Federica Boffa Pio Cesare

Pio Cesare

L’ultima generazione della famiglia Boffa si fa strada tra grandi conferme e nuovi progetti.

La Pio Cesare di Alba ha festeggiato nel 2021 i suoi primi 140 anni. Le celebrazioni hanno purtroppo preso una piega imprevista, con la tragica scomparsa di Pio Boffa proprio all’inizio di quell’anno. Poco dopo è stata la figlia Federica, di soli 24 anni, a prendere il timone e assumere la responsabilità di traghettare l’azienda nel futuro. È nel centro del paese che si trova ancora il palazzo del Settecento costruito su resti romani in cui Cesare Pio fondò l’impresa nel 1881, in un’epoca in cui si pagava molto di più per dolcetto e barbera rispetto ai Barolo e Barbaresco, ancora poco conosciuti: «Il mio bisnonno è stato un vero pioniere — racconta Federica Boffa —, iniziando a viaggiare all’estero per raccontare queste due eccellenze delle Langhe. È stato addirittura uno dei primi a ottenere un passaporto: il suo aveva il numero 54». Pio Boffa, in seguito, è stato colui che ha cambiato la filosofia della cantina, che fino al 1974 aveva funzionato esclusivamente come négociant, comprando e vendendo vino. Pio capì che invece era tempo di investire sulla qualità e iniziò ad acquistare i terreni dai quali cominciò a ottenere il Barolo e il Barbaresco apprezzati dagli amanti del vino per il loro stile classico e la qualità senza compromessi. Ma non solo. Come aggiunge Federica, «papà era una persona speciale. È stato uno dei primi a puntare anche sullo chardonnay, a metà degli anni 80». Lei che da bambina ha accompagnato i genitori in viaggi in giro per il mondo, imparando l’inglese in tenera età e avendo modo di osservare come si gestiva una vigna, ha fatto tesoro di ogni esperienza. Oggi il suo obiettivo è quello di visitare tutti e 40 i paesi dove i prodotti della cantina sono presenti: «Devo spiegare loro che esistiamo ancora e che l’unica differenza è che ora sono io quella che ci mette la faccia». Diversi altri progetti sono in partenza, come la scommessa sul timorasso e i nuovi vigneti in Alta Langa, una zona nota per gli spumanti Metodo Classico da uve pinot nero e chardonnay. «Ma non produrremo bolle, abbiamo preferito piantare nebbiolo. Lì i vigneti sono a un’altitudine elevata e l’uva ha un’acidità maggiore. Le regole del Barolo e Barbaresco non consentono ancora l’utilizzo di uve di quelle zone ma se le cose dovessero cambiare — considerando anche il cambiamento climatico — vogliamo essere preparati», anticipa la giovane proprietaria. Lei che è la nuova generazione di una famiglia che è riuscita a farsi strada nei percorsi tortuosi della storia, sembra dotata di una bussola interiore che siamo certi la aiuterà nel percorso futuro.

Maggiori informazioni

Alba (Cuneo)
piocesare.it

Leggi anche: Le 50 cantine top dell’anno

Condividi

Facebook
Twitter
LinkedIn
Articoli
correlati