Masciarelli Tenute Agricole | San Martino sulla Marrucina (Chieti) masciarelli.it
Un destino che avrebbe fatto crollare chiunque. Marina Cvetic, moglie di Gianni Masciarelli scomparso nel 2008 a soli 52 anni, ha invece preso le redini dell’azienda senza esitazioni. Da sola, con tre figli piccoli e un’azienda vinicola in espansione, ma con quella grinta che la contraddistingue e che l’ha portata a fare non l’impossibile, di più. Masciarelli, dove la componente femminile rappresenta più della metà del personale, è ormai un riferimento per l’intera regione d’Abruzzo. Dai 2,5 ettari vitati iniziali nel 1978, l’azienda ha saputo crescere fino ad arrivare agli attuali 320, che si trovano in 14 diversi comuni. Marina Cvetic punta sempre più sull’ospitalità per accogliere gli amanti del buon vivere e lo fa nell’elegante wine resort Castello di Semivicoli. Un posto che ha richiesto anni di restauro date le origini del 1600 ma che oggi offre ospitalità di altissimo livello: chi lo conosce, ci torna appena può. Qui c’è una grande cura a tutto tondo per riuscire nello scopo di trasmettere al meglio la cultura abruzzese; per esempio, tramite “La tavola di Gianni”, è possibile assaggiare ricette tradizionali abruzzesi abbinate ai vini. La nuova generazione è già entrata in azienda. La figlia maggiore Miriam Lee ha voluto creare un nuovo luogo di accoglienza, high-tech e a emissioni zero, che dovrebbe aprire tra poco. Perché se l’azienda Masciarelli è sempre stata attenta alla produzione di qualità, al futuro e all’ambiente non smetterà sicuramente ora.
Il vino: Montepulciano d’Abruzzo Riserva Doc Villa Gemma
Dalla prima annata, nel 1984, questo cru di montepulciano non ha mai smesso di conquistare nuovi palati. Ricco, profondo e denso, dal tannino morbido e setoso e un finale lungo ed equilibrato. Un vino per occasioni speciali.
Masi Agricola | Sant’Ambrogio di Valpolicella (Verona) masi.it
La famiglia Boscaini ha contribuito a innalzare l’Amarone e altri vini veneti a raffinati esempi del made in Italy. Questo meritato successo è uno dei risultati degli oltre trent’anni di studio del Gruppo Tecnico Masi, una squadra di esperti in diverse discipline costantemente impegnata nella ricerca dell’eccellenza attraverso l’innovazione; grande importanza è stata data alle tecniche dell’appassimento e all’uso di varietà secondarie veronesi come l’oseleta. Vini come l’Amarone, il Recioto e il Ripasso (quest’ultima tipologia nacque nel 1964 proprio con il Masi Campofiorin) devono molto alle intuizioni di questa cantina che ha messo i suoi studi a disposizione di tutto il settore. Ma le radici nella Valpolicella Classica non hanno impedito a Masi di espandere e testare la propria esperienza in diversi territori italiani fino a raggiungere l’altro capo del mondo, unendo lo stile veneto con la natura argentina alle pendici del vulcano Tupungato. Tutte le tenute del gruppo si distinguono per il rispetto dell’ambiente e l’impegno a svolgere le proprie attività in modo sostenibile nelle varie fasi della filiera produttiva. Non da ultimo, la Masi Wine Experience rappresenta un progetto di ospitalità e di cultura che l’azienda propone al pubblico aprendo le porte di tutte le cantine e dei fruttai per l’appassimento e mostrando così, tramite percorsi esperienziali, i valori e la tradizione del pensiero scientifico alla base dei propri vini.
Il vino: Costasera Amarone della Valpolicella Classico Docg
La storia moderna dell’Amarone è indissolubilmente legata al percorso di Masi, la cui identità è contenuta in un sorso di questo vino fatto di stoffa e di velluto, forza e carezze, caratterizzato da un perfetto equilibrio tra struttura e alcolicità.
