Al Quellenhof tutto è straordinario, specialmente se si considerano le dimensioni della struttura. Il Resort, letteralmente immerso nel paesaggio alpino della Val Passiria, a due passi da Merano, è infatti un’oasi wellness di 10.000 mq, la più grande dell’Alto Adige, e comprende qualcosa come 170 suite. Anche la storia è incredibile: non si tratta di uno dei tanti investimenti internazionali ma di un progetto familiare, nato quasi dal niente e cresciuto fino alla meraviglia di oggi. La locanda Quellenhof, costruita nel 1897 e acquistata dai nonni dell’attuale gestore, Heinrich Dorfer, nel 1923, prende il nome da una sorgente della zona. È stata questa famiglia a far crescere la struttura, con premura e cura di ogni aspetto, a cominciare dalla cucina che divenne ben presto famosa. Furono però gli anni 70 quelli della grande svolta, grazie alla costruzione del Forellenhof, con i primi campi da tennis dell’Alto Adige, molla per i futuri impianti sportivi (oggi i campi da tennis sono sette, più uno da golf e una scuola di equitazione) e l’acquisto del maso Kennenhof, dotato di grandi spazi e terreni che permisero la successiva espansione del resort. Dagli anni 90 il Quellenhof è gestito da Heinrich, terza generazione della famiglia Dorfer, che ha portato numerose migliorie e l’apertura del Medical Center. Salute, estetica e wellness al primo posto per questo 5 Stelle caratterizzato da uno straordinario circuito acquatico, con piscine riscaldate (anche di acqua salata), laghetti e parchi, diverse SPA e una gestione puntuale delle aeree, divise tra quelle a esclusivo uso degli adulti e le zone per famiglie con bambini. Tutta la struttura è molto elegante, accogliente e confortevole, tra legni scuri, pietre e ampie vetrate che permettono di godere del paesaggio.
[ngg src=”galleries” ids=”63″ display=”basic_thumbnail”]Capitolo a parte merita l’offerta gastronomica. La straordinaria colazione e il delizioso lounge bar, ideale per l’aperitivo o il dopo cena, vede completare l’opera da diversi ristornati, tra cui lo Sky Restaurant Teppanyaki, condotto dallo chef Roman Vidovicche che per un anno è stato affiancato dai maestri Toshio Kobatake e Xiao Wang, e il Gourmetstube 1897. Quest’ultimo rende l’esperienza al Quellenhof ancora più speciale, visto che raramente, in resort di questo tipo, la cucina presenta un’offerta così interessante. Merito dello chef austriaco Michael Mayr, a capo di una brigata di 40 cuochi, capace di interpretare le materie prime altoatesine (dalle erbe fresche dell’orto ai pesci d’acqua dolce “di montagna”), così come gli ingredienti che arrivano da più lontano, in maniera puntuale, articolata quanto gustosa e stilisticamente rifinita. Una cucina mediterranea-alpina, come lui stesso la definisce, che parte da sapori territoriali per spaziare in ogni direzione, spesso in maniera intensa e ricca.
Nell’elegante sala del ristorante, assistiti dalle premure del bravissimo maître – il sommelier Matteo Lattanzi –, si può optare per il percorso da 4, 5 o 6 portate. Dopo l’incredibile valzer di amuse bouche, ecco il foie gras bio con zucca, olivello spinoso e physalis. Molto interessante la versione moderna di un classico popolare come il beuschel, dove le frattaglie sono ovviamente protagoniste, anche se in maniera elegante. Imperdibile il locale salmerino di Fontana, giocato con originalità negli accostamenti con ceviche al cocco, bambù e trifoglio, così come i deliziosi ravioli alla barbabietola, formaggio alpino, piccione miéral e liquirizia. Da animali del territorio i secondi di carne: sia la sella di capriolo, pistacchio, pesca della vigna e tubero di cerfoglio, che la spalla d’agnello. Splendida la selezione di formaggi e la carta dei dessert, ampia e profonda la carta dei vini. Di impostazione classica, ha 1200 etichette che pescano ovunque, con occhio di riguardo per la regione d’appartenenza.
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Note di degustazione: prendete appunti su questo vino
Tutti sanno che l’Alto Adige ha un grande feeling con le varietà internazionali, sia bianche che rosse. Tra queste ultime, il pinot nero è certamente protagonista di una precisa idea stilistica dei produttori della regione, capace di vini sempre ben fatti. Il Pinot Nero della cantina Abraham tenta però qualcosa in più del mero esercizio formale, riuscendo a scaldare i cuori di chi ama personalità e piglio. Avviata nel 2011 nella zona di Appiano, l’azienda ha vigne sui terreni di porfido e calcare delle Dolomiti che, unite a un’innata sensibilità sulle interpretazioni, regala gioie autentiche nel bicchiere. Il Pinot Nero 2017 è una meraviglia di grazia e intensità, raffinato nella trama del sorso e di guizzante lunghezza. Fermenta con lieviti indigeni e matura in barrique.
Tenuta Abraham
Via Maderneto 29
Appiano (BZ)
info@weingutabraham
Un indirizzo extra da segnarsi, sempre nel segno della tradizione
Se si vogliono sapori e ricette territoriali, senza compromessi ma curate con piglio contemporaneo nelle preparazioni, in un ambiente caldo e bene arredato, la scelta giusta è Lamm. Osteria storica, impeccabile nel servizio e con un’ottima scelta di vini altoatesini, realizza piatti che attingono a piene mani dalle materie prime della zona (una pagina del menu è dedicata ai fornitori, esclusivamente piccoli artigiani). Da qui la squisita tartare di salmerino, i canederli alla rapa rossa con formaggio della Val Passiria, le zuppe e lo stinco di agnello.
Hotel Ristorante Lamm
Via Kompatscher 16
Naturno (BZ)
info@hotel-lamm-naturns.it