Sono arrivata a Porto via mare, ma non in nave, a differenza di altre generazioni di visitatori. Sono stata trasportata fin qui da un boccone di tartare di tonno, accompagnato da un’ostrica su una pietra screziata che riprendeva le striature dell’ostrica stessa, e da una succosa capasanta riportata alla sua conchiglia e dipinta, direttamente al tavolo, con una salsa al limone. Questi piatti sono opera dello chef Rui Paula del ristorante due stelle Michelin Casa de Chá da Boa Nova (casadechadaboanova.pt), un tempo sala da tè di grande fascino sul lungomare, progettata dal grande architetto portoghese Álvaro Siza Vieira. Le acque turchesi e il panorama mozzafiato oltre la terrazza suggeriscono quanto la città debba la sua bellezza, nonché la sua fama (per non parlare del suo leggendario vino liquoroso), alla posizione strategica sulla costa atlantica.
Prima di fare rientro in città, mio marito e io avevamo gustato 12 portate perfette e, grazie a una carta di vini sensazionale, avevamo bevuto da Monção, al confine settentrionale con la Spagna, a Ribatejo, appena sopra Lisbona. Con oltre 250 varietà di uve autoctone, il Portogallo rappresenta una delle nazioni produttrici di vino più sottovalutate al mondo. Proprio a Porto, l’elegante ponte ad arco in ferro Dom Luís I attraversa il fiume Douro, con edifici colorati che si ergono a gradoni su entrambe le sponde. Le vaste cantine di vino Porto dai tetti arancioni si affacciano sul Palazzo Vescovile e sulla Cattedrale, la simmetria delle rive scoscese, poi, lascia senza fiato. E ancora proseguendo si possono ammirare bellissime chiese in pietra e case interamente rivestite con le famose piastrelle azulejos. Abbiamo scoperto che risulta difficile rimanere indifferenti a questo paesaggio, tanto quanto rimanere affamati. Il che è impossibile. «La gente qui fa spuntini in continuazione e la loro vita ruota letteralmente attorno al cibo», dice ridendo Carine Castro, guida enogastronomica per Culinary Backstreets (culinarybackstreets.com). Il suo tour è certamente indicato per chi è allenato: quasi
sei ore di camminata per il centro storico di Porto, con frequenti pause per gli spuntini, molti dei quali sono essi stessi un pasto. Il piatto forte sono stati i cachorrinhos, salsiccia di maiale e formaggio fuso con salsa piccante in pane croccante, della Cervejaria Gazela (cervejariagazela.pt), un luogo di ritrovo informale con sgabelli alti e birra alla spina che era stato presentato in Parts Unknown da Anthony Bourdain.
Dopo aver salutato Castro dalla banchina, pensammo che tutto quel camminare ci avesse fatto guadagnare un aperitivo anticipato. Nel bar del Museu do Vinho do Porto (museudacidadeporto.pt), ricordo che chiesi informazioni sul Porto bianco, il fratello più leggero e meno famoso del rosso, di solito servito con l’acqua tonica prima di cena, la quale inaspettatamente mi presentò una piccola selezione: Niepoort invecchiato 10 anni, Royal Oporto Extra Dry, Dow’s Fine White Port e persino un Lágrima, la versione dolce e viscosa, più un vino da dessert che da aperitivo. Per i più curiosi, diverse cantine – Quinta do Noval, Sandeman, Cálem – offrono degustazioni, visite guidate o entrambe le cose, proprio di fronte al museo. Ho incontrato Zoe Graham di Churchill’s, cantina vinicola fondata dal padre, John Graham, dopo che la sua famiglia aveva venduto l’antica azienda produttrice di Porto. Era contenta di sapere che stavo provando diversi piatti locali, ma continuava a ripetermi che non sarei potuta andare via senza prima aver assaggiato una francesinha, un panino gigantesco a base di prosciutto e salsiccia ricoperto di formaggio e salsa alla birra. Sembrava un panino impegnativo (“Cibo straordinario per i postumi della sbornia”, ha sottolineato). Alla fine ho ceduto ordinandone uno al T&C, uno dei ristoranti del nuovo complesso museale World of Wine (wow.pt). In questa accogliente e poco illuminata enclave di pietra e legno, un tempo cantina di vino porto, la salsa è a base di porto anziché di birra, il che è comprensibile. WoW è stato concepito da Adrian Bridge, amministratore delegato della Fladgate Partnership, azienda dietro diverse cantine. “L’esperienza” vinicola del complesso è tutta da scoprire (Bridge teme che la parola “museo” sia troppo statica), riuscendo a semplificare in modo creativo gli argomenti trattati, ma senza mai sminuirli. L’experience sul tappo di sughero è anch’essa molto divertente: fornisce informazioni circa l’uso di questa corteccia versatile nelle navicelle spaziali da parte della NASA, per non parlare del discutibile piacere di scoprire quanti tappi di vino corrispondano al proprio peso (cosa che avrei voluto provare prima della francesinha).