Michele Chiarlo | Calamandrana (Asti) michelechiarlo.it
Il Parco artistico La Court di Michele Chiarlo è un riuscito esempio di land art tra le vigne del Monferrato. Il sentiero si snoda tra i filari e il visitatore non deve far altro che lasciarsi guidare dagli elementi naturali, siano essi presenti sotto forma di vite o di vita ricreata tramite l’ingegno di maestri come Emanuele Luzzati e Ugo Nespolo. Scenografie colorate e sognanti, installazioni ludiche, teste segnapalo che proteggono i filari e tante altre opere raccontano una e mille storie insieme, mentre si può tornare bambini scavalcando i poggi e riposando su una delle prime panchine giganti progettate da Chris Bangle. Sono colline vive, il cuore pulsante di un’azienda da sempre attenta alle pratiche sostenibili e alla profonda cultura del vino, ma soprattutto specializzata in tutte le principali uve piemontesi vinificate in purezza per mantenere l’integrità e la perfezione di ciascuna varietà. Barbera, nebbiolo, cortese, moscato e, negli ultimi tempi, anche albarossa (incrocio tra chatus e barbera) in questo caso non sono solo vitigni, ma i migliori biglietti da visita di un’azienda che, nonostante le dimensioni, non ha mai mancato l’appuntamento con la qualità. Anche nei nuovi progetti, come il Palàs Cerequio di La Morra, primo relais dedicato al Barolo, l’intento è quello di offrire un’ospitalità mai fine a se stessa ma che permetta una completa immersione nelle Langhe, dove tutto parla la lingua del nebbiolo in una delle sue più alte espressioni.
Il vino: Cipressi Nizza Docg
È l’eleganza semplice, schietta e mai scontata della barbera a rappresentare la vera essenza di questa parte del Monferrato astigiano e della famiglia che tanto ha creduto nelle potenzialità del territorio.
Monte Zovo | Caprino Veronese (Verona) montezovo.com
Centoquaranta ettari di vigneto tra Caprino Veronese (sulla collina di Zovo, dove ha sede la moderna cantina improntata all’ecosostenibilità, come tutta la produzione aziendale), Tregnago in Val d’Illasi (con il fruttaio per l’appassimento delle uve) e l’area di Desenzano, oltre il confine lombardo, dove la tenuta Le Civaie rientra nel Lugana Doc. Monte Zovo è il fiore all’occhiello della famiglia Cottini, che da quattro generazioni – oggi alla guida c’è Diego Cottini – si dedica al racconto in bottiglia del patrimonio enologico veronese, dal Bardolino all’Amarone: una grande tradizione alle spalle, con la perpetuazione di tecniche antiche, ma anche una profonda propensione all’innovazione, al rispetto ambientale (tutti i vigneti sono a conduzione biologica e certificati con lo standard Biodiversity Friend) e all’evoluzione dei mercati. Così, ad esempio, il Calinverno – etichetta di punta, uvaggio in cui le varietà veronesi corvina, corvinone e rondinella incontrano croatina e cabernet sauvignon – è frutto di un doppio appassimento, prima in vigna e poi in cantina. E l’ospitalità, che rappresenta una parte importante delle attività aziendali con visite, esperienze e serate di degustazione all’insegna della convivialità e degli abbinamenti gastronomici, è valsa il premio di Best of Wine Tourism come migliore impresa veronese per le politiche sostenibili nell’enoturismo.
Il vino: Phasianus Corvina Rosato Verona Biologico Igt
Tributo alla biodiversità faunistica dell’anfiteatro morenico di Rivoli Veronese (l’etichetta rimanda al fagiano), è un rosato profumato, fresco e persistente della collezione aziendale Ispirazioni Naturali.
Paltrinieri | Sorbara (Modena) cantinapaltrinieri.it
I Paltrinieri sono tra i protagonisti assoluti dell’universo Lambrusco, sponda Sorbara, e la loro opera tra le più incisive nel riposizionamento di questo vino, sia in termini stilistici che commerciali. L’idea è apparentemente semplice: uscire dalle storture del passato recente e recuperare i pezzi più puri della storia della varietà, rendendoli attuali. Nella realtà un percorso donchisciottesco, in perenne lotta con i mulini a vento del pregiudizio, possibile solo grazie alla competenza, alla determinazione e alla straordinaria sensibilità di questa famiglia. Pregi fortemente radicati in Alberto Paltrinieri che, con la moglie Barbara, conduce l’azienda fondata dal nonno Achille nel 1926. Sono stati loro, a partire dalla fine degli anni 90, a scommettere sul primo Sorbara in purezza, puntando tutto sull’anima di quest’uva così particolare. Da sottolineare che le vigne di proprietà si trovano nella zona del “Cristo”, tra i fiumi Secchia e Panaro, nome di peso tra i terroir modenesi. I Sorbara firmati Paltrinieri, a cominciare dai rifermentati naturali in bottiglia, sono dei vini nudi, incuranti del giudizio degli altri e orgogliosi di mostrare i propri tratti più autentici. Duri, vibranti e a volte sferzanti, essenziali e acidi ma incredibilmente saporiti e fini. Indimenticabili con una cucina di territorio che sembra fatta per loro.
Il vino: Lambrusco di Sorbara Doc Radice
Anche se negli anni sono nate altre etichette di successo, come L’Eclisse, il Radice resta quella che più ha fatto comprendere, in una certa epoca storica, il progetto Paltrinieri e le enormi possibilità del Sorbara.
