Non avrei mai pensato di trovarmi nella posizione di scrivere l’editoriale di un numero così, concepito nel momento storico che stiamo attraversando, con il carico di un mix instabile di incertezza e ottimismo forse incosciente ma necessario. Ne parliamo? Facciamo finta di niente?
Non era una decisione scontata; poi abbiamo ragionato che per un giornale che si regge sulla spina dorsale della narrazione gastronomica, su storie autentiche di cibo, vino e persone che li fanno, non fosse possibile ignorare un’emergenza sanitaria che sta mettendo in ginocchio l’industria della ristorazione e dell’accoglienza, oltre a quasi tutti gli altri settori dell’economia mondiale. Abbiamo però programmaticamente deciso di lasciare tagli più da inchiesta a chi di professione fa giornalismo di cronaca. Noi ci siamo concentrati sul racconto di un’Italia giovane e gioiosa, in cui speriamo si trovino i semi di un riscatto.
Il gancio ce l’ha fornito la prima edizione dei Food&Wine Italia Awards, andata in scena va proprio detto “al pelo” , il 19 febbraio scorso, alla presenza anche di una rappresentanza di Food&Wine U.S. Da lì è nata quindi la storia di copertina, dedicata ai giovani chef, chef pizzaioli e pastry chef under 35 celebrati quella sera (finalisti e vincitori); alle altre categorie premiate – sommelier, Maître D’, mixologists, oltre ai migliori progetti di innovazione, responsabilità sociale e interior design legati al cibo e al vino – abbiamo dedicato altri spazi nelle pagine che sfoglierete.
Restando nel blocco dei servizi, troverete un’altra storia alla quale tengo molto, dedicata alle donne del pane – protagoniste troppo raramente celebrate di un bene “essenziale”, la cui centralità non è mai stata così chiara come in questo periodo. E ancora: parleremo della nuova leva di giovani birrifici italiani che stanno esplorando le fermentazioni non convenzionali; di una degustazione di 10 etichette eccezionali di Barolo e Barbaresco.
Marco Bolasco, che nell’ultima pagina del giornale solitamente recensisce i suoi locali del cuore, tra quelli che fanno cucina di “conforto”, prova a fare una riflessione (per quanto a bocce ancora in movimento sia difficile farlo) sul futuro della ristorazione. A chi si sta dedicando particolarmente alla cucina domestica consiglio di cimentarsi con le ricette del magnifico servizio “La via della terracotta”, in cui Mary-Frances Heck fa il punto definitivo sulla storia e gli impieghi delle pentole a base argilla, dal Sudamerica all’Asia. Straordinario anche il servizio dedicato agli “Original innovators”, ovvero i cuochi afroamericani che, in 400 anni di storia, hanno contribuito a plasmare il Dna gastronomico statunitense.
Parleremo di vini naturali libanesi, del curioso e affascinante fenomeno dei ristoranti aperti nelle case private di Singapore, di un superbo ski resort canadese (per quando avrete di nuovo voglia di viaggiare, ci auguriamo presto). Insomma, speriamo di farvi pensare, divertire, sorridere, sognare. E certo, cucinare. Buona lettura. Resistiamo, ricominciamo.
nella foto di Alberto Blasetti: la Lasagnetta pomodoro, burrata, ‘nduja e basilico di Francesco Capuzzo Dolcetta, head chef di Marzapane a Roma e finalista ai F&W Italia Awards
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