Il nostro ultimo pasto in città è stato favoloso, proprio come il primo, ma totalmente diverso. Nel piccolo angolo di giardino appena dietro Almeja (almejaporto.com), con il suo cane e il bambino che sgambettavano qua e là, il giovane chef João Cura ci ha servito falafel, samosa di verdure spolverizzate di cannella su una piastrella azulejo gialla e ricciola, un pesce tenero delle isole Azzorre. Queste influenze lontane ci hanno ricordato che nessuna città marittima vive solo di prodotti locali, così come accade a Porto, dove le idee e gli ingredienti entrano ed escono con la stessa facilità dell’acqua, del vino o delle persone.
Come arrivare
Solitamente il modo migliore per raggiungere Porto dall’Italia è in aereo. Da diversi scali del nostro paese si possono programmare voli diretti coperti per lo più da compagnie low cost. È possibile arrivare anche in nave: Scenic River propone una crociera fluviale di 11 giorni da Porto lungo il fiume Douro che include visite dei vigneti e degustazioni (a partire da 4.790 €, scenicusa.com). Portocvb.com e visitporto.travel sono invece ottimi siti web per chi sta pianificando un viaggio in città e nella regione circostante.
Dove dormire
Torel Palace Porto Oltre ai meravigliosi soffitti intagliati (ce n’è uno decorato con libri sospesi), questa ex scuola del diciannovesimo secolo è sia hotel che sede di Blind, un bar monocromatico e un ristorante a bordo piscina dove abbiamo mangiato moltissimo pesce e bevuto vini originari della vicina Valle del Douro. (Camere a partire da 246€, torelpalaceporto.com). The Yeatman Hotel La Fladgate Partnership, responsabile del progetto WoW possiede anche questo hotel di lusso bianco e immenso, con una piscina a forma di decanter, un ristorante stellato e una vista strepitosa. (Camere a partire da 365 €, the-yeatman-hotel.com).
Un fiumi di vino
Prima che venisse arginato negli anni 60, il viaggio lungo il fiume Douro da Porto era tremendo e le sue strade tortuose ancora peggio.
Presso la Quinta Nova de Nossa Senhora do Carmo (quintanova.com), un’azienda vinicola della Valle del Douro e un hotel Relais & Châteaux, ci sono vecchi filmati di barcaioli che si muovono freneticamente lungo il fiume selvaggio, con le loro barche poco profonde e precariamente cariche di botti. Oggi il viaggio è piacevole e di una bellezza mozzafiato (c’è persino un treno da Porto a Pinhão). La maggior parte delle tenute situate sui pendii ripidi interamente ricoperti di vigneti del fiume offre degustazioni, visite e buon cibo. Quinta do Bomfim (symington.com) dispone anche di un affascinante mini museo. Ho fatto una tranquilla crociera sul fiume (magnificodouro.pt), passando accanto a vigneti, nomi di aziende famose e a qualche curioso affioramento granitico. Ma, soprattutto, ho mangiato bevuto e osservato meravigliata, di solito contemporaneamente: nella fresca e verde sala da pranzo del Quinta da Pacheca, un Wine House Hotel con 10 suite indipendenti a forma di botte immerse tra le vigne (camere a partire da 370 €, quintadapacheca.com); appena sopra le vigne del Bomfim presso la Casa dos Ecos (casa-dos-ecos.com), un pop-up dall’atmosfera rilassata dello chef stellato Pedro Lemos; sulla terrazza del Quinta da Roêda (croftport.com), patria del porto di Croft; o durante un’eccellente cena al ristorante Terraçu’s a Quinta Nova dove il sommelier ha scaldato le pinze per aprire una bottiglia di porto del 1997.
Dove mangiare e bere
È difficile rinunciare agli spuntini in una città come Porto. Una sera, attirati dai luminosi ristorantini, abbiamo cercato, senza riuscirci, di fare sosta in ognuno dei locali invitanti che incontravamo strada facendo per gustare un piccolo piatto. Il tutto per divorare bifanas – panini ripieni di tenero maiale marinato con aglio e spezie – al Conga (congacasadasbifanas.negocio.site) o per rimanere incollati agli sgabelli del Pedro dos Frangos (pedrodosfrangos.pt) per fare scorpacciata di trippa al cumino, salsiccia, prosciutto e fagioli bianchi. Gli abitanti di Porto sono conosciuti come tripeiros, ovvero mangiatori di trippa, probabilmente perché nel XV secolo donarono tutta la carne presente in città all’esercito, tenendo per sé soltanto le parti meno pregiate, come le interiora. Ma se questo non fa al caso vostro, fate un salto da Salmão per gustare le sardine fresche (restaurantesalmao.eatbu.com) accompagnate da un calice di Vinho Verde, il vino frizzante della regione, o il delizioso stufato di pesce fresco di mercato della piccola Taberna dos Mercadores (facebook.com/tabernamercadores) nel quartiere della Ribeira, lungo il fiume. Assicuratevi, poi, di concludere in bellezza con la torta e il porto alla Capela Incomum (facebook.com/capelaincomum), un bar ricavato da una piccola e divertente cappella sconsacrata.