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Vini rossi da bere in estate

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Otto vini rossi da stappare (o svitare) per l’estate

La nostra selezione di etichette da bere subito – meglio se raffreddate –, capaci di reggere le temperature estive senza affaticare il palato.

L’estate e il sole, la calura, la ricerca dell’ombra per un pasto leggero. Per chi la sete l’ha già placata, ma non rinuncia a un calice di vino, viene immediato pensare a un bianco gelido e tagliente. E invece qualche volta si può sorprendere l’ospite al tavolo suggerendo un rosso capace di reggere le basse temperature di servizio e di finire sorseggiato senza rimanere troppo a scaldarsi nel bicchiere. Possibile? Certo che sì. E l’Italia è ricca di vitigni autoctoni oggi tornati in auge proprio per la capacità di dar vita a vini rossi seducenti, snelli, agili e di grande beva. Bottiglie che si possono stappare (o svitare) senza paura di eccessi. Cheers!

Cà Maiol – Groviglio Valtènesi Riviera del Garda Classico Doc

Il Groppello è un vitigno che si presta a un lavoro di cesello nella vinificazione, offrendo una sintesi di aromi e freschezza che nel calice ha tutte le caratteristiche per una beva estiva. La trasparenza del rosso brillante fa intuire già al primo sguardo che non si tratta di un vino di struttura, ma lungi dalla banalità è intrigante e succoso. Il Groviglio di Cà Maiol vuole essere un omaggio al territorio e alla storia delle vigne che crescono tra lago di Garda e cielo. I profumi floreali sono resi più eleganti da sfumature agrumate, mentre il sorso è elegante per un vino scattante, snello, con un tannino levigato che asciuga leggermente la bocca. Si abbina dunque con pesci grassi di lago e carni bianche speziate, quando le serate si allungano oltre l’aperitivo.

Podere Vito Cardinali – Costa Lisiano Marche Rosso Igt

Ottenuto da uve Lacrima di Morro d’Alba in purezza, sorprende per eleganza appena si avvicina il calice al naso. La lunga macerazione riesce ad estrarre l’aromaticità dell’uva, che rende guizzante il sorso, ma allo stesso tempo dà profondità a un vino che rischia di finire troppo presto aiutato dal basso tenore alcolico. Questo vino conquista anche gli amanti della Lacrima di spessore e profondità, capace di invecchiare con eleganza, per la finezza con cui veste la spigliatezza giovanile. Rinfrescata, lascia emergere una balsamicità mediterranea che chiama formaggi e salumi della terra marchigiana, ma anche burro e alici oppure carni leggermente speziate.

Ettore Germano – Langhe Nebbiolo 2022

Dalle vigne a quasi 400 metri sulle colline langarole, Sergio Germano ruba i grappoli alle vigne giovani do Nebbiolo per un vino che volutamente gioca di leggerezza e astrazione. Il vitigno c’è, nella sua croccante compattezza, ma una veloce separazione del mosto dalle bucce lo lascia in balia dei profumi primari. Il colore è scarico, con una trasparenza brillante, e la freschezza la fa da padrona per un sorso che non riesce a stancare. Perfetto per l’estate, schiva i piatti più robusti della tradizione piemontese e sceglie fritti leggeri, crostini, ravioli di verdure e pasta al ragù di cortile.

Planeta Winery – Cerasuolo di Vittoria 2022

Il nome dell’unica (al momento) Docg di Sicilia deriva da “cerasa”, ovvero la ciliegia nel dialetto siciliano. E il rimando è immediato alla freschezza golosa e alla succosità del frutto per questo vino che nasce dalle campagne di Dorilli, tra il mare e i monti Iblei. La cantina Planeta firma un blend di Nero d’Avola e Frappato che porta in dote la struttura del primo e la spinta vivace del secondo, giocando su un equilibrio che porta nel calice un vino spigliato eppure non frivolo, snello, floreale e sapido tanto da risultare elegante pur nella facilità di beva. Servito fresco (ma anche freddo non va male) si accompagna perfettamente a piatti estivi del Mediterraneo come pesce grigliato o crudité, cous cous con verdure, pasta con le sarde oppure con le straordinarie verdure di Sicilia.

Mora & Memo – Nau Cannonau di Sardegna Doc 2022

Il Cannonau firmato da Elisabetta Pala si colloca a metà tra intensità e flessuosità. Frutto di uve da vigneti di trent’anni, il vino deriva dalla macerazione sulle bucce un colore oscuro alla vista nel calice, rivelandosi però speziato e sinuoso al naso. Tra frutti rossi croccanti e note di terra asciugata dal sole, macchia mediterranea e polvere di tè, si presente al palato seducente e teso. È contemporaneamente morbido e nervoso, perfetto per salumi e formaggi che in terra di Sardegna sono una “merenda” per ogni ora del giorno.

Cantina Girlan – 448 s.l.m. Vernatsch

Anche se la Gschleier Alte Reben Vernatsch è un gioiello di complessità firmato Girlan, l’estate invita a scoprire l’altra Schiava della cantina altoatesina, che porta nel nome l’altitudine dei vigneti. Da un maso storico e da diversi appezzamenti della zona di produzione, le uve Vernatsch portano con sé i minerali di un terreno antico e in cantina non succede quasi nulla: acciaio, lunga macerazione sulle bucce perché il vino prenda un po’ di colore e struttura, affinamento in vasche di cemento. Et voilà, eleganza e succo giocano nel calice, tra fiori e frutta secca, ciliegia acerba e divagazioni erbacee, per un vino che parla di montagna e finisce presto. Il pairing va dallo speck ai formaggi di malga.

Cantine Olivella – Piedirosso Vipt Vesuvio Dop 2022

In un panorama di vitigni campani probabilmente poco vocati per un consumo “leggero” nella stagione calda, non affatica il sorso questo vitigno autoctono che porta con se molta frutta e tannini eleganti. Il Piedirosso è un vino che seduce con profumi di ciliegia matura e sfumature pepate, ma nella linearità della proposta di Cantina Olivella porta in dote anche la mineralità dei suoli vulcanici. “Vipt” è il participio passato del verbo vìppere (bere in dialetto partenopeo) e in effetti tende a finire con i primi conditi e le carni arrosto della cucina locale.

Azienda Agricola De Martin – Silenzio

La Pavana è un vitigno antico dell’area bellunese e proprio dalle Prealpi viene questo gioco d’equilibrio tra polpa e succo, acidità elegante e un tocco di rusticità. In casa De Martin avvertono: «Non aspettarti vini classici, i nostri non sono vini stravolti, non sono ritoccati e ruffiani. Sono vini di montagna che interpretano il nostro territorio». Lo stile è dunque naturale, la mano è felice e porta nel calice finezza da bere, accompagnando la merenda del contadino tra pane e formaggio con verdure dell’orto.

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Foto di copertina: Shutterstock.com/Dasha Petrenko

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