Dopo aver conquistato i romani – e tantissimi stranieri – con il loro ristorante informale di alta cucina basato su foraging, sostenibilità e incontro, ed essersi poi ampliato con i side project di RetroPasta e RetroVino, gli chef Alessandro Miocchi e Giuseppe Lo Iudice decidono di ripartire dalla pizza. Al termine del periodo di lockdown – in cui non sono praticamente mai stati fermi, organizzandosi rapidamente prima con la proposta di delivery di alcuni piatti e poi con un più strutturato progetto di spesa a domicilio che coinvolge i loro fornitori e alcuni colleghi del centro storico di Roma – i due hanno dimostrato ancora una volta alcune tra le loro doti principali, talento culinario a parte: versatilità, inventiva imprenditoriale, capacità di interpretare il momento.
Così, volendo riaprire le porte del loro locale principale – la cui formula però, basata molto sull’interazione tra gli ospiti e lo staff con i piatti ultimati al bancone e i tavoli sociali, non è l’ideale per le nuove norme di distanziamento e si rivolgeva a un pubblico predisposto alla sperimentazione – hanno deciso di proporre una formula temporary che gira intorno al cibo conviviale per eccellenza ma anche alla portata di tutti e per alcuni versi più facile da proporre: la pizza.
D’altro canto Lo Iudice, salernitano, è cresciuto nella pizzeria gestita dal padre e già da tempo i due avevano dedicato molta attenzione a impasti e panificazione. Così, da giovedì 28 maggio – per ora senza un orizzonte temporale preciso ma probabilmente attivo almeno per tutta l’estate – è partito RetroPizza. Dalle 18 alle 24 di ogni giorno, su prenotazione, ci si può sedere ai tavoli o al banco di RetroBottega e di RetroVino (i due ambienti sono comunicanti ma vi sia accede rispettivamente da via della Stelletta 4 e da via d’Ascanio 26A) per mangiare delle ottime pizze “contemporanee”.
Due gli impasti proposti – quello diretto, con maturazione a 48 ore, per le pizze tonde classiche, e quello che parte dalla biga per le pizze farcite – in entrambi i casi a base di farine semi integrali, e cottura nel forno della cucina (usando teglie e vapore) per avere un risultato leggero, gustoso, soffice ma con una piacevole tendenza “crunchy”. Il menu – che comprende anche antipasti e dolci ispirati alla tradizione “da pizzeria” – è diviso tra pizze “Già Classiche” (dalla rossa con bufala alla buonissima pizza con foglie, alici e capperi, sempre riviste in stile “Retro”), Farcite (stracchino e zucchine, l’immancabile con mortadella) e le Nostalgia di Retrobottega, che trasferiscono sull’impasto lo spirito sperimentale ma molto concreto e legato alla materia prima che ha sempre contraddistinto la cucina del locale: dalla pizza con piccione, legumi e misticanza a quella con melanzana bruciata, vongole e paprica fino alla strepitosa Green Butchery, condita con una purea di fave affumicata con aghi di abete bianco, piselli del Vesuvio spellati crudi, ricotta di pecora, speck di vacca vecchia, finocchietto di conserva acetica, polline di abete e misticanza, e passata nel Green Egg per sottolineare la nota di affumicato che avvolge ogni spicchio.
Un modo perfetto per non far sentire troppo a nessuno la mancanza di uno dei locali più amati della Capitale, per altro a prezzi assolutamente “sostenibili”: le pizze costano tutte tra i 10 e i 15 euro.
foto: Andrea Di Lorenzo
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