In un monastero altoatesino che sin dal 1142 si è dedicato alla coltivazione della vite, oggi c’è una delle cantine più antiche e longeve al mondo. Stiamo parlando di Abbazia di Novacella, situata nella parte più a nord dell’Alto Adige, in Valle Isarco, una zona particolarmente fredda e vocata alla viticoltura, con vigneti che segnano il confine con l’Austria.
Se dagli anni 60 è cominciato un lavoro teso non più alla quantità ma alla qualità della produzione vinicola, bisogna attendere il 1997 per “la svolta” con la creazione della linea Praepositus, di cui fanno parte le etichette che esprimono al meglio il terroir del posto. Tra queste, c’è il Kerner – varietà nata in Germania dall’incrocio tra Riesling e Schiava – che nel tempo ha assunto un ruolo di primo piano sia per le sue caratteristiche intrinseche, che gli consentono di avere una buona resistenza alle gelate invernali, sia per le ottime rese per ettaro.
«Sono proprio le particolari condizioni pedoclimatiche della Valle Isarco che riescono a donare al Kerner identità e forza – spiega Werner Waldboth, direttore vendite e marketing di Abbazia di Novacella –. Nella nostra area di produzione, composizione dei terreni e altitudini contribuiscono in modo decisivo a creare il clima ideale per la coltivazione di questa varietà che, grazie alle forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, contribuisce allo sviluppo di aromi intensi e dona un’ottima acidità poi nel vino. Negli ultimi venti anni, questa varietà è diventata uno dei simboli della Valle Isarco, grazie agli eccezionali risultati raggiunti, e ormai rappresenta una delle punte di diamante della nostra produzione».
Le potenzialità di invecchiamento del Kerner
È utile ribadire che la zona della Valle Isarco si distingue per le basse temperature, dettaglio che consente agli acini di raggiungere un buon grado di maturazione. In questo modo, le etichette di Abbazia di Novacella si contraddistinguono per una spiccata acidità, una bella struttura e un’importante mineralità. Tre caratteristiche che permettono al vino di acquisire longevità, come dimostrano il Riesling e il Sauvignon Blanc. Inizialmente, invece, il Kerner non sembrava rispondere in modo ottimale alle condizioni climatiche e ambientali della zona, ma le buone pratiche agronomiche acquisite nel tempo, e lo spostamento dei vigneti dai 630 metri fino ai 900 metri di altitudine – per contrastare il cambiamento climatico –, hanno consentito a quest’uva di provare il contrario. Il Kerner può invecchiare, e anche molto bene.
«Solitamente apprezzato da giovane grazie alla sua vivace freschezza e dinamicità del sorso, in realtà riesce a stupire critici e appassionati anche ad anni di distanza dalla sua vendemmia per via dell’inaspettata capacità di evolvere in bottiglia – commenta Waldboth –. Sebbene sia certamente corretto considerarlo un ottimo vino di pronta beva, il nostro archivio di annate storiche della linea Praepositus dimostra che, lasciato riposare per qualche anno in cantina, questo vino può sviluppare una complessità e un’eleganza inattese. La prorompente freschezza lascia poi spazio a una cremosità avvolgente al palato. La spalla acida resta intatta ma si arricchisce di maggior equilibrio ed eleganza. Con l’invecchiamento, inoltre, emergono i tratti tipici del Riesling, come le note di idrocarburi, a testimonianza dell’influenza del suo nobile progenitore».
La verticale di Alto Adige Valle Isarco Kerner Doc Praepositus
Un unico metodo di vinificazione, l’acciaio, per esprimere al meglio il profilo aromatico del vino. Se l’annata 2023 si rivela decisamente fresca e minerale, con un bouquet che gioca su pesca bianca e fiori di sambuco, nella 2018 la struttura ricorda già quella di un Riesling, in cui sentori terziari come albicocca secca e pesca matura diventano protagonisti. Il Kerner 2016 risulta essere in buona forma, con un naso ancora fresco e un discreto finale fruttato; stappando l’etichetta 2011, invece, si percepisce un finale più asciutto ma, nonostante gli anni, stupisce la perfetta integrità delle note fruttate, sia al naso sia al palato. E la 2006? Colpisce per la mineralità e la rotondità complessiva del vino. La verticale si chiude con l’annata 2001: qui, forse, siamo al limite della possibilità di invecchiamento del Kerner, ma l’ottima acidità permette di esprimere ancora eleganza e freschezza.