Il fascino delle insegne vintage e un po’ scolorite, l’atmosfera fané, gli aneddoti e le conoscenze che si tramandano di generazione in generazione, il piacere di soffermarsi un minuto in più a chiacchierare con chi sta dietro al banco: tutti elementi che ci fanno amare le belle botteghe di una volta, con storia e storie alle spalle. Ma se è vero che oggi è arduo resistere contro l’invasione di centri commerciali e catene, non è solo per questo che c’è da stare allegri di fronte al nuovo trend romano che vede l’apertura di botteghe dagli ambienti contemporanei, scintillanti di acciaio o dal design creativo. Perché i “bottegai” di oggi – spesso giovani, spesso donne, sempre pieni di passione al di là dei dati anagrafici – hanno soprattutto un approccio orientato alla qualità e all’etica (dei prodotti, del lavoro, di vita) differente, legato al mondo attuale e alle nuove sfide e consapevolezze che pone. Ecco allora una piccola – e incompleta, anche perché le “conferme” e le prossime aperture non mancano – mappa delle più interessanti botteghe cittadine di nuova generazione.
In via Ancona, alle spalle della statua del bersagliere che campeggia a Porta Pia, ha aperto da poco la nuova sede della Drogheria Europea, proprio di fronte a quella esistente. Nato già nel 2021 per la vendita online e poi con un piccolo negozio fisico adesso dedicato agli oggetti di design a tema, il progetto si basa sull’attenta ricerca e sulla proposta di specialità in gran parte straniere – prevalentemente dal Nord Europa ma c’è posto anche per Francia e Spagna, ad esempio – spesso introvabili in Italia: arrivano così dalla Danimarca le profumate spezie di Mill&Mortar, le morbide liquirizie dolci ricoperte di cioccolato Lakrids by Bulow (grossi bonbon che fanno la gioia degli expat nostalgici ma anche di chi li ha scoperti proprio qui), le gelatine gourmet di Wally and Whiz (per esempio: al fiore di sambuco e zenzero) e le portentose “erbe liquide” di Northern Greens (dal dragoncello all’aglio orsino, ne basta una goccia per dare sapore a piatti e salse). Dalla Francia giungono i patè della storica maison Dubernet e le goduriose creme spalmabili del salon de thé parigino Angelina; dal Belgio ecco Gimber, drink alcol free che concentra tutta la fresca piccantezza dello zenzero biologico (e ora anche dello yuzu) da utilizzare anche in mixology o in cucina; dal Regno Unito le bevande analcoliche arricchite da estratti botanici Firefly e il gin Isle of Harris (prodotto nelle isole scozzesi delle Ebridi e infuso con la rara alga Sugar Kelp) che completa la bella selezione di gin e distillati – anche analcolici – di tutta Europa; dalla Spagna il gazpacho tradizionale in bottiglia e le conserve ittiche del Cantabrico. Ma c’è posto naturalmente anche per l’Italia, dalle tisane biologiche italiane di Wilden Herbals alla pasta marchigiana di Pietro Massi, e altro ancora. A far da filo conduttore tra gli scaffali sono le caratteristiche di innovazione, sostenibilità e attenzione al packaging ma soprattutto alla qualità, che guidano Edoardo Cova Minotti (giovane ma già ferrato in management e marketing e grande appassionato di food) e il suo team nella selezione sempre work in progress, fatta di visite e contatti personali con i produttori: «Nell’estate 2020 mi sono messo in viaggio perlustrando il Nord Europa, mentre tutti consigliavano di rimanere in Italia per le tanto attese vacanze post-Covid. Germania, Svezia e Danimarca erano Paesi che non conoscevo ma dove ho trovato tantissimi prodotti interessanti, e per noi del tutto nuovi. Ho pensato di proporli prima online e poi anche fisicamente, per dar modo di vederli e magari anche assaggiarli. Ho scelto Roma non solo perché per metà milanese e per metà romano ma anche perché penso che sia il posto giusto, dove qualcosa del genere ancora mancava».
A Monteverde, invece, ha aperto a inizio anno Pizzicàrola (nella foto di apertura): evoluzione dall’accento femminile e contemporaneo della classica bottega da “pizzicarolo” (salumiere, o meglio in origine “un venditore di pizze e di formaggi ovvero di roba che pizzica il palato”), vede dietro al banco – e alla ricerca dei prodotti e dei fornitori, «aziende che fanno agricoltura organica, naturale ed eroica sul territorio» – Carola Calò, già parte del team di Retrobottega tra sala, cucina e pastificio, insieme a una piccola squadra di collaboratrici pronte a dare consigli. Lontano dalle nostalgie passatiste e dal finto ecologismo, il negozio affianca al bel bancone con salumi e formaggi di nicchia (a cominciare dai latticini di Ammano, in arrivo da Fiumicino) le scaffalature in acciaio e un supporto centrale che all’ora giusta si trasforma da banco per le cassette di frutta e verdura (che vengono anche trasformate, fermentate o conservate in altro modo: qui nulla va sprecato, coerentemente alla linea ispiratrice dell’intero progetto) in tavolo per l’aperitivo, con candele accese, calici di vini o birre artigianali e piccoli assaggi e selezioni di formaggi, salumi, bruschette e sfizi vari a cominciare dalle verdure di cui sopra; o anche per degustazioni guidate, come quella recente di “formaggi brutali” con l’esperto trentino Francesco Gubert. Agli scaffali tanti prodotti interessanti: dai pomodori pugliesi di Paglione ai vari fermentati della CibOfficina di Carlo Nesler, dalle salsicce che uniscono carni e verdure bio di Pulicaro alle confetture di Marco Colzani. E poi, naturalmente, pani e focacce di RetroBottega e i chicchi di caffè specialty di RetroCaffè.
