto se le persone che escono dal panificio, dal bàcaro e dal ristorante sono felici di averci scelto». Ma nonostante abbia coronato gran parte dei suoi sogni, Gheni rimane saldamente coi piedi per terra e legato alle sue radici, continuando a fare personalmente il pane. Prepararlo per il suo ristorante, insieme ad alcuni dessert, è per lui una grande soddisfazione oltre che un’assunzione di responsabilità. «Il pane ha un’importanza centrale ed è fondamentale nella riuscita di un servizio: rappresenta la prima impressione che un ristorante offre ai clienti, un piccolo assaggio dell’esperienza culinaria che li attende. Preparo personalmente il cestino: schiacciata, ciabatta, pane alla curcuma, di segale, ai cereali, di grano duro, focaccia, i grissini tirati a mano. Per il futuro non escluso la possibilità di portare a tavola il pane tradizionale del mio paese d’origine».