Gritti Palace

Una notte a Palazzo

Al Gritti, la cucina del nuovo chef Alberto Fol affascina tanto quanto la fiabesca sala del Club del Doge.

Andrea Gritti, doge di Venezia dal 1523 al 1538, pare fosse uomo di grandi appetiti – in ogni senso – tanto che la biografia narra di una sua pantagruelica ultima cena a base di pesce e di un boccone d’anguilla che gli sarebbe stato fatale. Ha invece una lietissima fine la nostra vicenda con l’anguilla (e rafano, lingua di vitello, salsa verde, cavolo nero) e con tutto il nuovo menu del Club del Doge del Gritti Palace, uno dei ristoranti d’albergo più fascinosi e romantici che si possano immaginare. Il legame con il potente mercante e politico è presto detto: questo edificio gotico, che nel 1895 divenne un albergo, fu in passato (precisamente dal 1525) la sua residenza privata. Nel corso di tutto il XX secolo è stata la dimora prediletta di raffinati globetrotter, nobili e scrittori – a Ernest Hemingway e W. Somerset Maugham sono dedicate due suite – e oggi mantiene il fascino e il calore di una casa dove vivere la più veneziana delle esperienze: le camere più ambite garantiscono una cartolina del Canal Grande, da Santa Maria della Salute al Peggy Guggenheim, e Piazza San Marco è a due passi, ma al riparo dalle orde di gitanti.

Un salotto tanto morbido e seducente che ci ha convinti a rinunciare a una serata di bacari (e di caos) per prenotare la seconda cena in pochi giorni, tanto avevamo apprezzato la proposta e lo stile di Alberto Fol, chef approdato qui la scorsa estate dal vicino Danieli, così come l’atmosfera opulenta e cinematografica – amplificata dai tessuti Rubelli, le boiserie e le poltrone damascate che poggiano sul prezioso seminato veneziano – e la sincera premura del servizio. Il repertorio dello chef trevisano, ma di origini dolomitiche, abbraccia la geografia regionale: laguna e montagne, acqua e terra (come nella magistrale anguilla di cui sopra). È una cucina schietta, elegante ma senza orpelli, equilibrata e gustosa, al servizio della soddisfazione degli ospiti. In apertura, le Capesante con salsa alla cacciatora ed erbe di montagna rompono subito schemi predefiniti con un inedito abbinamento. È uno dei “piatti d’autore”, al pari del Risotto alla Hemingway con scampi crudi e cotti, il bestseller del menu, ruffiano ma irresistibile. Di scuola classica un carnoso astice in doppio servizio, rinfrescato dalle note agrumate della crema all’arancia e da quelle fresche e pungenti dell’insalata di puntarelle, germogli invernali ed erbette di campo.

Ecco poi arrivare l’effetto wow: spaghettone Senatore Cappelli aglio, olio e peperoncino, seppie e sentore di erborinato, ottima intuizione che completa una portata da bis, mica tanto per dire. In chiusura indichiamo convinti il soufflé all’arancia con gelato al fiordilatte e salsa alla vaniglia, e non sbagliamo: è di solidissima scuola. A pranzo c’è modo di restare più aderenti alla tradizione, ad esempio con il fegato alla veneziana con polenta (una delle ricette che potete imparare a padroneggiare nella Gritti Epicurean School, spazio cosy all’interno del ristorante). La carta dei vini al momento è devota quasi solo ai nomi più blasonati – comprensibile, tenendo conto del pubblico – ma i sommelier ci promettono che nel nuovo corso ci sarà spazio anche per referenze e abbinamenti più scapigliati.

Prima o dopo cena, è obbligatoria una visita all’aristocratico ma confidenziale Bar Longhi – che meraviglia le pareti a specchi e i lampadari di Murano! I returning guest più affezionati ordinano rigorosamente il Martini (anzi “i” Martini, in diverse versioni) della casa: al bancone – per chi ama chiacchierare con gli esperti barman – oppure ai tavolini, per assistere alla preparazione del classico dei classici sullo scenografico trolley, mescolato (e non agitato) in una caraffa oversize. Ad accompagnare, eventualmente, ci sono intramontabili proposte come la Caesar Salad, il Club Sandwich o le pennette all’arrabbiata. I nottambuli sappiano che il room service qui non è un’incognita e che a qualsiasi ora c’è sempre uno chef (e non lo stagista appena arrivato) a presidiare la cucina. Un dettaglio non da poco.

Maggiori informazioni

In apertura: la sala del Club del Doge.

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