Reims, 1805: sono trascorsi pochi mesi da quando Napoleone si è autoproclamato imperatore dei francesi e poco più di 130 anni dall’intuizione del monaco Pérignon su come addomesticare lo spumeggiante Pinot nel monastero di Hautvillers, quando la 27enne Barbe Nicole Ponsardin, coniugata Clicquot, resta prematuramente vedova. In un momento in cui alle donne non era nemmeno permesso aprire un conto bancario, la giovane veuve ritiene di aver già imparato abbastanza per mettersi a capo della maison di Champagne di famiglia. Una delle prime imprenditrici dei tempi moderni, senza alcun dubbio, che ha intravisto — sfruttandolo in pieno, in incredibile anticipo sui tempi — il potenziale del marketing, della comunicazione ben architettata e del disegno del prodotto. Fu il suocero Philippe, fondatore della casa, a ideare per primo il logo impresso sui tappi, mentre chi ha seguito le sue orme ha concepito le etichette “giallo Clicquot” che rendono subito riconoscibili i prodotti. A lei, invece, va il merito di aver coniugato estetica e funzionalità nella produzione dello Champagne, i presupposti fondamentali di qualsiasi buon progetto, che scaturisce quando forma e funzione si incontrano senza difficoltà. Sono sue le invenzioni della table de remuage (la tavola inclinata per agevolare la sboccatura di un vino cristallino) e del metodo di produzione del rosé per assemblaggio ed è a tale combinazione di immaginazione e senso pratico che si rifanno le iniziative che oggi dal packaging parlano al pubblico di quanto «i vini debbano lusingare sia il palato che l’occhio»: parola di Grande Dame.
È proprio quel punto di rosa, simbolo dell’attitudine festiva e romantica di un calice di bollicine, a dare il tono a molte delle incursioni nel marchio nel campo del design. Come la Loveseat dell’anglo-egiziano Karim Rashid (in copertina): un’avvolgente seduta per due imperniata intorno a un seau à glace, primo elemento d’arredo lanciato nel 2006. Lo stesso autore ha firmato inoltre la lampada Globalight, interpretazione plastica e contemporanea di un tradizionale candelabro francese, acceso nuovamente di rosa (ça va sans dire). A quella che si può definire la forma di “proto-marketing” cui si deve la conquista dei mercati del mondo — ovvero l’illimitata attività epistolare della madrina, con oltre 100mila lettere spedite e ricevute — è invece omaggio la Mail Collection del 2014. Una capsule di imballaggi d’autore che comprende un portabottiglie a forma di mail box e una clutch da sera a foggia di busta, capace di contenere millimetricamente una sciampagnotta e suggestione per il raffinato Correspondence Desk del designer milanese Ferruccio Laviani: una scrivania in mogano intarsiato abbinata a una seduta in cuoio marocchino, lamina oro e un intaglio che richiama il profilo dell’iconica cometa della maison.
Se la storia e i traguardi dell’azienda definiscono il mood di tutti progetti, il futuro parla di sostenibilità, non solo nei processi produttivi ma anche nelle soluzioni di packaging. Le Design Box che dal 2009 hanno evoluto le semplici scatole in cartone in contenitori raffinati, realizzati in materiali interamente riciclabili o, ancora meglio, da reinventare con altri utilizzi, ne sono un esempio concreto. Ispirate agli eleganti origami giapponesi o ripiegabili fino a entrare in tasca, si trasformano di volta in volta in portabottiglie o, perché no, vasi da fiori. O ancora le collaborazioni con brand come K-WAY — del 2021 l’Ice Jacket che ripropone una giacca isotermica in miniatura completa di tutti gli elementi originali dell’impermeabile, da usare poi come marsupio — e SMEG, con il coffret refrigerante in latta ispirato ai frigoriferi anni 50. L’involucro della limited edition per la cuvée premium La Grande Dame 2012 è stato invece affidato nel 2021 all’artista giapponese Yayoi Kusama, che già qualche anno prima aveva utilizzato come base per una sua opera un ritratto di Madame Clicquot. In questa occasione ha vestito bottiglia e imballo dei suoi motivi preponderanti: i pois — a compendiare il fine perlage dello Champagne — e i fiori — i cui aromi si ritrovano nel calice. E non solo. Per l’occasione Kusama ha realizzato anche “My Heart That Blooms in The Darkness of The Night”, una scultura dipinta a mano nella quale boccioli e foglie si avviluppano intorno a una bottiglia di Champagne, in tiratura di cento pezzi: una piccola chicca per collezionisti già diventata introvabile, che celebra l’incontro tra due donne visionarie.