Rimini Doc

Rebola, la voce bianca dell’Adriatico

Rimini Doc: il vino che parla la lingua della costa. Dalle colline al calice, 15 cantine unite per raccontare un territorio attraverso un vitigno antico e un’anima salmastra tutta da scoprire.

Il racconto di un territorio attraverso l’etichetta di vino rimane ancora il linguaggio migliore per esprimere identità, storia, cultura e peculiarità ambientali di un determinato luogo. Rimini Doc vuole essere proprio questo: la narrazione in bottiglia di un’anima adriatica che dal mare alle dolci ondulazioni dell’entroterra unisce sacrificio, terroir e passione. 

Sono 15 i produttori – Cantina Fiammetta, Enio Ottaviani Winery, Tenuta Santini, Fattoria Poggio San Martino, Ca’ Perdicchi, Agriturismo San Rocco, Podere dell’Angelo, Vini San Valentino, Cantina Pastocchi, Agricola I Muretti, Tenuta Santa Lucia, Cantina Franco Galli, Podere Vecciano, Le Rocche Malatestiane Rimini, Agriturismo Case Mori – che si sono riuniti all’interno della Strada dei vini e dei sapori dei Colli di Rimini per trasmettere la storia enologica del territorio riminese attraverso i suoi prodotti di eccellenza.

Il savoir-faire romagnolo, genuino e godereccio, in termini di ospitalità, accoglienza e solarità non è certo una novità, ma attraverso la cooperazione (altra grande distinzione tipica della zona), la denominazione vinicola di Rimini, nata nel 1996 in assenza di un Consorzio di tutela autonomo, ha “sfruttato” sapientemente la suddetta Strada per delineare un percorso di promozione, sviluppo e crescita piuttosto inedito, che mira, tra l’altro, a divenire un modello di imitazione.

Quindici cantine radicate tra le argille calde e la brezza salmastro del mar Adriatico, danno vita quindi a vini autentici e inconfondibili. Ed è la Rebola (Grechetto gentile) l’interprete più fedele, poiché grazie alla sua elegante salinità è capace di firmare ogni espressione locale con un carattere irripetibile. L’obiettivo principale è rappresentato sicuramente dal posizionamento nel panorama enologico regionale e nazionale, ma l’ambizione di trovare un’appropriata collocazione tra i grandi vini bianchi italiani è correttamente ponderata dagli stessi protagonisti del progetto.

La Rebola (“Ruibola o Greco”) i cui primi documenti risalgono al 1378, viene chiamata in tal maniera, poiché deriva da un vitigno di origine ellenica, simile per caratteristiche a quelli noti come Greco o Grechetto in altre regioni italiane. Diffusissima per l’appunto da secoli in tale zona del riminese, è un vitigno non molto produttivo che permette tuttavia di ottenere un’uva unica abile e scaltra nel produrre un vino fruttato e vellutato, davvero versatile negli abbinamenti.

Si presenta come un nettare in grado sia di acquisire complessità con un passaggio in legno, sia di deliziare il gusto nella versione passito. Vinificato sia in riduzione che in ossigenazione, le sue principali caratteristiche sono certamente il colore che va dal paglierino della tipologia secco all’ambrato del passito, il profumo caratteristico e leggermente fruttato e un sapore armonico con diverse sfumature a seconda che sia secco o passito. È parecchio versatile, in quanto capace di sintonizzarsi con l’intimità di un aperitivo, così come di accompagnare una cena di pesce davanti al panorama di luci della Riviera che sempre si può godere dai crinali dolci delle colline riminesi.

“Rimini Rebola” vuole manifestare, in definitiva, una storia di autentico amore e rispetto per la propria terra, di grande attenzione verso le sue singolarità e di voglia di valorizzare l’intero comparto riminese (turismo congressuale e culturale, architettura, wellness) tramite il driver enologico.

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