famiglia tedeschi

Tedeschi e la sala del tempo, dove l’Amarone sa invecchiare

Quattro secoli di storia e di tradizione vinicola per questa famiglia icona della Valpolicella che ha inaugurato una sala esclusiva dove poter assaggiare le annate più celebri della sua dinastia tra le 6.800 bottiglie presenti.

Aveva bisogno di uno spazio dove poter raccontare il lungo percorso che l’ha resa protagonista, col suo stile enologico, della storia della Valpolicella. Così, la famiglia Tedeschi – viticoltori sin dal 1630 nella zona di Pedemonte, cuore della Valpolicella Classica – ha deciso di inaugurare un angolo privato all’interno della propria cantina dove, seduti attorno a un grande tavolo in legno e avvolti da luci soffuse, ci si lascia  guidare dai racconti delle tante bottiglie di annate storiche che s’innalzano tutte attorno. «Stiamo inaugurando una sala per noi molto importante» ha spiegato Sabrina Tedeschi, la quale con i fratelli Riccardo e Antonietta gestisce oggi l’azienda di famiglia, dopo aver ricevuto il testimone dal padre Lorenzo. «Rappresenta un po’ il nostro patrimonio, non solo economico ma soprattutto culturale, perché contiene le annate storiche e, quindi, in un certo senso, racconta la storia della nostra famiglia. Ogni bottiglia custodisce l’identità, lo stile e tutti gli avvenimenti accaduti nel corso delle diverse decadi; un’identità che va indietro nel tempo e che si è conservata nel suo scorrere, nel rispetto dello stile di chi ci ha preceduto. Erano ovviamente altri tempi, altre uve, oltre che un altro clima, ma lo stile che ci è stato tramandato abbiamo continuato a portarlo avanti, adattandolo ai cambiamenti degli anni. Oggi vogliamo condividere questo viaggio con tutti i nostri amici, clienti e appassionati».

L’archivio dei vini di Tedeschi ospita attualmente 6.800 bottiglie, su un totale di circa 27mila referenze di vecchie annate, delle quali solo quelle fino agli anni Duemila saranno disponibili anche per la vendita; le vendemmie antecedenti, di cui restano limitate quantità, saranno invece destinate a degustazioni esclusive, come la verticale con cui la famiglia ha voluto inaugurare il nuovo spazio.

L’Amarone, un vino longevo

«Più di una volta» ha spiegato Riccardo Tedeschi, responsabile tecnico dell’azienda «andando a presentare sui mercati i nostri vini, ci siamo imbattuti nell’opinione che l’Amarone non duri, che non sia un vino longevo. Quello che vogliamo dimostrare con le nostre verticali è proprio che esiste uno stile di Amarone destinato a durare, che noi abbiamo fatto nostro. La nostra filosofia produttiva si fonda da sempre sul mantenere un’acidità viva nei vini, di avere grandi strutture ma sempre equilibrate dalla freschezza. L’equilibrio gustativo secondo noi è fondamentale: cerchiamo finezza ed eleganza negli aromi, quanto il giusto bilanciamento tra alcol, tannino e acidità. Perciò i nostri vini hanno tutti il potenziale per invecchiare». La degustazione che ha inaugurato gli incontri nella “libreria” Tedeschi, ha così coinvolto tre dei cinque Amarone prodotti in azienda, gli unici vini di cui fosse disponibile una verticale estesa: La Fabriseria, Monte Olmi e quello oggi noto come Marne 180, mettendo in tavola persino alcune bottiglie ormai introvabili, perché tratte dagli ultimi esemplari dall’archivio personale di famiglia.

Tre annate di Amarone

Dell’avvincente susseguirsi di 15 annate che ha coinvolto i tre Amarone, abbiamo scelto di riportare le tre etichette che ci hanno emozionato di più, partendo dall’annata 2007 dell’Amarone della Valpolicella Doc Classico. Considerato da sempre l’Amarone “base” della produzione, dal 2015 la famiglia ha deciso di nobilitarlo, ribattezzandolo Marne 180. «Eravamo stanchi di chiamarlo base o entry level – ha spiegato Sabrina – perché di “base” non ha proprio niente, anzi, è un vino importante, che invecchia molto bene». Nel millesimo 2007, anno vendemmiale caldo ma con buone escursioni termiche, ha rivelato un naso ancora fruttato, sebbene tendente al maturo, con gradevoli cenni speziati e finanche vegetali; al palato, poi, si è mostrato ancora gagliardo e vispo nella componente acida, con tannino croccante e finale molto pulito e fruttato.

L’annata 1995, che in Valpolicella è ricordata come “la vendemmia del secolo”, ci ha regalato poi un Amarone della Valpolicella Docg Classico Riserva La Fabriseria davvero entusiasmante. Ancora compatto nella veste cromatica, ha rivelato un olfatto di grande intensità e varietà, con toni di confettura di cinorrodi di rosa canina, tabacco, fiori di castagno e paté di olive nere. Il sorso, denso e molto ricco nella trama tannica, era stemperato da una freschezza salina tale da regalare un finale fresco, elegante e molto nitido, da richiamare un nuovo sorso.

La degustazione si è conclusa quindi con l’assaggio del Capitel Monte Olmi del 1974, che allora portava il nome in etichetta di Recioto della Valpolicella Amarone Doc Classico. L’annata, equilibrata e fresca al punto di aver permesso un perfetto appassimento delle uve (in un’epoca in cui non esistevano ancora i fruttai termocondizionati), gli ha donato longevità e carattere, mentre il tempo gli ha conferito un bel colore granata brunito e un naso evoluto dai toni di humus, carbone, legno antico e tanto incenso. Al gusto ha sorpreso per l’evidente acidità, che ha retto ancora bene il “peso” di un sorso importante, regalando poi un bellissimo finale tostato e fumé. Un vino d’altri tempi, memoria storica di un’eredità familiare e di un territorio, oltre che di un clima che – ahinoi – non esiste più.

Dalla vinoteca… alla biblioteca

In un felice parallelismo tra patrimoni storici, la famiglia Tedeschi ha voluto concludere l’esperienza enoculturale con la visita a un luogo speciale: la biblioteca Capitolare di Verona. Un tesoro unico, per quanto poco noto ai più, perché custodisce una collezione di oltre 1.200 manoscritti, molti dei quali opere singole, che classificano la Capitolare come la biblioteca in attività più antica al mondo. La prima testimonianza scritta di questi spazi risale, infatti, a oltre 1.500 anni fa, quando l’amanuense Ursicino impresse alla fine del Codice che stava copiando la sua firma e le indicazioni su luogo e data, ovvero “Verona, le calende di agosto dell’anno di consolato di Agapito” quindi 1 agosto 517 d.C., accertando così l’attività dei monaci amanuensi nel complesso architettonico della Cattedrale di Verona. Un luogo in cui sapere religioso e laico si intrecciano tra i volumi delle diverse discipline, in quella contaminazione tra sacro e profano che è propria della cultura occidentale, tanto quanto della stessa viticoltura

Maggiori informazioni

Tedeschi Wines
Via Giuseppe Verdi, 4/a, 37029 Pedemonte di Valpolicella (VR)
tedeschiwines.com

 

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