Planeta | Menfi (Agrigento) planeta.it
Non è raro sentire degli stranieri dire che vanno a trovare Planeta. Non l’Italia o la Sicilia; Planeta. Il mondo creato dalla famiglia che da 17 generazioni lavora nel mondo del vino attira persone da tutti i continenti. Le cinque tenute permettono di scoprire l’intera Sicilia. Dalla sede storica a Menfi all’Etna, fino a Capo Milazzo, Noto e Vittoria. L’azienda è stata capace di creare legami forti tra l’Isola e il resto del mondo grazie all’apertura non solo delle proprie case – cosa che avviene da più di venti anni, con una rete di ospitalità raffinata e autentica – ma più che altro mentale. Quello Chardonnay del 1995, che attirò l’attenzione dei critici internazionali, è un punto cardine per l’avvio del rinascimento del vino siciliano. Oggi saremmo in tanti a ringraziare Diego Planeta, da poco scomparso, per la sua capacità di visione e di mettere insieme il meglio che la più grande isola del Mediterraneo ha da offrire. Nonostante le origini nobili si definì un contadino: una dimostrazione del rispetto per la propria terra e per le persone che ci lavorano, trasmettendo il concetto che solo tramite lavoro duro e collaborazione si possono raggiungere le vette più importanti. Oggi l’azienda punta sempre più in alto, investendo sui giovani e sul sociale con diverse iniziative dedicate soprattutto ai meno fortunati. La sostenibilità è tra i temi più importanti che interessano l’azienda. Planeta è riuscita a creare un marchio senza frontiere capace di diffondere un concetto di bellezza ed eccellenza siciliana senza precedenti.
Il vino: Planeta Chardonnay
Un’icona per la Sicilia intera. Le uve vengono dalle vigne storiche di Ulmo e Maroccoli, uniche per posizione e per terroir. Un vino ricco e cremoso ma dalla bella freschezza e sapidità che lo rendono equilibrato e facile da abbinare a tavola.
Ruffino | Pontassieve (Firenze) ruffino.it
Le storie del vino, in Toscana e ancor più in Chianti Classico, non sono mai da prendere alla leggera quanto a radici profonde. Quella di Ruffino è esemplare in tal senso: bisogna tornare indietro al 1887, anno in cui i cugini Ilario e Leopoldo iniziarono a dedicarsi al vino, per tracciare la nascita di quello che oggi è un gruppo con otto tenute e una produzione diversificata (suggellata dall’acquisizione dei 126 ettari a conduzione biologica di Poderi Ducali, in Veneto) e un brand di successo a livello globale, improntato su valori e metodologie quanto mai attuali: dalla tutela dell’ambiente e della biodiversità, con la progressiva conversione al biologico, alla responsabilità sociale con il progetto Ruffino Cares. Fino a un’ospitalità “immersiva” che ha come cornice la villa rinascimentale di Poggio Casciano, tra le colline dove nascono i Supertuscan aziendali come il Modus, con la cucina della Locanda Le Tre Rane, l’offerta della bottega ed enoteca e le stanze del nuovo Agriresort. Il tutto senza perdere l’identità di un territorio e di una tradizione vitivinicola cui tutto il mondo continua a guardare come modello – espressa dalle etichette “classiche” come il Chianti Classico Gran Selezione Riserva Ducale Oro e il Brunello di Montalcino Greppone Mazzi –, garantita anche dopo il passaggio della proprietà dalla famiglia Folonari (che fin dal 1913 aveva raccolto il testimone dai fondatori) al gruppo americano Constellation Brands.
Il vino: Chianti Classico Gran Selezione Riserva Ducale Oro
Prodotto solo nelle annate migliori, è un vino emblematico della storia e della qualità di Ruffino. Un classico dai profumi definiti e dal sorso morbido e intenso con un finale in crescendo.
Salcheto | Montepulciano (Siena) salcheto.it
Una radice si trasforma nella mano che raccoglie dal sottosuolo le memorie e il nutrimento necessari per la pianta: è questo il logo di Salcheto, azienda agricola tra le colline di Montepulciano e simbolo di una Toscana dai vini nobili. La cantina, il cui nome è ispirato al torrente omonimo e ai salici che popolano il territorio, è oggi un esempio di innovazione tecnologica applicata alla sostenibilità non solo ambientale ma anche sociale ed economica. Grazie alla direzione illuminata di Michele Manelli la maggior parte dell’energia qui impiegata proviene da fonti rinnovabili, l’edificio è ricoperto da un giardino verticale che isola le pareti ed è energeticamente autonomo dal 2011. La luce naturale filtra dalle aperture sul soffitto ed è convogliata in cantina tramite un rosone di tubi e riverberi senza il bisogno di corrente elettrica. È questa la prima azienda al mondo ad aver certificato la Carbon Footprint di una bottiglia di vino. Bottiglia che, inoltre, è di un vetro più leggero proprio per limitare l’impatto ambientale ed è confezionata con un alternativo packaging riciclabile. Qui, poi, anche l’ospitalità è sostenibile: i visitatori possono avere prova diretta dell’alta tecnologia tutta incentrata in funzione del territorio circostante e al momento della degustazione i vini possono essere abbinati ai prodotti dell’orto. Infine, è anche possibile soggiornare nell’antico casolare adiacente alla cantina, dove sono state ricavate sei camere con vista privilegiata su Montepulciano.
