Apicoltore nomade, innovatore senza bramosia di riconoscimenti, sempre pronto al sorriso e alla battuta ma anche prodigo di pensieri profondi – di quelli capaci di essere di sprone all’approfondimento – che nascevano dall’osservazione della natura e non da superbia meditativa.
Tutto questo era – e continua a essere per molti, ancora increduli che un brutale incidente stradale lo abbia portato via lo scorso aprile – Andrea Paternoster, fondatore di Mieli Thun: un’azienda produttrice di mieli, e non di miele, perché valorizzare la diversità e le infinite potenzialità aromatiche frutto della collaborazione tra natura, api e uomo ne è da sempre stato al centro del lavoro. Ma anche e soprattutto un laboratorio di idee e di divulgazione, che dalle verdi colline di Vigo di Ton – nel cuore della Val di Non, a poca distanza dal castello medievale di Thun – è riuscito ad arrivare in ogni angolo del mondo, nelle cucine di chef stellati e sugli scaffali delle botteghe attente al buono così come nelle aule scolastiche.
Tutto questo grazie all’incredibile energia di Andrea e a un pensiero sempre in movimento da cui nasceva un caos generativo di cui era difficile tener traccia dall’esterno. A tirarne le fila, e a portare avanti la filosofia secondo cui il miele è un “nobile ingrediente” da valorizzare in cucina, ci sono ora le figlie insieme ad alcuni collaboratori più stretti. Elena, la più giovane, era già entrata in azienda nel settore commerciale mentre Francesca, da poco laureata in Economia e Management, aveva iniziato a lavorare a Roma. Dopo lo shock iniziale, entrambe non hanno avuto dubbi sul continuare l’attività del padre: «Per me è stato come mantenere una promessa, fatta a me stessa e a papà», racconta Francesca che poche settimane fa è stata a far lezione all’Accademia di Niko Romito, dove dal 2012 c’è un apiario didattico e produttivo di Mieli Thun.
«Abbiamo naturalmente mille cose da imparare, e stiamo cercando di rimettere insieme i pezzi dei tantissimi progetti avviati da nostro padre. Ci sono molte idee, ma ci vorrà del tempo per renderle concrete». Quello che non cambierà, di certo, sarà la produzione di mieli puri – la gamma di Mieli Thun ne comprende 28: da quello di cardo, cremoso e cristallizzato, molto amato da Francesca, a quello di ailanto, o albero del Paradiso, che Elena adora per il suo profumo di pesca – e l’impegno a rafforzarne la cultura e a sostenere progetti a tutela delle api. Pensando soprattutto al benessere delle generazioni future: «Confrontandoci con altri apicoltori ci siamo rese conto di quanto sia critica la situazione.
Di miele in Italia non ce n’è quasi più, ormai si vedono più fioriture nelle città che nelle campagne o in montagna. Certo, così diventa più pregiato e ne aumenta il valore ma bisogna avvicinare le persone a questo prodotto e alle api: il più grande esempio di collettività e di capacità di collaborare per raggiungere obiettivi comuni».