Terrazza triennale

Terrazza Triennale, elogio milanese

Il nuovo corso del locale in cima al Palazzo dell’Arte, guidato da Tommaso Arrigoni, punta a diventare un indirizzo comfort, per quanto interessante. E omaggia la tradizione meneghina, tra piatti e "tapas".

La cornice, come dice lo stanco cliché letterario, è mozzafiato. Ma questa volta per davvero, tanto per la vista che spazia dal verde circostante alle mura del Castello Sforzesco e, più in là, delle silhouette più contemporanee della città, quanto per il luogo in sé: siamo in cima al Palazzo dell’Arte, edificio progettato nel 1933 da Giovanni Muzio all’interno di Parco Sempione, che ospita gli spazi espositivi di Triennale Milano e del Museo del Design Italiano, che espone parte dei 1.600 oggetti della collezione permanente di Triennale. Ma anche un bookshop tentatore, il luminoso Caffè al piano terra e – appunto – Terrazza Triennale, il ristorante panoramico all’ultimo piano.

Affidato a Compass Group Italia, costola italiana dell’omonima società multinazionale della ristorazione nata in Gran Bretagna, che già gestisce spazi istituzionali come l’Arena di Verona, la Reggia di Venaria e la Bocconi, da novembre 2023 il locale ha cambiato veste. Non solo nel decor contemporaneo ed essenziale ma “morbido”, incentrato su materiali naturali, soluzioni sostenibili ed esempi di design made in Italy (che valorizza gli spazi progettati dallo studio OBR di Paolo Brescia e Tommaso Principi nel 2015 e sottolinea la continuità con la vista esterna, anche grazie alle vetrate che circondano tavoli, bancone e cucina a vista), quanto nell’offerta e soprattutto nel concetto gastronomico che vi è alla base. Se negli ultimi decenni la cucina d’autore ha trovato finalmente casa – spesso di grande fascino – negli spazi museali italiani, rompendo una barriera a lungo esistita tra due mondi che invece dialogano benissimo, molto spesso si tratta di insegne incentrate sul fine dining e sulla sperimentazione, basate appunto sull’idea di accostare cucina e arte. Premesse che non sempre, però, riescono a trovare una quadra economica e finiscono talvolta per mettere soggezione al pubblico più ampio, procedendo in senso contrario all’impegno di avvicinare l’arte (e l’alta cucina) alle persone.

Così, unendo pragmatismo imprenditoriale e volontà di rendere fruibile un luogo unico a quanta più gente possibile, Terrazza Triennale è rinata con un mood gastronomico accessibile e inclusivo – per quanto curato – che punta a renderlo uno snodo di incontri non solo per i visitatori del museo o per gli amanti dell’arte ma anche per i milanesi in cerca di gusto e bellezza intellegibili. A interpretare questo nuovo punto di vista culinario è stato chiamato lo chef-imprenditore Tommaso Arrigoni, che nel suo ristorante Innocenti Evasioni – da poco trasferitosi dalla storica sede di via della Bindellina in quella nuova di via Giuseppe Candiani, nel quartiere Bovisa, accanto al Politecnico – affianca l’interesse all’arte e al design a una cucina elegante e concreta, ispirata ai grandi piatti della tradizione italiana e milanese e attenta ai temi dello spreco e della circolarità.

Per Terrazza Triennale, ha creato un menu stagionale e cangiante, con piatti interessanti ma immediati, che giocano su sapori e consistenze naturali e sui richiami (non leziosi) alla memoria, affidati all’attenta esecuzione del giovane resident chef Albano Rrapi, albanese con accento milanese che ha nel suo curriculum nomi come Alain Ducasse, Carlo Cracco, Enrico Bartolini e Antonio Guida. «Per chi a Milano ci è cresciuto come me, è un onore trovarsi scelto per questo ruolo, ovvero per tradurre in cibo un messaggio che è una predisposizione all’accoglienza, per fare di questo tempio della cultura un indirizzo familiare, consueto, senza scalfire quel prestigio che Triennale suscita al solo nominarla. Mi sento partecipe di un nuovo corso di questa grande istituzione e sono orgoglioso e grato di fare la mia parte – racconta Arrigoni – Perché il pubblico si senta accolto, di casa, ho preferito un menu più emozionale che cerebrale, trovando ispirazione nei capisaldi della cucina italiana e in particolare di quella milanese, piatti che esprimono una identità tale che non viene messa in discussione, ma che oggi, con la nostra esperienza e gli attuali strumenti a disposizione, diventa anche un percorso consapevole verso un sistema corretto e sostenibile per le persone e l’ambiente».

Così, sui bei tavoli “nudi” in Fenix (materiale high tech quasi morbido al tatto) e illuminati da una lampada Artemide, arrivano i piatti della carta – che compongono anche il menu degustazione Sei mezze della Terrazza, con altrettanti assaggi – incentrati su una mediterraneità aperta e contemporanea: dalla Seppia in oliocottura, purea di zucca al bergamotto, maionese al nero e nocciole o la Paleta Iberica con panbagnato al pomodoro alle Orecchiette con broccoli, olive taggiasche, pomodori secchi, acciughe e scaglie di ricotta pecorina e al Polpo in bottaggio (ricetta milanese a base di verza solitamente applicata al maiale), per chiudere con il delizioso e rinfrescante Sorbetto alle mele in zuppetta di agrumi allo zenzero.

Ma per chi – tanto tra i turisti quanto tra i milanesi doc – cerca il conforto di una tradizione ben fatta, c’è anche l’appagante menu Milano: un viaggio tra i sapori comfort, appunto, che inizia dallo squisito Cotechino nostrano con cremoso di patate e mostarda e prosegue con l’immancabile (e inappuntabile, tra mantecatura perfetta e l’intrigante nota acidula) Riso Milano con brodo di gallina e burro acido servito con ossobuco di vitello in gremolada. In questo caso la chiusura prevista è con l’allettante Panettone con soffio al mascarpone, che rischia però di essere messo in ombra dall’opulenza del percorso (chi scrive ha alzato bandiera bianca, dirottando sull’ottimo sorbetto di cui sopra). A pranzo c’è anche Il Lunch della Terrazza – con tre piccole porzioni, due salate e una dolce, a scelta dalla carta al costo di 40 euro – mentre per i più piccoli il menu dedicato prevede risotto alla milanese, polpette di carne al sugo con purea e gelato alla crema.

E se la carta dei vini offre una limitata ma interessante panoramica sulle produzioni regionali italiane con qualche incursione in Borgogna, il consiglio è di non tralasciare il bel bancone scenografico che accoglie gli ospiti entrando in sala. Qui si miscelano belle interpretazioni – talvolta con un twist originale – di mixolgy vintage ma intramontabile, dall’Hanky Panky al Whisky Sour fino al First Cosmopolitan, rivisitazione della ricetta storica del grande classico a base di Scotch Whisky, lampone, Vermouth rosso, succo di limone e scorza d’arancia. L’ideale per accompagnare (o viceversa) il divertente menu di Meneghinas: assaggi in stile tapas che mixano in maniera indovinata spunti mediterranei e lombardi, tra Gorgonzola al cucchiaio con sedano fresco e crostino di panettone, Arancini di riso alla milanese con maionese al fondo di ossobuco, Caprese alla bottarga e crumble di pane o Acciughe del Cantabrico con burro e limone, sempre servite sul crostino di panettone. Insomma, la nuova Milano da bere e da mangiare.

Maggiori informazioni

Terrazza Triennale
Viale Alemagna 6, Milano
Aperto da martedì a domenica, lunedì chiuso
terrazzatriennale.it

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