Vico Enzo Coccia

Vico, Enzo Coccia arriva a Roma

A due passi dal Pantheon, il pizzaiolo napoletano dà vita insieme alla famiglia De Angelis a un locale unico nel suo genere, scrigno di storia e bellezza. Dove protagonisti sono pizza, mozzarella, vini e cocktail.

Si chiama Vico, a rievocare le atmosfere palpitanti dei quartieri storici di Napoli – come la Duchesca dove, nel locale di famiglia, lui e i fratelli hanno mosso i primi passi professionali – ma anche le iniziali del suo nome e cognome: Vincenzo Coccia, anche se tutti lo conoscono come Enzo. Pioniere assoluto della pizza napoletana di qualità (che grazie a lui sul finire degli anni 90 ha iniziato il suo percorso di crescita ed evoluzione conoscendo impasti digeribili e condimenti scelti con cura) senza mai rinnegarne storicità e tradizione, arriva adesso anche nel cuore di Roma il pizzajuolo de La Notizia, insegna partenopea raddoppiata nel 2010 e oggi guidata assieme ai figli Marco e Andrea.

Tra i primi anche a “elevare” la pizza fritta e ad abbinarla a Champagne e bollicine, Coccia ha sempre esitato a legare il suo nome ad altre avventure imprenditoriali fuori città, al di là di una fervida attività di corsi, consulenze e avviamenti. La proposta della famiglia De Angelis, però, si è rivelata più convincente di altre, e più in sintonia con quel percorso di crescita che egli stesso ha da sempre seguito. Albergatori di origine campana con un penchant per l’ospitalità di lusso sartoriale, autori di luoghi di grande fascino e personalità che uniscono in modo unico design e accoglienza – a cominciare dal Palatium, poi diventato il celebre JK Place Capri facendo da apripista al brand parte dei Leading Hotels of The World, ma legati anche alla proprietà degli indirizzi capresi e romani del gruppo Shedir, dal Capri Tiberio Palace al Vilòn –,  hanno immaginato per la Capitale un progetto davvero unico, seguito in particolare da Paola De Angelis e il nipote Antonio Palumbo.

A partire dalla location: il piano terra di un edificio dei primi del Cinquecento affacciato su piazza Rondanini, a due passi dal Pantheon, fatto costruire dal cardinale Thomas Wolsey sulle antiche terme neroniane e legato anche alle vicende dello scisma anglicano, come ricorda lo stemma di Enrico VIII Tudor, Re d’Inghilterra cui fu negato l’annullamento del matrimonio con Caterina d’Aragona, che campeggia sul magnifico soffitto affrescato della seconda sala. A impreziosire gli interni, curati dall’architetto Roberto Antobenedetto dello studio Rpm Proget con un imponente lavoro di ristrutturazione e progettazione, c’è anche la bellissima boiserie ideata a inizio Novecento da Ernesto Basile per la famiglia Florio di Palermo, realizzata dagli stabilimenti Ducrot. Ma qui tutto – dai quadri, le illustrazioni e la carta da parati che decorano le pareti al sontuoso lampadario in stile Liberty, dalle sedie fatte fare su misura alla scultura materica di Paolo di Capua, Schiena di donna che vede lontano – è frutto di un’attenzione minuziosa; non ultimo il forno a legna, realizzato da maestranze napoletane e rivestito da un bel mosaico a motivi circolari Costa Amalfi, né tanto meno le stoviglie: i piatti di Villeroy & Boch sono personalizzati con colori e motivi scelti ad hoc, dalla coccinella centrale – che richiama la forma della pizza e la fortuna – ai decori che, accostati, formano le lettere di Vico.

Ne è nato un luogo ricco di fascino, che sa unire con grande gusto e innegabile personalità l’antico e il contemporaneo, risultando perfettamente attuale. Cornice insolita, ma per nulla incongrua, per le pizze e le altre proposte firmate da Enzo Coccia e figli, che si sposano a una cantina selezionata dal restaurant manager Simone Trombini, con circa 130 etichette in gran parte italiane (seppur non mancano anche gli Champagne), e alle proposte di una giovane bartender. In menu figurano Montanarine, Piscitielli (calzoncini fritti napoletani, dal Classico con ricotta di bufala, provola di Bufala Campana Dop e salame napoletano al Cavalcanti con provola, acciughe di Cetara, olive nere di Gaeta e Grana Padana grattugiato) e la Mozzarella di Bufala Campana Dop (quella del Casolare di Alvignano) con rucola e pomodorini, per iniziare.

Le pizze si dividono in Tradizionali – tra cui l’immancabile Margherita e la squisita Provola e pepe Dop – e Le idee di Enzo, più elaborate ma mai eccessive, e dai prezzi giustificatamente più elevati anche per via degli ingredienti utilizzati: dalla Nerano con fiordilatte, crema di zucchine, zucchine fritte, Provolone del Monaco, olio extravergine e basilico, alla Pantheon, omaggio a Roma che vede sul classico impasto diretto di Coccia, steso “a schiaffo” secondo tradizione, pomodoro a pacchetelle, carne macinata di maiale, fiordilatte, olio extravergine, Pecorino Romano Dop, basilico e pepe.

Frutto di accurata selezione, naturalmente, gli ingredienti: dai latticini e formaggi del Caseificio Il Casolare ai salumi de Il Norcino, proseguendo con l’olio extravergine salernitano del Frantoio Torretta, il tonno rosso e le acciughe di Armatore, i taralli e grissini di Malafronte, i pomodori San Marzano de La Fiammante, la punta d’anca di High Quality Food e il Culatello di Zibello Spigaroli, mentre le verdure fresche arrivano dal mercato rionale di Campo Marzio. Menzione speciale, infine, per i raffinati dessert realizzati nel laboratorio interno: dal Babà Caprese (ripieno di crema chantilly e vaniglia e accompagnato da crema inglese al Limoncello) al Dolce Vico: semisfera di mousse leggera al cioccolato al latte con gelatina di agrumi e menta, croccantino all’arachide salata e salsa di arance e zafferano.

Maggiori informazioni

Foto di Alessandra Farinelli

Vico
Piazza Rondanini, 47 Roma

 

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