Il vino: Vecchie Viti del Salco Nobile di Montepulciano Docg
Sangiovese al 100%, imponente e gentile al tempo stesso, frutto di vigne di oltre 30 anni. È dedicato al progetto Alliance Vinum, un’alleanza tra sei cantine storiche della denominazione per riportare il Nobile di Montepulciano alla conquista dei mercati internazionali.
San Leonardo | Avio (Trento) sanleonardo.it
Se è vero che etica ed estetica coincidono (come ripete sempre anche un grande chef italiano), quella dei Guerrieri Gonzaga è una cantina modello. Perché, innanzitutto, è bellissima: immersa nella natura generosa della Vallagarina in Trentino, con il borgo perfettamente conservato, la chiesa, il museo della civiltà contadina e Villa Gresti, l’aristocratica residenza di famiglia nascosta nel parco, circondata dai vigneti giardino. E poi perché l’azienda, che possiede 230 ettari di terreno, di cui 30 con vigneti a bacca rossa, ha ottenuto nel 2018 la certificazione biologica e anche quella della WBA-World Biodiversity Association, che attesta la sua attenzione alla biodiversità. Lo scorso anno il marchese Carlo Guerrieri Gonzaga ha festeggiato il traguardo della sessantesima vendemmia, una lunga e appassionata storia, sempre caratterizzata dalla cura e valorizzazione del territorio e dallo spirito innovativo. Nel 1982 nasceva – anche grazie alla consulenza di grandi enologi come Giacomo Tachis e più di recente Carlo Ferrini – quello che sarebbe diventato uno dei più celebri e apprezzati tagli bordolesi italiani, il San Leonardo, assemblaggio di cabernet sauvignon, merlot e carmenère. Di questa azienda – in cui oggi è impegnato a tempo pieno anche il figlio Anselmo Guerrieri Gonzaga, che è l’amministratore – colpisce la straordinaria costanza qualitativa, che si manifesta anche negli altri vini prodotti, dal Villa Gresti al Vette di San Leonardo, sauvignon blanc in purezza, al Riesling.
Il vino: San Leonardo
Icona della tenuta, è inconfondibile nella sua eleganza e complessità, con fresche note balsamiche e una lunghissima progressione speziata. Uno dei grandissimi rossi italiani.
San Salvatore 1988 | Giungano (Salerno) sansalvatore1988.it
Giuseppe Pagano – ma tutti lo chiamano Peppino – è un omone con i piedi ben piantati nel Cilento, ma con la testa che ha sempre viaggiato lontano e anche piuttosto veloce. Albergatore a Paestum, è stato tra i primi a offrire ai turisti stranieri degli hotel all’altezza delle loro aspettative. Poi ha pensato che voleva essere come il padre e come il nonno, ovvero un viticoltore e un allevatore di bufale. L’azienda San Salvatore è questo, un ritorno alle origini fatto con il meglio che la tecnica e la tecnologia possano offrire oggi. Il vigneto è nato in coltivazione biologica da subito – nel 2007 – per poi passare in biodinamica: una scelta obbligata, secondo Pagano, perché solo la seconda si occupa realmente della salute dei suoli. La certificazione Demeter non c’è, perché obbligava la cantina a seguire un protocollo che Riccardo Cotarella, enologo della cantina, non avrebbe condiviso. Per il resto lo sguardo di Peppino è basso, perché è orgoglioso della terra che coltiva con corno letame e corno silice e con sovesci. Ci sono tre impianti fotovoltaici – cantina, stalle, ma anche hotel – che, insieme a quello di biogas che sfrutta il letame delle seicento bufale di proprietà, producono più energia di quanta se ne consumi. Gli animali, con un ettaro e mezzo di parco dove camminare e stendersi, danno un latte ricco di omega-3 che finisce nelle mozzarelle e nello yogurt di San Salvatore. Sono bufale contente, garantisce Peppino, tanto da essere diventate il simbolo delle etichette dei suoi vini.
Il vino: Aglianico Rosato Paestum Igp “Vetere Limited Edition”
Fresco e sapido, il rosato da uve aglianico è protagonista di una limited edition davvero preziosa che ha in etichetta alcune delle icone più famose degli scavi di Paestum.
foto Paltrinieri
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