Miao Miao Kebab

Panino d’Autore: Miao Miao Kebab

Intervista agli chef Alessandro Miocchi e Giuseppe Lo Iudice, premiati per aver applicato, anche al "panino", la consueta curiosità e creatività, e l’inesauribile verve gastronomica e imprenditoriale che sta dietro alle molte facce del progetto Retrobottega. Premio assegnato in collaborazione con Ethical Food Selection.

Lasciatisi alle spalle la ristorazione gourmet più paludata e i suoi rituali, Alessandro Miocchi e Giuseppe Lo Iudice – il duo di cuochi e imprenditori dietro alla formula cangiante di Retrobottega, ristorante romano che fa della metamorfosi la propria cifra identitaria – continuano a esplorare gli ambiti più liberi e conviviali del fine dining (inteso come cucina raffinata nelle esecuzioni, più che nell’ambiente), così come a sperimentare con altre formule gastronomiche che ne stimolino la fantasia o si adattino meglio ai diversi momenti storici. Se al bancone e ai tavoli condivisi dell’insegna principale servono eccellenti piatti “sostenibili” improntati al nose to tail quanto al foraging, sul quinto quarto quanto sul vegetale, i differenti annessi hanno visto avvicendarsi o convivere diverse anime: dalla pizza – con formula delivery, durante il lockdown – alla prima colazione, dal vino al caffè specialty, dalla pasta fresca al kebab. Proprio al “panino” in veste araba è dedicata la loro più recente avventura: Miao Miao Kebab. Il piccolo locale che in precedenza ospitava il pastificio su via della Stelletta, rivestito di colori, segni e suoni pop, è ora invaso dagli invitanti aromi e fumi della brace su cui cuociono spiedi di montone e si scalda il pane lavash che fa da base alle tre proposte farcite e arrotolate: lo Sheep Adana Kebab, con carne ovina, verdure in insalata, erbe fresche, melassa di melograno e limone arrostito, il Vegetable Dürüm con verdure cotte, spezie e pecorino grattugiato, e il Beef Lahmacun in cui gli ingredienti vegetali del primo sono accolti da una base già condita con manzo, peperoni e pomodori, come nella “pizza” ottomana. «Quella del kebab è in realtà una ricetta che conosce tante anime lungo tutto l’arco mediorientale. Noi abbiamo preferito raccontare la variante turca con i suoi ingredienti e speziature, sumac in primis, riprendendo la tradizione della zona di Adan della cottura sulla “spada” orizzontale, che pare nasca dalle usanze dei soldati dell’impero ottomano, invece dello spiedo verticale che è un’invenzione moderna per facilitare la cottura», spiegano i due. Il risultato è un kebab che è insieme autentico e originale, popolare e da intenditori, buonissimo e godurioso.

Ethical Food Selection

A poco più di dieci anni dalla nascita, l’azienda fondata da Edoardo Cicchinelli con sede a Marino, alle porte di Roma, è riuscita nell’obiettivo di creare una fitta rete di piccoli artigiani e agricoltori che con il loro lavoro contribuiscono a valorizzare le diverse realtà locali italiane. I prodotti sono selezionati direttamente in loco, grazie a uno studio semestrale. Tra questi figurano salumi, formaggi, conserve di qualità e farine etiche e sostenibili che vengono poi inseriti nel catalogo disponibile sia per la ristorazione più attenta sia per i privati. La mission di Ethical Food Selection non è solo quella di fornire ingredienti sani, buoni e giusti, ma è anche di creare una sinergia tra i vari produttori. In che modo? Fornendo alle aziende un supporto sia logistico sia economico, attraverso progetti a lungo termine che garantiscono ingredienti di alta qualità alle varie insegne che abbracciano quotidianamente la filosofia di Edoardo Cicchinelli.
cicchinelliethicalfood.wordpress.com

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Foto di Martino Dini

 

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