Ci si sposta nel quartiere Appio Claudio – poco lontano dal verde del Parco degli Acquedotti – per trovare la nuova sede fisica (dopo l’avvio online con consegna a domicilio) delle selezioni di Sandro Tomei, esperto affinatore di salumi e formaggi e creatore di cose buone in collaborazione con aziende e artigiani scelti in base a professionalità e sintonia: da Cagliostro, aglio nero fermentato di sua produzione, a Leila, strepitosa mortadella battezzata in onore della principessa di Guerre Stellari (proposta pure lavorata come mousse), dalla sua corallina al Ratafì, formaggio erborinato affinato nella tipica Ratafia, liquore abruzzese di visciole e vino, fino al Biancamela, formaggio vaccino affinato con Brandy, mele e cannella. Ma c’è molto altro al bancone di Tomei Cibo Giusto, nome che è già una dichiarazione di intenti avvalorata dalla presentazione della bottega che, si legge, “ricerca cibo che non sia soltanto molto buono ma che rispetti anche valori come la genuinità, l’impatto sociale ed economico e il rispetto dell’ambiente e delle tradizioni”. Passato dall’industria alimentare al mondo delle specialità alimentari improntate alla qualità, al rigore e alla ricerca (e pure ai rapporti umani e sociali), Tomei – classe 1962 – ha dalla sua una grande esperienza unita a un’inesauribile voglia di fare, di sperimentare e di raccontare: che sia dietro al banco della sua bottega o ai tanti eventi romani cui partecipa con entusiasmo. E mostra di non avere remore e paletti “tradizionalisti” proponendo pure la crema Cacio e Pepe già pronta in busta, perfetta per chi vuole strappare applausi ai propri ospiti con il grande classico romanesco senza rischi.
Se vi trovate da questa parte della città, poi, vale la pena fare un salto anche da Buh, la bottega di “prodotti di bufala da paura” aperta lo scorso anno da Marco Pucciotti che da fine maggio accanto a formaggi e latticini ospita anche l’avamposto romano di Meraviglie in Pasta, il laboratorio artigianale di pasta fresca di Angela Fiorini e le sue figlie a Zagarolo: si possono trovare così anche in città gnocchi e tortelli, fettuccine e caserecce, fino ravioli dai ripieni più vari, a cominciare da quelli con la ricotta di bufala.
È in pieno centro invece, nel cuore della Roma più antica tra via Giulia e corso Vittorio Emanuele II, lo spazio dedicato a pane, dolci e design di Tulipane: una bakery dallo spirito contemporaneo ma autentico, con le grandi pagnotte da grani e farine selezionati in base a qualità e caratteristiche aromatiche (al di là delle “mode” e degli slogan di successo) esposte sulla rastrelliera alle spalle del bancone dove ci sono squisite focacce farcite – magari da completare all’ultimo con un filo d’olio d’oliva extravergine o aromatizzato al limone – e qualche assaggio dalla cucina-laboratorio (come la panzanella o i panini imbottiti), e di fronte il banco pasticceria con torte, biscotti, croissant giustamente burrosi e dessert monoporzione da accompagnare a un buon caffè. Tulipane è anche una po’ bottega, con una piccola ma curata selezione di prodotti anche in vendita – dagli extravergine alle confetture, fino alle buonissime e insolite bibite che accompagnano gli assaggi salati – ma è soprattutto un luogo eclettico votato alla bellezza, oltre che alla bontà: dalle decorazioni di farina e intagli che impreziosiscono le profumate pagnotte di perciasacchi o farro monococco al packaging. Ma soprattutto agli arredi del salottino adiacente, dove ogni cosa – quadri e opere di giovani artisti ma pure divani, poltrone, paralumi e altri oggetti, recuperati e portati a nuova vita con colori o tessuti di grande personalità – è in vendita. Mentre al piano superiore, sono in via di ultimazione anche delle camere per accogliere visitatori in cerca di un angolo magico e tranquillo (e di una grande prima colazione) a Roma. Nulla è casuale: dietro al progetto ci sono infatti Sara Bonamini (giornalista esperta in panificazione, pizza e farine, con alle spalle tanti anni di lavoro al Gambero Rosso) e Flaminia Fratini, consulente d’arredo che seleziona con cura maniacale pezzi unici, attingendo al modernariato degli anni 50 e agli arredi di recupero. A dar loro man forte una piccola ma solida brigata di giovani panificatori e pasticceri che ogni giorno mettono in forma le loro idee con acqua, lievito e farina: «Attraverso il pane raccontiamo il nostro modo di vedere l’alimentazione e la gastronomia, alla scoperta di agricoltori, allevatori e trasformatori che rispettano l’ambiente e la natura», spiegano le due ideatrici.